giovedì 30 dicembre 2010

Tommy Lee Jones Dark Man in Black











Tommy Lee Jones (San Saba, 15 settembre 1946) m. 1,84 è un attore e regista statunitense.
In una sola parola: sorprendente. All'avvenenza, l'attore e regista Tommy Lee Jones unisce anche una riconosciuta bravura, già dimostrata in ruoli da duro come quello dell'agente federale K a caccia di extra-terrestri ne Men in Black. Scuro e tenebroso, è perfetto per ruoli di poliziotto e in action movie, tanto da essere considerato una piccola polverosa icona trendy. Ma le sue sorprese non sono finite certo nella sua recitazione, infatti, quando si è dedicato alla regia è stato capace di firmare un western politico, a tratti picaresco, ricco di significati, dimostrando la più che ottima conoscenza del solido linguaggio classico alla Hollywood. Una sicurezza con la macchina da presa che è riuscita, fra realismo e allegoria, a rendere la sua direzione artistica limpida e distesa. Coglie all'improvviso lo spettatore dando vita a una piccola folla di personaggi che si alternano fra toni cupi e momenti comici, fra estrema violenza e un dolce abbandono verso la vita. Temutissimo a Hollywood per il suo carattere iracondo e la sua tenacia (che salta fuori soprattutto quando contratta i suoi compensi), è dotato di un umorismo macabro che lo accomuna ad altri grandissimi









registi come John Hudson, Sam Peckinpah  e uno dei suoi migliori amici, Clint Eastwood. Cugino del famoso cantante country Boxcar Willie e figlio di una coppia infelice, suo padre era un operaio in una piattaforma petrolifera, mentre la madre era un'ufficiale di polizia, vive un'infanzia difficilissima, assistendo impotente alle sfuriate dei due che poi arriveranno al divorzio. Il football sembra la sua unica via di fuga dalle brutture del mondo, nonché la sua salvezza. Vinta una borsa di studio alla St Mark Scool of Texas nel 1965, si trasferisce velocemente a Dallas, dove comincia anche a recitare, scoprendo la magia del teatro. Il campione si fa attore, ma al mondo non interessa che lui sappia decantare Shakespeare, preferisce vederlo in campo con la palla ovale in mano. Vince una borsa di studio ad Harvard, nel 1969, così si trasferisce nel college più prestigioso d'America, dividendo la sua stanza con il futuro premio Nobel Al Gore. Sempre più interessato al teatro, affina le sue capacità di rappresentazione in alcune produzioni scolastiche, sognando sempre e comunque di giocare come professionista e, magari, di essere ingaggiato dai Dallas Cowboys. Ma il destino ha per lui una brusca sorpresa: a causa della sua costituzione fisica troppo magrolina, verrà scartato alle selezioni per la squadra. Deluso, si butta nello studio con una laurea con lode in letteratura inglese e nel teatro. Una volta uscito dal college, si trasferisce a







                                             Tommy Lee Jones in una scena de The River Rat




New York, dove in pochi giorni, ottiene un primo ruolo a Broadway in "A Patriot for Me". Diventato grande amico dell'attore Gary Busey  e del cantante country Willie Nelson, debutta cinematograficamente nel film romantico di Arthur Hiller Love Story (1970) con Ali MacGraw, Ryan O'Neal e Ray Milland, indi recita in Life Study (1973) di Michael Nebbia, Eliza's Horoscope (1975) di Gordon Sheppard e Jackson Country Jail - Eccesso di difesa (1976) di Michael Miller, pur preferendo sempre recitare a teatro ne "Fortune and Men's Eyes" (1969), "Four on a Garden" (1971), "Blue Boys" (1972) e "Ulysses in Nighttown" (1974). Nel contempo, comincia anche a muovere i suoi primi passi televisivi apparendo nella soap opera One Life to Live - Una vita da vivere (1971-1979), ma anche in telefilm come Smash-Up on Interstate 5 (1976) The Amazing Howard Hughes (1977) e serie TV come Barnaby Jones (1975), Baretta, Family - In casa Lawrence, Charlie's Angels (1976) e Rolling Thunder (1977). Nel 1971, sposa l'assistente del suono Kate Lardner, nipote dello sceneggiatore Ring Lardner. Con lei e con i due figli della donna avuti da un precedente matrimonio, si







                         Tommy Lee Jones accanto a Sissy Spacek nel film La ragazza di Nashville



trasferisce a Los Angeles, dove stringe amicizia con il mitico Robert Duvall che ritroverà sul set di Betsy  (1978) diretto da Daniel Petrie con Laurence Olivier, Katharine Ross e Jane Alexander. Nel 1978, recita accanto a Faye Dunaway, Brad Dourif, René Auberjonois e Raùl Julià  ne Eyes of Laura Mars - Gli occhi di Laura Mars di Irvin Kershner, poi viene preso in considerazione da John Carpenter come protagonista di "1997: Fuga da New York" (1981), ma la produzione spinge perché si scelga Kurt Russell. Divorzia dalla prima moglie per sposare la fotografa Kimberlea Gayle Cloughley dalla quale avrà ben due figli: l'attore Austin Leonard Jones e Victoria Kafka Jones. Con l'arrivo degli Anni Ottanta, arrivano anche i primi riconoscimenti, come la nomination ai Golden Globe come miglior attore in una commedia accanto a Sissy Spacek per Coal Miner's Daughter - La ragazza di Nashville (1980) di Michael Apted. Gira alcuni film mediocri come Back Roads (1981) di Martin Ritt, Nate and Hayes (1983), The River Rat - Topo di fiume (1984) e The Big Town - Braccio vincente (1987) accanto a Diane Lane e Matt Dillon. Interpreta gli agenti della CIA, prima Sam Quint che lavora per il governo statunitense nel recupero di una musicassetta



 


                                                            Tommy Lee Jones Young



che contiene informazioni vitali in Black Moon Rising - Il giorno della luna nera (1986) di Harley Cokliss accanto a Linda Hamilton e Robert Vaughn e quindi Steve Daley che viene avvicinato, offrendogli la sua collaborazione dalla spia Yuri Nosenko, Kgb - The Secret-L'ultima spia (1986) di Mick Jackson con Ed Lauter. Dopo i film televisivi Rainmaker e The Executioner's Song-L'esecuzione - La ballata della sedia elettrica (1982), Cat on a Hot Tin Roof - La gatta sul tetto che scotta (1985), The Park is Mine (1986) The Secrets - L'ultima spia (1986) Broken Vows (1987) Stanger on My Land e Gotham - I gioielli del fantasma (1988) e la serie Tv Hallmark Hall of Fame (1988) sarà accanto a Melanie Griffith, Sting e Sean Bean in Stormy Monday (1988) un interessante debutto alla regia per Mike Figgis, jazzista in gioventù, che è anche l'autore delle musiche, in un film nero dove contano l'atmosfera e i personaggi più che la vicenda, la regia più che la sconnessa sceneggiatura. Splendida la fotografia di Roger Deakind e un bel quartetto di attori tra cui spicca il nostro Tommy. Con Gene Hackman e Joanna Cassidy in un thriller politico con intrigo di spionaggio internazionale in Uccidete la colomba bianca (1989). Il nuovo decennio, gli porta altre candidatura, come quella di miglior attore non protagonista per la miniserie TV Lonesome Dove - La colomba solitaria (1989), nella quale ha recitato con l'amico Duvall oltre che a Danny Glover, Diane Lane,






                                Tommy Lee Jones in una scena del film Apache-Pioggia di fuoco



Anjelica Huston, Chris Cooper, Robert Urich e Frederic Forrest, ma solo dopo il war movie diretto da David Greene e basato sul collaudo di un nuovo elicottero da combattimento, di nome Fire Birds - Apache-Pioggia di fuoco (1990) con Nicolas Cage e Sean Young, e soprattutto l'incontro con un altro grande amico molto rilevante nella sua carriera, il regista Oliver Stone, sembra che la carriera di Jones abbia la svolta decisiva verso la popolarità mondiale. Stone infatti lo dirigerà ne JFK - Un caso ancora aperto (1991) pellicola contraria alla conclusione cui nel 1964 arrivò la Commissione Warren (Lee Harvey Oswald esecutore unico) la cui tesi è insostenibile come sostiene Stone, basandosi sul libro "Il complotto che uccise Kennedy", arrivando a implicare le responsabilità, almeno indirette, del governo e della CIA. Kennedy fu eliminato perché voleva sganciare gli Stati Uniti dalla guerra del Vietnam con gravi danni alle industrie nazionali che dall'economia di guerra traevano immensi benefici. Con un cast di 124 attori tra cui Kevin Bacon, Jack Lemmon, Kevin Costner, Donald Sutherland, Sissy Spacek, Gary Oldman, Joe Pesci, Tomas Milian e Walter Matthau, Jones ha avuto il merito di guadagnarsi una candidatura all'Oscar e al BAFTA come miglior attore non protagonista. Stone, entusiasta della caratterizzazione di Jones, lo imporrà poi ne Heaven & Earth - Tra cielo e terra (1993) e lo scandaloso e iper-violento tratto da un soggetto di Quentin Tarantino Assassini nati - Natural Born Killers (1994) con Juliette Lewis, Woody Harrelson, Robert Downey Jr e Tom Sizemore. Nel 1992 è accanto a Steven Seagal, Gary Busey e Colm Meaney nella pellicola d'evasione realizzata con buona professionalità da Andrew Davis Under Siege - Trappola in alto mare. In seguito al dramma familiare House of Cards - La voce del silenzio (1993), con  Kathleen Turner, riesce finalmente a stringere nelle sue mani un Oscar (quello come miglior attore non protagonista

 



                                         Tommy Lee Jones in un fotogramma de Il fuggitivo



soffiatoio via ad eccellenti interpretazioni come quella di Ralph Fiennes per "Schinler's List", Pete Postlethwaite per "Nel nome del padre", Leonardo DiCaprio per "Buon compleanno, Mr Grape" e John Malkovich per "Nel centro del mirino") grazie al suo ruolo di agente federale astuto e instancabile nella pellicola con The Fugitive - Il fuggitivo (1993). In questo thriller d'inseguimento avvincente e ben costruito gli è accanto Harrison Ford, Tommy Lee Jones emerge caparbio, inflessibile e soprattutto onesto. Una sorta di Humphrey Bogart che agisce legalmente e che merita, pertanto, anche un Golden Globe e l'ennesima nomination al BAFTA. E' accanto a Kathleen Turner nel dramma psico-familiare House of Card - La voce del silenzio (1993) di Michael Lessac, in seguito Blue Sky (1994) girato nel 1990 con la regia di Tony Richardson che l'anno dopo morì per complicazioni di Aids, rimase in magazzino per tre anni e valse a Jessica Lange un Oscar, e il film biopic sulla vita del campione di baseball Ty Cobb (1994) di Ron Shelton, dopo affronterà soprattutto pellicole d'azione, partendo dal ruolo di terrorista esaltato e bombarolo dell'IRA in Blown Away - Follia esplosiva (1994) con Jeff Bridges, il padre Lloyd e Forest Whitaker,  ma muoverà il suo primo inedito (almeno per noi) passo nella regia e nella sceneggiatura con il film tv The Good Old Boys (1995) dove dirigerà Frances McDormand, Sam Shepard, Sissy Spacek e Matt Damon in un western texano ad






                        Tommy Lee Jones è con Will Smith in una scena del film MIB - Men in Black



alto tasso di avventure. Tornato alla recitazione, affianca Susan Sarandon e Antony La Paglia in un film tratto dal romanzo di John Grisham, ennesimo legal-thriller ennesima pellicola retorica e indigeribile ne The Client - Il cliente (1994) di Joel Schumacher e Jim Carrey, Val Kilmer, Nicole Kidman e Drew Barrimore in Batman Forever (1995), ma i film per i quali maggiormente lo si riconosce, anche fra un pubblico più giovane, sono i due capitoli di MIB - Men in Black (1997) e Men in Black II (2002), diretti da Barry Sonnenfeld e con Will Smith al suo fianco. Nelle divertenti pellicole fantascientifiche, Tommy Lee Jones interpreta l'agente K, appartenente a una sezione speciale per il controllo dell'immigrazione aliena sulla Terra, che fra repellenze e situazioni buffe, si trova a scontrarsi prima contro un vermone gigante e poi contro una sexy aliena, dimostrando che nella carriera di Jones nulla è preso sul serio. Nello stesso anno interpreta il pessimo e frastornante film catastrofico Volcano - Vulcano-Los Angeles 1997 (1997) di Mike Jackson con Don






                Tommy Lee Jones accanto a Gardner, Sutherland e Eaststwood in Space Cowboy



Cheadle e Keith David. Presta la voce al maggiore Chip Hazard nel film fantastico d'azione Small Soldiers (1998) e ritorna nei panni dell'agente federale Samuel Gerard, antagonista di Harrison Ford in Il fuggitivo (1993), con la sua squadra all'inseguimento di un detenuto-innocente di colore (Wesley Snipes) in U.S. Marshals - Caccia senza tregua (1998) di Stuart Baird con Robert Downey Jr, Joe Pantoliano e Irène Jacob, e nel thriller d'azione convenzionale, Doble Jeopardy  - Colpevole d'innocenza (1999) di Bruce Beresford con AShley Judd e Bruce Greenwood, incentrato su un cavillo del sistema legislativo americano: non si può essere processati due volte per lo stesso reato.Nel Duemila, recita ne Rules of Engagement - Regole d'onore (2000) con Samuel L. Jackson, Ben Kingsley, Guy Pearce, Anne Archer e Bruce Greenwood; pellicola  criticata per i forti connotati antiarabi e islamofobici e descritto come film spudoratamente razzista che propone gli arabi come dei cattivi da cartoni animati e in Space Cowboys (2000) di e con Clint Eastwood, Donald Sutherland, James Gardner, nel quale film il settantenne regista-produttore C. Eastwood pilota ammirevolmente un altro film con l'abituale "understatement", mescolando con





                       Tommy Lee Jones in una scena tratta dal film The Missing



sapiente leggerezza i toni, dall'umoristico al drammatico.  A ridosso di una breve relazione con la modella Lisa Taylor, sposa l'operatrice di camera Dawn Jones nel 2001, e nel 2003 è protagonista di The Missing di Ron Howard con Cate Blanchett, Aaron Eckart e Val Kilmer. Ron Howard si lascia tentare dal western o, meglio , da quel filone del genere che vede come protagonisti dei bianchi integrati nelle comunità dei nativi. Lo fa con Tommy Lee Jones sempre più istrionico e una filosofia di fondo: chi ha scelto la diversità può essere compreso solo se aiuta a combattere i diversi come lui che sono "cattivi". Di The Hunted - La preda con Benicio del Toro e Connie Nielsen, con l’impostazione del racconto è che manichea, ma serve al regista per dimostrare che la presa di coscienza (da parte di chi ha subìto o ha partecipato ad una guerra)





                   Tommy Lee Jones è il regista de Le tre sepolture con il fotografo Chris Menges



necessariamente porta alla perdita di lucidità e di equilibrio, alla pazzia, appunto. Dopo una pellicola non troppo entusiasmante Man of the  House - L'uomo di casa (2005) di Stephen Herek con Anne Aecher, torna regista (ma questa volta anche protagonista) della pellicola drammatica The Tree Burials of Melquiades Estrada - Le tre sepolture (2006) con Barry Pepper. Indossati i panni del cowboy urbano Pete che, scoperto il brutale omicidio del suo migliore amico messicano, decide di farsi giustizia da solo, offre al mondo intero una grande e positiva sorpresa dirigendo una sorta di western alla Peckinpach e vincendo la Palma d'Oro come miglior attore al Festival di Cannes. Comincia proprio qui la carriera di qualità di Jones che passa dall'ultima regia di Robert Altman nella storia di una piccola stazione radio del Minnesota A Prairie Home Companion - Radio America (2006) con Woody Harrelson, Kevin Kline, Virginia Madsen, John C. Reilly e Meryl Streep a In the Valley of Elah - Nella valle di Elah (2007) dove l'antimilitarismo di Paul Haggis tocca le corde dell'attualità più scottante e non può che suscitare l'applauso delle platee di ogni latitudine, con Susan





                           Tommy Lee Jones nella scena finale del film No Country for Old Men



Sarandon, Charlize Theron e James Franco, fino ad approdare al film dei fratelli Coen che riescono ancora a fare un cinema di qualità, spettacolare ma al contempo profondamente morale con No Country for Old Men - Non è un paese per vecchi (2007) con la magistrale interpretazione di Javier Bardem e di Josh Brolin, Woody Harrelson e Kelly MacDonald e a Bertrand Tavernier in In the Electric Mist - L'occhio del ciclone (2008) con Mary Steenburger, John Goodman e un grande Tommy Lee Jones in una detection tra presente e passato. Partecipa nello stesso anno in un film documentario di una particolare match di football fra le squadra dell'università di Harvard e quella di Yale Harvard Beats Yale 29-29 e nel 2010 in The Company Men di John Wells con Ben Affleck, Kevin Costner e Chris Cooper che è un viaggio purtroppo familiare intrapreso nella recessione economica di oggi: quella che metterà alla prova l'amicizia, lealtà e i legami familiari.






                    Tommy Lee Jones è con Charlize Theron in una scena de In the Valley of Elan
  

                    
In post-production per Tommy Lee Jones vi sono per il 2011 Capitan America: The First Avenger di Joe Johnston nei panni del col. Chester Phillips con accanto Samuel L. Jackson, Chris Evans, Hugo Weaving e Stanley Tucci dove finalmente il primo e più noto supereroe dei fumetti trova finalmente un suo film e per il 2012 per completare la trilogia di Barry Sonnenfeld si inizierà a breve il primo ciak de Men in Black III, scritto da Ethan Coen con Will Smith, Josh Brolin, Alec Baldwin e Rip Torn.
Più che come caratterista di duri, ci piace ricordarlo per la sua opera prima cinematografica e quindi anche come un possibile nipote di John Wayne, un cowboy dell'ultima generazione che staziona a cavallo sopra le rimpiante pietre miliari della settima arte e che, con grinta e versatilità, guarda a Hollywood come a una sudicia e pietrosa vallata.












tratto da Mymovies e Wikipedia








rivisitato da frabel

giovedì 23 dicembre 2010

Immortel - ad vitam







 

Immortel (ad vitam) - Immortal – Ad Vitam
di Enki Bilal (2004) con Linda Hardy, Thomas Kretschmann, Charlotte Rampling, Frédéric Pierrot, Thomas M. Pollard. Genere fantascienza. coproduzione: Francia, Italia e Gran Bretagna.


Chi ha amato i due album La fiera degli immortali e La donna trappola (pubblicati in Italia Alessandro editore), capolavori di un autentico innovatore del fumetto e dell’illustrazione come Enki Bilai, non si lasci scappare Immortal ad vitam, che proprio a quelle due storie si ispira. Ma non solo per questo: il film è infatti il primo esperimento di “animazione mista” a cui si applica il geniale Bila dopo due lungometraggi non animati (vedi box a lato). Solo a uso dei non addetti al fumetto indichiamo alcuni elementi base della storia: nella New York 2095 tenuta sotto scacco dalla Eugenics, nel nome il programma, si incrociano i destini di Jill (Linda Hardy), metà mutante metà umana, Nikopol (Thomas kretschmann), il resistente, e Horus, dio egizio dalla testa di falco.
Difficile (e forse inutile) seguire il bandolo della storia. Ma il piacere della visione è assicurato. E fortissimo.
Sandro Rezoagli da Ciak (2004)

 






Fantascienza, ma di genio, ne è autore un bosniaco naturalizzato francese, Enki Bilal, i cui film come regista non si sono mai visti in Italia, dove, invece, è molto conosciuto e apprezzato dagli intenditori per due suggestivi album di fumetti, “La fiera degli immortali” e “La donna trappola”. Il film di oggi nasce da quelli, liberamente riletti con la collaborazione di Serge Lehman, un noto illustratore parigino. Siamo a New York, nel 2095. Nei cieli di Manhattan galleggia immobile una piramide misteriosa. La gente, sotto, è composta da umani, ma anche da mutanti e da extraterrestri. Tra questi ultimi c’è un Dio con la testa di falco, condannato a morte dai suoi. Per salvarsi, deve trovare un corpo umano in cui identificarsi e sarà quello di Nikopol che è stato ibernato trent’anni perché si era ribellato a una multinazionale che lì governa la vita di tutti, al servizio di un bieco senatore pronto, in campagna elettorale, a far eliminare chiunque gli si opponga. C’è anche l’amore perché Horus, entrato nel corpo di Nikopol, incontra e ama Jill, un’aliena dai capelli blu, contemporaneamente amata da Nikopol, dato che è lui a prestare il corpo a Horus, Molte complicazioni, ma alla fine i cattivi saranno sgominati, Horus riconquisterà la propria immortalità e Nikopol, riconquistato il proprio corpo non avrà più ostacoli al suo amore per Jill...
Non è però questa storia che conta. Contano, e affascinano, i modi con cui Enki Bilal prima l’ha disegnata e poi l’ha portata sullo schermo valendosi anche, in più momenti, di un’animazione frutto intelligente e abilissimo della computer grafica. C’è spazio per un futuro pieno di macchine volanti e di esperimenti scientifici, con ritmi quasi sempre travolgenti, ma c’è soprattutto spazio per dei personaggi che, i più, sembrano indossare maschere pronte a modificare in cifre antirealistiche i tratti del viso. Con il gusto dell’incubo, della caricatura allegorica (specie a livello dei «cattivi»), dei simboli e delle citazioni letterarie (a cominciare da Baudelaire), mentre gli interpreti si muovono in un limbo quasi ossessivo tra la veglia e il sonno. Il protagonista è Thomas Kretschmann, già visto nel «Pianista» di Polanski, la donna amata è Linda Hardy. Ma c’è anche, tra gli umani, Charlotte Rampling, generosa e protettiva.
Gian Luigi Rondi da Il Tempo (2004)








Esseri umani, semi-umani, alieni, virtuali. E autentiche divinità egizie tornate in vita nella New York del 2095, dominata da una dittatura medico-eugenica e sconvolta da una campagna elettorale... Più ambiziosi di così si muore, e l’artista franco-jugoslavo Enki Bilal, autore di fumetti visionari celebratissimi in Francia, era l’uomo giusto per un’impresa così titanica e azzardata. Peccato che la scommessa funzioni a metà. E’ molto bella l’idea, ancor prima della realizzazione, di un universo ibrido generato mescolando e talvolta fondendo attori e immagini digitali in 3D; è suggestivo il mix post-post-postmoderno che accosta versi di Baudelaire e spunti alla P. K. Dick, religioni scomparse e miti duri a morire (l’immortalità, naturalmente), eroine semisintetiche e dei stupratori. Ma la drammaturgia è un colabrodo, il dio Horus è disegnato maluccio, le idee o i personaggi lasciati a metà non si contano (in testa Charlotte Rampling, più bella che mai con la parrucca di cristallo), Thomas Kretschmann non ha il carisma necessario al suo personaggio. Una scoperta invece Linda Hardy, ex-miss Francia, qui irriconoscibile con capelli (e lacrime!) blu, ma così perfetta, bellicosa, etnicamente indecifrabile, che non sembra neanche vera.
Fabio Ferzetti da Il Messaggero (2004)








New York 2005: in una piramide fluttuante nel cielo sopra Manhattan gli dei egizi stanno giudicando uno di loro, Horus dalla testa di falco, mentre sulla terra una donna dai poteri segreti è imprigionata e un prigioniero politico congelato trent'anni prima si aggira per le strade. Nato a Belgrado da padre ceco e madre bosniaca, Bilal si trasferisce a Parigi conla famiglia all'età di dieci anni e si interessa di cinema e di fumetti, frequentando le Beaux Arts e lavorando poi nella rivista di Goscinny e Charlier, con illustrazioni, copertine e storie brevi. Con lo sceneggiatore Pierre Christin crea le «Légendes d'aujourdhui» e altri libri di cronaca fantastica. Famosa la sua la trilogia “La Fiera degli Immortali”, “La donna trappola”, “Freddo Equatore” dai quali è tratto il film.
Roberto Silvestri da Il Manifesto (2004)








Il francese Bilal è un totem del fumetto. Ma Immortal, il suo terzo film per il cinema, nonostante una campagna promozionale che in patria ha raggiunto vette pazzesche, è un pachiderma che sa di aria fritta. C’è poco da fare: l’universo cinematografico cyberpunk ormai gioca in svantaggio, perché la contaminazione tra linguaggi non è più una novità, è già (stata) contaminata (altrove), e lo spettatore sbuffa. Qui ci sono le solite macchine e i soliti umani che ci devono fare i conti, i soliti panorami di plastica mozzafiato e i soliti dubbi amletici. Certo, lmmortal è visivamente gigantesco, ma è pure noioso, convenzionale e di riporto; e rintracciare citazioni o derivazioni è passatempo inutile, tanto un solo fotogramma di Akira, per esempio, basta e avanza per scavalcarlo. E poi rimane un retrogusto inquietante sulla morale.
Il dio egizio a testa d’uccello Horus deve accoppiarsi per continuare la specie, e utilizza lo stupro; infine, lo si vede come salvatore: la violenza a fin di bene, dunque? L’imperialismo come strumento necessario a preservare la razza. L’inseguimento via aerea è un bel pezzo di cinema, ma si perde in uno spettacolo tronfio in CG che boccheggia quando vorrebbe incantare e spara nel vuoto quando vorrebbe colpire nel segno.
Pier Maria Bocchi da Film TV (2004)








Lo hanno definito il guru dell'illustrazione fantacult degli anni '80, di certo Enki Bilal è il più apprezzato disegnatore di fumetti che la Francia possieda, nonostante sia nato nella ex Jugoslavia e soltanto all'età di dieci anni si sia trasferito a Parigi. La «Trilogia Nikopol» è l’opera che lo ha reso celebre e comprende «La fiera degli immortali», «La donna trappola», «Freddo Equatore». Ora quei personaggi sono arrivati sul grande schermo in un film che mescola il disegno classico, la grafica computerizzata ed attori in carne ed ossa. Si chiama «Immortal (ad vitam)», interamente girato negli studi di Aubervilliers alla periferia di Parigi. In Francia ha superato in poche settimane il milione di spettatori, in Italia arriverà venerdì in 150 copie distribuito da Medusa. «È la prima volta che tento di portare sul grande schermo i miei fumetti - dice Bilal, alla sua terza prova da regista - Ho semplicemente preso i personaggi e li ho inseriti in un contesto diverso, anche perchè è cambiato il periodo storico, avendoli disegnati ormai quasi venti anni fa». La storia si svolge in una surreale New York del 2095 tra una popolazione di mutanti, extraterresti, figure mitologiche, umani veri e sintentici, e dove regna una multinazionale transgenica. Ma anche una storia d'amore a lieto fine che inizia però con un atto di violenza. Piena di effetti speciali e costata oltre 23 milioni di euro, la pellicola ha come interpreti principali Thomas Kretschmann (Resident Evil: apocalypse, Il pianista, I cavalieri che fecero l'impresa di Pupi Avati, La sindrome di Stendhal di Dario Argento), l'ex miss Francia Linda Hardy, alla sua prima prova cinematografica, e Charlotte Rampling. Nel film compaiono in immagini realizzate su computer Yvan Collette e Jean-Louis Trintignant. Quest'ultimo presente anche nel primo film di Bilal Bunker palace hotel. «Cinque settimane di riprese tradizionali, in studio. Sette settimane di riprese ibride con fondali verdi nell'astrazione più totale ma più precisa possibile, continuando al tempo stesso a gestire il lavoro di computer grafica portato avanti da 200 esperti - racconta le vari fasi di lavorazione il fumettista - Tre settimane di riprese con attori in calzamaglia nera, pieni di sensori ed esposti al fuoco incrociato di dieci macchine da presa a raggi infrarossi». Dice di aver impiegato circa quattro anni ad ottenere un prodotto soddisfacente, anche se ammette che, forse, con una maggiore disponibilità economica, avrebbe potuto avere risultati migliori.
«Nessuna delle scene mi è sembrata particolarmente dura - confessa la bella Linda Hardy - tranne il primo giorno quando abbiamo dovuto girare lo stupro, per il resto non ero intimidita dai fondali verdi o dai vincoli che ci sono stati imposti. Non avendo alcuna esperienza cinematografica non ho potutto fare paragoni con set tradizionali, e forse questo mi ha aiutata».
Luciana Vecchioli da Il Tempo (2004)








tratto da Mymovies









di frabel











venerdì 17 dicembre 2010

Ralph Fiennes l'aplomb di un Lord










Ralph Nathaniel Twileton-Wykeham-Fiennes (Ipswich, 22 dicembre 1962) m 1,83 è un attore britannico, due volte candidato all'Oscar.
Serio, intenso, britannicamente distaccato, con quell'aplomb che gli appartiene geneticamente, visto che discende da una delle famiglie più antiche d'Inghilterra.
Il suo nome completo è Ralph Nathaniel Twisleton-Wykeam Fiennes ma, al contrario degli antenati, non è cresiuto in esclusivi College ma in una famiglia eccentrica, girovaga e numerosa.
Sono ben sei i figli di Mark e Jini Fiennes, a cui si aggiunge un settimo figlio adottivo.
Il padre faceva l'allevatore e il coltivatore, poi ha abbandonato l'attività perchè insufficiente a mantenere la numerosa prole, e si inventa fotografo autodidatta; la madre era scrittrice e pittrice di talento, morta di cancro nel 1993.
I Fiennes si spostano 14 volte tra Inghilterra ed Irlanda, comprando case fatiscenti e rimettendole a nuovo; l'ambiente era estroso ma stimolante, con libri e dischi dappertutto: "i nostri genitori ci portavano spesso a mostre e concerti", ricorda Ralph. Come regalo per i suoi 8 anni, mamma Jini regala al suo primogenito un
teatrino di cartone, e l'Amleto di Lawrence Olivier su disco, segnandone così il destino.






Quasi tutti in carriera artistica i fratelli Fiennes: due attori, Ralph e Joseph; una regista, Martha; un musicista compositore, Magnus; una documentarista, Sophia. Solo il gemello di Joseph, Jacob, che vive in campagna facendo il guardacaccia, e il fratello adottivo Michael, che fa l'archeologo, si sono tenuti lontano dai riflettori.
Anche Ralph inizialmente avrebbe voluto fare il pittore, ed in effetti frequenta, per un certo periodo, il Chelsea College of Art and Design; poi abbandona l'idea ed entra alla Royal Accademy of Dramatic Art, per studiare recitazione.
Dopo il diploma, nel 1987 entra nella compagnia del Teatro Nazionale, e nel 1988 nella Royal Shakespeare Company: Molto rumore per nulla, Re Lear, Sogno di una notte di mezza estate, Romeo e Giulietta, Amleto, sono alcuni titoli delle rappresentazioni a cui ha preso parte in soli due anni.




                            Ralph Fiennes con Liam Neeson nella locandina del film Schindler's List


 

Dal teatro al cinema, il passo è breve, per un talentuoso come lui, ed in effetti, dopo alcuni film per la televisione, nel 1992 avviene il debutto cinematografico con l'adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Emily Bronte Wuthering Heights diretto da Peter Kosminsky, a fianco di Juliette Binoche che rincontrerà anni dopo.
Nel 93, sotto la direzione di un grande regista come Peter Greenaway, interpreta accanto a Julia Ormond il drammatico The baby of Macon.
Ma è solo con il successivo, drammatico Shindler's List, di Steven Spielberg insieme a Liam Neeson e Ben Kingsley, che diventa divo: ingrassato, quasi irriconoscibile, interpreta con straordinaria aderenza come avrebbe fatto Marlon Brando 40 anni fa, il personaggio odioso e paranoico del comandante delle SS e del campo Plaszow Amon Goeth , che gli procura la prima, meritata nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista. Il film di Spielberg, pluripremiato con sette Oscar: film, regia, fotografia di Janusz Kaminski (in bianconero, tranne prologo ed epilogo), musica di John Williams, montaggio, scenografia e sceneggiatura, tratta con agghiacciante realismo ed estremo rigore, anche stilistico, la tragedia dell'olocausto, conseguenza drammatica della più orribile e assurda delle follie umane.
Nel 94 è coprotagonista, a fianco di John Turturro, David Playmer, Paul Scofield, Martin Scorsese e Rob Morrow, del film, dissacrante e provocatorio, di Robert Redford, Quiz Show, in cui è Charles Van Doren, bello e colto figlio di un premio Pulitzer, concorrente al quiz televisivo 'Twenty one', che gli sponsor del programma impongono, a scapito del campione in carica, fisicamente meno attraente, per risollevare l'audience paurosamente in calo. Il film, candidato all'Oscar e accolto con entusiasmo dalla critica di tutto il mondo, è un'incisiva denuncia del potere dei mass media che, in nome del guadagno, manipolano i programmi a loro piacimento.




                                         Ralph Fiennes strepitoso interprete di Strange Days



Il successo riscosso con le due precedenti performance, si consolida e diventa veramente planetario con il successivo film di fantascienza distopica del 95 di Kathryn Bigelow, ex moglie di James Cameron, il tesissimo Strange Days, diventato un cult tra gli amanti del genere, in cui, da par suo, in una Los Angeles che sembra un girone dell'inferno, tutto esasperato, anzi apocalittico, è Lenny Nero, un ex poliziotto diventato (pusher) spacciatore di squid, un dischetto (clip) che applicato coldovuto apparecchio permette di vivere qualsiasi esperienza dal vivo, la droga del futuro, che la sera del 31 dicembre 1999, di fine millennio, si trova coinvolto in una serie di intrighi, omicidi e cospirazioni, che potrebbero far precipitare il paese nel caos. Gli sono accanto una splendida e affascinante Angela Bassett e una conturbante e inarrivabile Juliette Lewis oltre al perfido Tom Sizemore e detestabile Michael Wincott e William Fichtner.




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                     Ralph Fiennes in una inquadratura del film Il paziente inglese


 

La seconda nomination agli Oscar, come miglior attore protagonista, arriva nel 96, con il kolossal melodrammatico di Anthony Minghella, The English Patient - Il paziente inglese, in cui interpreta il ruolo dell'agonizzante principe ungherese, Laszlo de Almasy, e dove rincontra la sua partner dell'esordio Juliette Binoche e recitano Kristin Scott Thomas, e Willem Dafoe.
Il film, tratto dal romanzo omonimo di Michael Ondaatje, descrive il folle e adulterino amore del moribondo per la bella Katherine, sullo sfondo del misterioso Egitto e degli avvenimenti che portarono alla seconda guerra mondiale. Il film ha vinto 9 premi Oscar: film, regia, attrice non protagonista (Binoche), fotografia (John Seale), scenografia, costumi, montaggio, colonna sonora drammatica e sonoro.
In Oscar e Lucinda nel 1997 di Gillian Armstrong, accanto a Cate Blanchett, dal romanzo di Peter Carey un film che scava in profondità le relazioni umane trova un Fiennes in ascesa calato nel suo migliore ruolo dopo quello del nazista di Schindler List.
Segue il ruolo dell'agente segreto John Steed nello spionistico The Avengers - Agenti speciali, tratto, un po' maldestramente, dall'omonima serie televisiva, di ben altro spessore, e insuperato esempio di humor britannico. Era difficile sbagliare quel film con quel trio d'interpreti, Sean Connery, Uma Thurman e lo stesso Ralph Fiennes, una squadra di collaboratori tecnici pluripremiati con l'Oscar (Stuart Craig scenografo, Roger Pratt direttore della fotografia, Antony Powell costumista) e un gran dispendio di effetti speciali. Il produttore Jerry Weintraub e il regista J. Chechik, reduce dal detestabile Diabolique, ci sono riusciti.





                                                      Ralph Fiennes è Eugene Onegin



Per il successivo lavoro, il drammatico Onegin, si affida alla regia della sorella Martha, che lo dirige nel ruolo di Eugene, il quale, innamorato di Olga Larin, uccide in duello il suo rivale in amore, per scoprire poi che l'oggetto del suo desiderio non è Olga, ma la sorella Tatiana (Lyv Tyler). L'autore delle musiche del film è l'altro fratello Fiennes, il musicista Magnus.
Presta la voce nella versione inglese a Ramses in The Prince of Egypt, film d'animazione di epica monumentalità e raffinata eleganza di Brenda Chapman. Contribuiscono al successo della pellicola anche le voci di Val Kilmer, Michelle Pfeiffer, Sandra Bulloch, Jeff Goldblume e Danny Glover.
Dopo il ruolo dello scrittore Maurice Bendrix, innamorato geloso, nel sentimentale The End of the Affair - Fine di una storia, tratto dal romanzo autobiografico di Graham Green, "La fine dell'avventura" diretto da Neil Jordan con il prediletto Stephen Rea e Julianne Moore; e quelli di Ignatz Sonnenschein, di Adam e Ivan Sors nel film Sunsine di Istvàn Szabò che segue tre generazioni di una famiglia ebrea durante i cambiamenti dell'Impero Austro-Ungarico dall'inizio del XX secolo al periodo dopo la Seconda guerra mondiale. Il protagonista centrale di tutte e tre le generazioni è rappresentato da Ralph Fiennes per mettere in evidenza il legame tra padre e figli.





                                       Ralph Fiennes accanto a Emily Watson nel film Red Dragon



Presta la voce al cartone animato The Miracle Maker (2000), Ma è solo una scelta momentanea perché passa poco tempo che si sofferma a incarnare figure inquietanti e misteriose.
Attivissimo nel 2002 nel ruolo del maniaco serial killer chiamato il lupo mannaro poichè agisce durante il periodo di luna piena in realtà è Francis Dolarhyde, un fattorino che vive di complessi psicologici, che entra in azione dopo la cattura di Hannibal Lecter, nel truculento Red Dragon. Il film diretto da Brett Ratner e cointerpretato nientemeno che da Antony Hopkins, Edward Norton, Emily Watson e Harvey Keitel è il prequel de Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme, ed è un remake dello splendido Manhunter-Frammenti di un omicidio di Michael Mann, tenacemente recitato da William Petersen (fascinoso interprete dell'emozionante To Live and Die in Los Angeles - Vivere e morire a Los Angeles.





                                       Ralph Fiennes in una intensa inquadratura del film Spider



 E' poi la volta del ruolo capolavoro: lo schizofrenico Cleg, nell'horror di Cronenberg, Spider; storia di un malato mentale alle prese con i suoi fantasmi e i suoi traumi, che lo portano a perdere il senso della realtà, ma non quello dell'identità. Il film, tratto da un romanzo di Patrick McGrath, segna per Ralph, l'apice di una carriera all'insegna dell'impegno e della perfezione che lo fanno unanimamente ritenere uno dei più completi e dotati attori attualmente sulla scena.
Al film di di Cronenberg, segue la commedia leggera, Maid in Manhattan - Un amore a cinque stelle, accanto a Jennifer Lopez in cui interpreta il ruolo di un assessore repubblicano che si innamora di una cameriera d'albergo, ritenuta una signora dell'alta società. Un ruolo decisamente molto più leggero rispetto al precedente, forse una pausa, dopo un impegno così gravoso. Impegnato, ma in evidente difficoltà in ruoli brillanti, nel personaggio di Christopher nella piacevole commedia, ricca di citazioni, tra Pretty Woman e Cenerentola di Wayne Wang.  Partecipa in un ruolo marginale con Neil Jordan che scrive e dirige il noir The Good Thief - Triplo gioco con Nick Nollte, Tchéky Karyo e Emir Kusturica, remake del film Bob le flambeur (1955) diretto da Jean-Pierre Melville.





                             Ralph Fiennes in una inquadratura del film The Constant Gardener


 

Partecipa al progetto televisivo Freedom: A History of Us (2003) dove si ripercorre, episodio dopo episodio, la storia degli Stati Uniti d'America, poi prende in giro, in modo dissacrante, lo stile di vita della suburbia californiana in The Chumscrubber - Kidnapped-Il rapimento (2005) film indipendente composto da un ricco cast è il primo lungometraggio diretto dall'indie Arie Posin, ed è stato presentato al Sundance film Festival e ha vinto il premio come miglior film a Moscow International Film Festival. In coppia con Rachel Weisz è nel drammatico The Constant Gardener - La cospirazione (2005) di Fernando Meirelles, ambientato in Kenya, dove la troupe ha fondato il "Constant Gardener Trust" per assicurare l'educazione ai bambini dei villaggi più poveri. Tessa Quayle, attivista che indaga su alcune aziende farmaceutiche, viene uccisa in misteriose circostanze. La notizia della morte, colpisce drammaticamente il diplomatico inglese e marito della donna, Justin Quayle, al punto che tutte le certezze nella sua vita sembrano scomparire. Ora, l'unico scopo di Justin è trovare gli assassini e portare avanti il lavoro della moglie deceduta. La cospirazione è un buon film imperfetto basato su un testo solido di Le Carré, che avrebbe potuto aspirare a essere uno dei punti di riferimento della stagione.  Poi si confronta con i tormenti sentimentali de The White Countess - La contessa bianca (2005) di James Ivory con Natasha Richardson, John Wood e le sorelle Vanessa e Lynn Redgrave, uno dei film meno riusciti del regista californiano. Collabora per la seconda volta con la sorella Martha in Chromophobia (2005), in coppia con Penelope Cruz, storia di una famiglia apparentemente normale, svelata negli aspetti più scabrosi.





                                              Ralph Fiennes è Lord Voldemort in Harry Potter



 Offre la sua versatilità al mondo dei ragazzi prestando la voce nella versione originale a Lord Victor Quatermair nel film d'animazione creato in stop-motion da Nick Park e dalla casa di produzione Aardman Animation, in collaborazione con la DreamWork Pictures Wallace & Gromit: The Curse of the Were-Rabbit - Wallace & Gromit - La maledizione del coniglio mannaro (2005) e trasformandosi in Lord Voldemort, personaggio mitico della saga del maghetto in Harry Potter and the Globel of Fire - Harry Potter e il calice di fuoco (2005) di Mike Newell e in Harry Potter e l'ordine della fenice (2007) di David Yates. Perfetto nella veste di simbolo del male, antagonista atavico di Harry, sorprende e conquista il pubblico internazionale. Da un mostro della cultura fantasy alla figura di un soldato nella Land of the Blind (2006) di Robert Edwards con Donald Sutherland, a quella di un maggiordomo in Bernard and Doris (2007) ai servizi di Susan Sarandon. Dalla domanda sul disinteresse del maggiordomo Lafferty sembrerebbe voler prendere le mosse il film quando, subito dopo i titoli di testa, ci avverte che la storia che sta per seguire è basata su "fatti realmente accaduti, non tutti però". Perché Doris Duke, figlia unica del re del tabacco e dell’energia elettrica J.B. Duke e della sua seconda moglie, ereditò alla sua morte nel 1925 cento milioni di dollari dell’epoca. Alla sua morte, avvenuta nel 1993, Bernard Lafferty fu il suo esecutore testamentario suscitando anche qualche sospetto sulle circostanze della morte della sua datrice di lavoro.
Doris e Bernard sono già stati portati in precedenza sullo schermo in una miniserie televisiva del 1999 i cui protagonisti erano Lauren Bacall e Richard Chamberlain ma Sarandon e Fiennes sono assolutamente perfetti per i ruoli e la regia di Balaban asseconda le loro prestazioni sgombrando il campo dai sospetti.





                       Ralph Fiennes e Keira Knightley in una splendida immagine de La duchessa



Di tutt'altro genere è la coppia al maschile formata da Colin Farrell e Brendan Gleeson di In Bruges - La coscienza dell'assassino (2008), buddy movie sulle vicende di due killer mandati in esilio in Belgio dal boss Fiennes. Recita poi nel film in costume The Duchess - La duchessa (2008) di Saul Dibb con la splendida Keira Knightley e Charlotte Rampling e nel duro The Hurt Locker (2008) di Kathryn Bigelow, riflessione amara sulla realtà della guerra in Iraq. Gestendo il ritmo in modo straordinario, perché del ritmo (delle onde, del cervello, dell'azione) ha fatto da sempre l'oggetto della sua riflessione cinematografica, Kathryn Bigelow ha girato un film potente, che cede solo in qualche interstizio alla tentazione della spiegazione e del cameo inutili. Affidandosi alle cronache del reporter Mark Boal, ha elaborato e raccontato un danno apparentemente collaterale ma in realtà sostanziale, entrando come mai prima nella questione di genere (il maschile).





                                       Ralph Fiennes in una immagine del film The Reader



Nello stesso anno è Michael, innamorato di una donna misteriosa e affascinante che, in momenti e modi diversi, ha ritmato la sua vita: è la storia di The Reader - A voce alta di Stephen Daldry con Kate Winslet, David Kross e la splendida Lena Olin, sguardo lucido sugli effetti di una bugia che nasconde drammatiche verità. Ralph Fiennes interpreta la figura di Micheal ormai maturo nella seconda parte del film.
Nel 2010 interpreta il leader militare Caius Martius, nei primi anni della Repubblica Romana, che ritorna a casa dopo una guerra contro i Volsci come eroe di guerra e con un nuovo soprannome, Coriolanus, datogli dalla città di Corioli che ha conquistato. Ma dopo un amaro tentativo come console, viene bandito da Roma come un traditore. Assetato di vendetta, Coriolanus diventa il leader dell'armata dei Volsci e marcia alle porte di Roma, ma viene fermato all'ultimo minuto. Il cast comprende Gerard Butler, William Hurt, Vanessa Redgrave e Brian Cox. Partecipa nel ruolo di Lord Gray "pezzo grosso" al ministero della guerra nella commedia di Susanna White Nanny Mcphee and the big bang - Tata Matilda e il grande botto tratto dalla serie Tata Matilda della scrittrice inglese Christianna Brand e è Mr. Kendrick in Cemetery Junction - L'ordine naturale delle cose di Ricky Gervais in collaborazione con Stephen Merchant.





                    Ralph Fiennes parla con un suo sottoposto in una scena de Clash of the Titans



In Clash of the Titans - Scontro tra Titani di Louis Leterier con Liam Neeson e Sam Worthington Fiennes è Ade il più crudele dei Titani che creò un gigantesco mostro marino per aiutare gli dei nella battaglia: il Kraken. Partecipa come narratore in compagnia di Liam Neeson del documentario The Wildest Dream di Antony Geffen, film che utilizza grafica stupefacente per raccontare le storie incrociate di George Mallory, il primo uomo a tentare una vetta del monte Everest, e Conrad Anker, l'alpinista che trova i resti congelati di Mallory 75 anni più tardi.
Torna nel ruolo di Voldemort con il segreto dell'immortalità, gli Horcrux ne Harry Potter and the Deathley Hallows: Part I - Harry Potter e i doni della morte: Parte I (2010) e Harry Potter and the Deathley Hallows: Part II - Harry Potter e i doni della morte: Parte II (2011) di David Yates.
Ralph Fiennes è in predicato di interpretare, accanto a Olga Kurylenko, un graphic designer inglese che lavora a Praga e che inizia una relazione con la sua donna delle pulizie. Il film diretto da Temple Clark si chiamerà Cornet e sarà una produzione per l'anno 2011.
Sarà coprotagonista con un altro mostro sacro del cinema britannico Gary Oldman in un film di spionaggio tratto dall'omonimo romanzo Tinker, Tailor, Soldier, Spy scritto da John La Carré, diretto da Tomas Alfredson.








Ralph è stato sposato dal 1993 al 1995 con l'attrice Alex Kingstone, conosciuta ai tempi della frequenza del Chelsea College, che i fedelissimi ricorderanno nel ruolo della dottoressa Lizzie Corday nella serie TV E.R., abbandonata per Francesca Annis, di diciotto anni più anziana, sua partner in una edizione dell'Amleto.
I giornali inglesi, per questa storia lo hanno letteralmente massacrato, e la sua "guerra" contro i giornalisti risale ad allora, tanto da dichiarare: "la mia più grande soddisfazione? In Red Dragon, quando ho la possibilità di mangiare la faccia ad un giornalista".








Il 24 gennaio 2007, imbarcato su un Boeing 747 della compagnia aerea Qantas, l'attore avrebbe avuto rapporti sessuali con una hostess, Lisa Robertson, 38 anni. I due sarebbero stati denunciati da una collega della Robertson, che insospettita dai rumori provenienti dalla toilette aveva colto i due sgattaiolare fuori dalla porta l'uno a pochi secondi dall'altro.
Fiennes, che tornava dal Sidney Festival, posto 2K del volo QF 123, rotta Darwin-Bombay, avrebbe seguito la hostess nella toilette dove avrebbe poi consumato assieme a quest'ultima il rapporto. La hostess è stata in seguito licenziata dopo una breve indagine interna della compagnia e la completa confessione dell'impiegata.







Numerose candidature e premi vinti nella carriera di Ralph Fiennes. Per Schindler's List ha ricevuto il premio come miglior attore non protagonista sia agli NYFCC Award del 1993 che ai BAFTA Award, NSFC Award, DFWFCA Award, e CFCA Award del 1994, anno nel quale ha ricevuto anche l'ALFS Award come attore britannico dell'anno. Per la stessa interpretazione ha ricevuto una nomination all'Oscar. Diverse le candidature anche nel 1997 per Il paziente inglese, tra le quali una nuova nomination agli Oscar, stavolta come miglior attore protagonista. Nel 1999 ha ottenuto dall'European Film Award il premio come miglior attore per Sunshine.
Nell'ottobre del 1997, il magazine inglese Empire, lo include nella lista delle 100 star più influenti e sexy del pianeta.
Nel marzo del 2001 ha ricevuto il William Shakespeare Award dallo Shakespeare Theatre di Washington D.C.
Tra i suoi meriti c'è quello di aver contribuito al rilancio del teatro Almeida, considerato il più prestigioso di Londra.
Tiene molto alla pronuncia corretta del suo nome in lingua gaelica, che è Réif Fàins.






tratto da Film Scoop, Mymovies e Wikipedia








rielaborato da frabel

Ink & Dagger featuring Geoff Rickly






                                                 Ink & Dagger featuring Geoff Rickly



Ink & Dagger, ora con il cantante Geoff Rickly dei Thursday, era una crushing band screamo proveniente da Philadelphia, la più innovativa degli ultimi due decenni.
Nel 1996 e 1997 usavano dipingersi il volto e giocare con il sangue finto e in una occasione la band ha vomitato su degli alberi di Natale sul palco. Sono anche andati oltre quando McCabe ha tirato delle uova marce contro i devoti dello Hare Krishma e a Syracuse, NY ha gettato dello yogurt sui membri della band Earth Crisis. Nel 1998, quando l'arte sottile del peccato originale è venuta fuori hanno smesso di dipingersi il viso e abbandonato le radici hardcore punk si sono inclinati verso la musica sperimentale, ma ancora più folli che mai. Ink & Dagger hanno influenzato moltissimi gruppi e caratterizzato le più importanti band nel panorama rock attualmente in scena.
Dopo che nel 1999 avevano annunciato lo scioglimento della band e poco dopo la registrazione del loro ultimo album, il cantante Sean Patrick McCabe, a 27 abbi, è stato trovato esanime in una stanza di un motel nello Stato dell'Indiana, prima svenuto e poi soffocato dal suo stesso vomito dopo aver ingerito una overdose di alcool.
Dopo la scomparsa di McCabe i vari componenti del gruppo si sono accasati in altri progetti sino a quando nel mese di agosto di quest'anno la new band Ink & Dagger si è esibita con uno show in un Festival hardcore di beneficenza per un bambino affetto da tumore con il sostituto di McCabe Geoff Rickly e in concerti a Brooklyn, Los Angeles e Philadelphia ricevendo calorosi consensi.
Jon Reiss del New York Press ha commentato come sia molto difficile per l'ottanta per cento dei casi sostituire un personaggio dinamico e bizzarro com McCabe.
Ink & Dagger con il featuring di Geoff Rickly hanno annunciato il Reunion European tour 2011 e saranno nel Regno Unito in gennaio e in Italia al Xsund di Terlano il 5.







tratto da Wikipedia e AP







tradotto e rielaborato da frabel

















giovedì 16 dicembre 2010

Tomás Milian el épico









L'uomo noto con il nome di Tomás Milian, che ha potuto vantare una carriera recitativa ultratrentennale, nacque come Tomás Quintin Rodriguez il 3 marzo 1932 (anche se in Italia lo si crede nato nel 1937) nel piccolo villaggio cubano di Culono, nei pressi de L'Avana e deceduto il 22 marzo 2017 a Miami in seguito ad un ictus. Al di là delle apparenze, Tomás non fu il classico bambino viziato di una classica famiglia borghese quale era la sua, essendo il padre un generale al servizio del dittatore Gerardo Machado, figlio del cardinale di Avana. In particolare i problemi interni alla famiglia ulteriormente aggravati dalla instabile situazione politica del Paese contribuirono a rendere l'educazione di Tomás tutt'altro che serena. Il giovane Tomás fu mandato in una scuola dei Salesiani, rigida e conservatrice, che frequentò per uno scherzo del destino insieme al figlio di Fulgencio Batista (il colonnello che, dopo numerosi tentativi di colpo di Stato, si autonominò dittatore nel 1952). Ciò ebbe gravi conseguenze per il generale Rodriguez, che fu arrestato ed imprigionato, e che in conseguenza a ciò successivamente fu afflitto da depressione e claustrofobia. Dopo essere stato ricoverato per cinque anni in un Istituto per malattie mentali, Rodriguez poté ritornare in servizio, ora sotto le leggi di Batista, ma la pressione per il generale era troppa ed alla fine si suicidò. E lo fece sparandosi al petto nella casa che la famiglia possedeva in campagna, dove Tomás fu l'unico testimone oculare. Dei quattro figli della famiglia Rodriguez, Tomás si trovava nella particolare situazione di essere l'unico ad aver visto il suicidio del padre: i familiari lo mandarono sporadicamente in psicanalisi, ma rimasero grossi problemi a trattare con lui, ed infatti solitamente a Tomás veniva permesso di fare le cose a modo suo. Infatti, quando finì gli studi, Tomás decise di lasciare Cuba con nella valigia il sogno di diventare un attore.
Fu Miami la prima fermata di Milian nel 1955, e qui iniziò a studiare inglese e pittura. All'Università dell'Accademia Teatrale di Miami ebbe anche la sua prima parte, in una produzione intitolata The Boat without Fishermen. Un anno più tardi Milian si trasferì a New York, dove la sua carriera sarebbe poi decisamente decollata. La signora responsabile della piccola scuola di recitazione e pittura che Milian frequentava rimase stupefatta dal talento del giovane cubano e lo iscrisse al famoso "Actors Studio" di Elia Kazan. La scuola era all'epoca diretta dal suo direttore forse più celebre, Lee Strasberg, e qui Milian apprese i fondamenti del "metodo Stanislavskij".


                 

                                 

Grazie alla sua formazione all'Actors Studio, Milian iniziò a lavorare in teatro, come nel Maidens and Mistresses at Home at the Zoo di Meade Robert, ed in alcune produzioni di Broadway. Nel 1957 Milian recitò una parte in una serie televisiva della NBC, Decoy, diretta da Michael Gordon. Ben presto però Milian venne ingaggiato in ruoli più rilevanti, che arrivarono grazie a quel leggendario regista, poeta e scrittore francese che è Jean Cocteau. Impressionati dalla recitazione teatrale di Milian, Jean Cocteau e Giancarlo Menotti lo portarono in Italia, a Spoleto, per il "Festival dei Due Mondi", dove Tomás avrebbe recitato in una pantomima di Franco Zeffirelli intitolata Il Poeta e la Musa. Non passò molto tempo perché Milian ottenesse la sua prima parte in un film, che fu appunto un film italiano: una breve apparizione in La Notte Brava (1959) con Laurent Terzieff, Jean Claude Brialy, Franco Interlenghi, Rosanna Schiaffino, Elsa Martinelli, Anna Maria Ferrero, Antonella Lualdi e Mylène Demongeot è – con La giornata balorda (1960) – uno dei 2 film pasoliniani di Bolognini, ispirato a "Ragazzi di vita" (1955) e sceneggiato dall'autore con Laurence Bost. Epidermicamente picaresco, elegantemente erotico, raffinatamente manierista. I ragazzi di vita di Pasolini sono ammorbiditi, tirati a lucido. Il film era diretto da Mauro Bolognini, che non a caso era presente tra gli spettatori del Festival di Spoleto... Così iniziò la lunga e fortunata carriera di Tomás Milian nel cinema italiano.




                                       

Non molto tempo dopo Milian firmò un contratto di cinque anni con la "Vides", per la quale avrebbe dovuto lavorare in alcune produzioni di Franco Cristaldi. Durante questi anni Milian recitò prevalentemente in importanti ruoli di supporto in numerose produzioni rispettabili, come ne Il bell'Antonio (1960) diretto ancora da Mauro Bolognini, con Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Pierre Brasseur, Rina Morelli e Fulvia Mammi, I Delfini (1960) di Francesco Maselli accanto ad Antonella Lualdi, Claudia Cardinale, Gerard Blain, Besty Blair, Sergio Fantoni, Claudio Gora e Enzo Garinei, Giorno per giorno disperatamente (1961) diretto da Alfredo Giannetti con Nino Castelnuovo, Tino Carraro, Franca Bettoia, Riccardo Garrone e Jimmy il fenomeno, L'attico (1962) di Gianni Puccini con Walter Chiari, Daniela Rocca, Philippe Leroy, Lilla Brignone ed Eleonora Rossi Drago (cameo), Un giorno da leoni (1962) con Renato Salvatori, Nino Castelnuovo, Leopoldo Trieste, Romolo Valli, Carla Gravina, Saro Urzi, Corrado Pani, Anna maria Ferrero e Valeria Moriconi, La banda Casaroli (1962) di Florestano Vancini con Renato Salvatori, Jean Claude Brialy e Gabriele Tinti (basato su una storia reale di tre giovani rapinatori di banche che seminarono morte e terrore a Bologna) e Il disordine (1962) diretto da Franco Brusati con Alida Valli, Curd Jurgens, Renato Salvatori, Antonella Lualdi, Susan Strasberg, Jean Sorel, Samy Frey, George Wilson e louis Jourdan. Milian lavorò anche con i registi italiani dell'arte, quali Pasolini (Ro.Go.Pa.G. nel 1963, Milian compare come comparsa nell'episodio La ricotta) , Zurlini (Le soldatesse nel 1965 accanto a Lea Massari, Valeria Moriconi, Anna Karina e Marie Laforet), Alberto Lattuada (L'imprevisto nel 1961) ed ebbe un ruolo da protagonista accanto a Romy Schneider nell'episodio diretto da Luchino Visconti del film Boccaccio '70 (1962), intitolato Il lavoro.





                                   


Recita nel Il giorno più corto (1962) diretto da Sergio Corbucci, film parodia del Il giorno più lungo del 1962, dedicato allo sbarco in Normandia (tuttavia il film italiano si riferisce alla prima guerra Mondiale) che costituisce una passerella per un numero notevole di attori scritturati per piccole e piccolissime parti, partecipando a titolo gratuito, per scongiurare il fallimento della Titanus. Oltre a Franco Franchi, che restano i veri protagonisti, nel cast vi entrano: Gino Cervi, Totò, Annie Girardot, Ugo Tognazzi, Eduardo De Filippo, Peppino De Filippo, Aldo Fabrizi, Gabriele Ferzetti, Philippe Leroy, Amedeo Nazzari, Romolo Valli, Renato Salvatori, Paolo Stoppa, Walter Chiari, Franca Valeri, Anouk Aimée, Franco Citti, Sylva Koscina, Virna Lisi, Carlo Pisacane, Giuliano Gemma, Massimo Girotti, Franco Fabrizi, David Niven, Erminio Macario, Tiberio Murgia, Raimondo Vianello, Memmo Carotenuto, Nino Castelnuovo, Luciano Salce, Nino Taranto, Aroldo Tieri, Yvonne Sanson, Simone Signoret, Susan Strasberg, Valentina Cortese, Lorella De Luca, Sandra Mondaini, Ilaria Occhini, Terence Hill, Ivo Garrani, Sergio Fantoni, Paolo Ferrari, Enrico Viarisio, Stelvio Rosi, Giacomo Furia, Luigi Pavese, Aldo Bufi Landi, Gordon Scott, Franco Sportelli, Franco Giacobini, Franco Balducci, Paolo Panelli, Teddy Reno, Alberto Lupo, Fausto Tozzi, Enrico Viarisio, Pierre Brice, Gino Buzzanca, Vittorio Caprioli, Franca Valeri, Gordon Scott, Joe Sentieri, Massimo Serato, Gabriele Tinti, Jacques Sernas, Luisella Boni, Lia Zoppelli, Lilla Brignone, Rossella Como, Scilla Gabel, Cristina Gaioni, Mark Damon, Nora Ricci, Rina Morelli, Antonella Lualdi, Giacomo Rossi Stuart, Ennio Girolami, Claudio Gora, Stewart Granger, Alberto Farnese, Gianni Garko, Maurizio Arena, Umberto Orsini, Emilio Pericoli, Walter Pidgeon, Warner Bentivegna, Steve Reeves, Roberto Risso, Mac Ronay, Folco Lulli, Ettore Manni, Rick Battaglia, Francesco Mulé, Jean paul Belmondo, Vittorio Gassman, Aldo Giuffrè, Renata Mauro, Sandra Milo,
E' nel cast nel ruolo di Efisio del film di Renato Castellani Mare matto (1963) con Jean Paul Belmondo, Gina Lollobrigida e Dominique Boschero e nel 1965 nei film a episodi di Gianni Puccini: I soldi (ben 11 per raccontarne le follie e le bassezze di uomini e donne) con Enrico Maria Salerno, Sylva Koscina, Alberto Lionello, Andrea Checchi, Barbara Steele, Mario Pisu, Carlo Giuffrè, Riccardo Garrone e Paola Quattrini e Io uccido, tu uccidi con Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Andrea Checchi, Rosalba Neri, Paolo Panelli, Margareth Lee, Dominique Boschero, Luciana Paluzzi, Eleonora Rossi drago e il talentuoso francese Jean-Louis Trintignant.





                                 

Il maggior successo della critica venne riscosso nel 1964 al "Festival di Mar Plata" in Argentina, dove Milian ricevette il premio come miglior attore maschile per il suo ruolo di Michele, fratello di Carla (Claudia Cardinale) amante del facoltoso Leo Merumeci (Rod Steiger) in un film drammatico sulla solitudine, noia, ipocrisia e disfacimento della prestigiosa famiglia degli Ardengo, nell'adattamento de Gli Indifferenti (1964) di Alberto Moravia. Nello stesso anno si sposò con l'ex attrice Rita Valetti, con la quale ebbe il figlio Tommaso. Durante quelli che potrebbero essere definiti gli anni della sua formazione nel cinema italiano, cioè tra il 1959 ed il 1965, la sua estrema versatilità di attore divenne evidente. Più tardi, negli anni Settanta, gli spettatori italiani lo avrebbero adorato per le sue interpretazioni nelle commedie "romane", mentre la critica lo avrebbe incoronato per le sue parti nei film di Bertolucci ed Antonioni. La prima metà degli anni Sessanta fu un periodo in cui Milian veniva spesso ingaggiato per ruoli intellettuali, sensibili e leggermente nevrotici: fu un intelligente interprete della gioventù borghese, per esempio sia in Boccaccio '70, I delfini, che in Laura Nuda (1961) di Nicolò Ferrari, con Giorgia Moll, Riccardo Garrone, Giancarlo Sbragia e Nino Castelnuovo, film che ebbe molte noie con la censura. Tuttavia, tra questi ruoli, Milian riuscì anche a sperimentare. Nel 1964 fu il protagonista della commedia teatrale Fuaristo, e l'anno successivo interpretò Raffaello nella grande produzione americana The Agony and the Ecstasy - Il tormento e l'estasi diretto da Carol Reed, una biografia storica basata sul romanzo omonimo di Irving Stone con Charlton Heston nella parte di Michelangelo Buonarroti nello splendore dell'Italia Rinascimentale. Recita per la terza volta con il bravo Mauro Bolognini in Madamigella di Maupin (1966) nella parte del cicisbeo Chevalier D'Albert accanto a Catherine Spaak, Ottavia Piccolo e Robert Hossein. Nonostante avesse guadagnato dei riconoscimenti dalla critica, Milian doveva ancora dimostrarsi una vera star davanti al grande pubblico, e con l'avvento del genere "Spaghetti Western" il grande successo commerciale era proprio dietro l'angolo.




                                   

Dopo il tremendo successo di Per un pugno di dollari (1964) di Leone, gli italiani cominciarono a produrre in massa dei "western all'italiana", un genere che portò alla ribalta un gruppo di ottimi attori: Franco Nero, Lee Van Cleef, Giuliano Gemma, Eli Wallach, e, per l'appunto, Tomás Milian. Dato che molti western italiani trattavano il tema della rivoluzione messicana, Milian, che aveva un retaggio etnico appropriato, si addiceva perfettamente al contesto. I film sulla rivoluzione messicana erano parte di quel filone chiamato "Spaghetti Western Politico", una sottocategoria in cui Milian si distinse nelle parti di onorevoli banditi, quali l'archetipico peon Cuchillo, un proscritto della rivoluzione messicana apparso per la prima volta accanto a Lee Van Cleef ne La Resa dei Conti di Sergio Sollima (1966). Fu proprio la collaborazione con Sergio Sollima, il suo regista western preferito, che fece di Milian un volto noto agli appassionati di cinema e che lo elesse a vera stella dello Spaghetti Western. Sorprendentemente, il contenuto quasi sempre di sinistra di questi Spaghetti Western passò inosservato dai censori delle dittature dei Paesi del Terzo Mondo dove, a detta dello stesso Milian, egli divenne una sorta di simbolo di "povertà e rivoluzione", un eroe del pubblico oppresso.




                 

Comunque Milian ha espresso in più interviste la sua opinione che gli attori non dovrebbero confondere la loro immagine sullo schermo con la loro vita privata. Quasi l'opposto del radicale Gian Maria Volonté, coprotagonista con Milian nel secondo Western di Sollima Faccia a Faccia (1967), con il quale si dice ebbe grandissimi scontri. Nonostante la trilogia di Sollima possa costituire il lavoro principale di Milian nel genere, egli lavorò anche in numerosi altri western. In realtà le interpretazioni di Milian in questo genere coprono una grande varietà di ruoli, dal villano all'eroe, da parti serie ad altre più comiche, tanto da poter essere considerato l'interprete western più versatile.
Fu in El precio de un hombre, meglio noto come The Bounty Killer (1966) di Eugenio Martin che Milian ebbe la sua prima parte importante da cattivo, nella quale, accanto al noto esponente degli spaghetti-western Mario Brega, portò il suo caratteristico tocco di simpatia ad un complesso ritratto di un Josè Gomez, desperado fuorilegge messicano turbato psicologicamente. Poi, all'inizio del 1967, Milian fu il protagonista dell'infame Se Sei Vivo Spara di Giulio Questi con Marilù Tolo e Ray Lovelock, un' escursione surreale e, per l'epoca, ultraviolenta che ebbe problemi con la censura e che favorì l'ascesa di Milian a vera figura cult per gli amanti dello Spaghetti Western. Successivamente vennero i tre Western di Sollima, La Resa dei Conti, Faccia a Faccia ed infine Corri, Uomo, Corri (1968) con John Ireland, Edward Ross, Orso Maria Guerrini e Chelo Alonso (procacissima ex ballerina e showgirl cubana), nel quale Milian tornò alla sua indimenticabile interpretazione di Cuchillo, il messicano tra il patetico, il comico e l'eroico, sempre alla ricerca di qualcosa. Tra gli altri western di spicco si ricorda Tepepa (1969), diretto da Giulio Petroni, in cui recitava anche Orson Welles, un film che traeva decisamente ispirazione al Cuchillo di Milian. Dal 1970 in poi Milian fece una serie di western con un maestro del genere, Sergio Corbucci, anticipando la successiva e fortunata collaborazione che Milian avrebbe poi avuto con il fratello di Sergio, Bruno. I Western di Sergio Corbucci sono tutti degni di nota, se non altro per le bizzarre parti che Milian ebbe in questi film.




                             

Nell'eccezionale Vamos a matar, Compañeros (1970), in cui recita con Franco Nero, Jack Palance e Fernando Rey, il personaggio di Milian è simile a Cuchillo, ma mostra un approccio più sgargiante e con maggiore improvvisazione alla caratterizzazione, con risultati ancora una volta convincenti. Gli altri impegni nei film Western degli anni Settanta sono ancora più strani, come il suo ruolo di un samurai giapponese accanto a Giuliano Gemma ed Eli Wallach ne Il Bianco, il Giallo, il Nero (1974) di Sergio Corbucci ed i due Western comici con il "chaplinesco" personaggio di Provvidenza, completo di baffi, bombetta ed ombrello La vita, a volte, è molto dura, vero Provvidenza (1972) di Giulio Petroni che annovera un Mike Bongiorno nel ruolo di Mike Goodmorning! e Ci risiamo, vero Provvidenza (1973) di Alberto De Martino dove appare Nando Martellini. Anche se il fenomeno del Western all'italiana si stava lentamente scolorendo, ciò non provocò danni a Milian, che trovò immediata popolarità in un altro campo, dato che l'età d'oro del film poliziesco italiano (il cosiddetto "poliziottesco") stava per cominciare. Tuttavia nel 1975 Milian fece un breve ritorno al Western accanto a Fabio Testi con l'ignorato I Quattro dell'Apocalisse di Lucio Fulci, nel quale diede un breve quanto vitale contributo con un'interpretazione demoniaca del fuorilegge psicopatico Chaco, ostentando un aspetto sullo stile di Charles Manson.






                                   

Gli Spaghetti Western furono la specialità di Milian dalla metà degli anni Sessanta ai primi anni Settanta, ma durante questo periodo trovò spazio anche in numerosi altri film di diverso genere. Nel 1968 recitò nel ruolo del commissario Basevi in Banditi a Milano di Carlo Lizzani, con Gian Maria Volontè nei panni di Pietro Cavallaro, Don Backy in quello di Sante Notarnicola, Ray Lovelock, Carla Gravina e Agostina Belli, la sua prima esperienza nel genere poliziesco. Il film vinse due David di Donatello 1968: migliore regista e miglior produttore (Dino De Laurentis) e Nastro d'argento 1969: miglior sceneggiatura.




                                       

Poi l'anno successivo lavorò in I Cannibali , terzo film di Liliana Cavani con Britt Ekland, Delia Boccardo e Pierre Clémenti e in Beatrice Cenci, con Jack Palance, Fernando Rey e Franco Nero, un celebrato film di Lucio Fulci piuttosto sconosciuto al pubblico. In seguito con Dacia Maraini girò L'amore coniugale (1970) e nel 1971 ebbe una piccola parte come prete nel disastroso ma memorabile esperimento di lisergico (da acido presente nell'LSD) cinema freeform tra un mix di realtà e finzione in The Last Movie - Fuga da Hollywood di Dennis Hopper, con il quale Milian in seguito avrebbe recitato nella serie televisiva Nails (1992). All'inizio degli anni Settanta Milian era giustamente considerato uno dei migliori e dei più versatili attori del cinema italiano. Sebbene avrebbe presto perso il suo favore presso la critica, Milian stava per stabilire un'immagine quasi leggendaria nella cultura popolare italiana...




                   

L'anno seguente nella parte di un hippy recita con Gabriele Ferzetti, Ernest Borgnine, Robert Blake e Catherine Spaak in Un uomo dalla pelle dura di Franco Prosperi, maldestro tentativo di fare un prodotto per l'esportazione sul mercato nordamericano e nel 1973 è Thomas Accardo, un avvocato figlioccio di un boss mafioso in I consigliori di Alberto De Martino con Francisco Rabal e Martin Balsam. All'inizio degli anni Settanta Milian era giustamente considerato uno dei migliori e dei più versatili attori del cinema italiano fama consolidata con Non si sevizia un paperino (1972) di Lucio Fulci con Irene Papas, Florinda Bolkan, Barbara Bouchet e Marc Porel. Tomás Milian nel ruolo di Andrea Martelli, un giornalista milanese in vacanza in un paesino del sud scopre l'efferato uccisore di tre bambini in un film morboso e inquietante considerato una delle opere fondamentali del thriller italiano e della carriera di Lucio Fulci.Sebbene avrebbe presto perso il suo favore presso la critica, Milian stava per stabilire un'immagine quasi leggendaria nella cultura popolare italiana...






Tale immagine arrivò tramite i "poliziotteschi", un genere che può essere visto come l'erede oscuro del western all'italiana, con un fascino speciale per gli italiani e per i romani in particolare. Questo genere brutale, con le sue atmosfere da strada, enfatizzava la fallacia del sistema giudiziario italiano e, seguendo l'esempio dell'ispettore Callaghan, si basava su poliziotti solitari e tenaci, spesso interpretati da personaggi intrepidi del genere come Franco Nero, Maurizio Merli, Henry Silva e Antonio Sabato. Tomás Milian fu introdotto nel genere nella metà degli anni Settanta attraverso uno di questi ruoli da poliziotto tenace, quello del vendicativo ispettore Tomas Ravelli in Squadra Volante (1974), uno sciccoso pulp-thriller di Stelvio Massi con Gastone Moschin, Stefania Casini, Mario Carotenuto, Ray Lovelock e Luca Sportelli. Milian avrebbe poi continuato a lavorare con uno dei veri autori del genere criminale italiano, Umberto Lenzi, con il quale Milian, sotto contratto con il produttore Luciano Martino, avrebbe fatto una serie di sei film poliziotteschi, nel complesso ben fatti e di successo.






Il primo di questi, Milano odia, la polizia non può sparare (1974) con Henry Silva, Gino Santercole e Ray Lovelock, si distinse dai successivi per il fatto che enfatizzava le tematiche psicologiche, in uno stile più vicino al genere "giallo italiano" piuttosto che a quello pulp. Milian fece in questo film un impatto impressionante nei panni del nevrotico psicopatico protagonista, Giulio Sacchi, arricchendo la sua interpretazione con una serie incredibile di tic nervosi. Nell'anno seguente dopo il mediocre La polizia accusa: il Servizio Segreto uccide di Sergio Martino (fratello del produttore) con Luc Merenda, Mel Ferre, Delia Boccardo e Claudio Gora gira in Francia con la regia di Yves Boisset un thriller accanto a Marlène Jobert e Michael Lonsdale Folle à tuer - Una donna da uccidere. Il successivo film dell'accoppiata Lenzi/Milian fu Il giustiziere sfida la città (1975), nel quale Milian fu trasformato in "Rambo" un eroico motociclista barbuto in lotta solitaria contro il crimine. Questo film era meno violento del precedente ed insieme a questo formò la base cruciale per il personaggio di Monnezza. Nel cast figurano Femi Benussi, Joseph Cotten, Maria Fiore e Silvano Tranquilli.




                            

Fu nel 1976 che Milian esplose sugli schermi italiani nei panni dello sgargiante maresciallo Nico Giraldi in Squadra Antiscippo di Bruno Corbucci con Jack Palance, Maria Rosaria Omaggio, Jack La Cayenne e Toni Ucci, il primo di una serie di undici (!) film parodistici che fecero guadagnare a Milian il soprannome di "Monnezza". Il personaggio di Monnezza offre un'interessante contraddizione con la personalità di Milian nella realtà, e la storia della sua creazione è piuttosto complicata. Fondamentalmente il modo in cui Milian recita Monnezza potrebbe essere definito una combinazione dell'estroverso Giulio Sacchi e del più piatto e faceto "Rambo". Comunque ciò sarebbe una semplificazione eccessiva, dato che anche altre persone vennero coinvolte nella creazione del personaggio. L'estremamente prolifico soggettista Dardano Sacchetti reclama di aver sviluppato il concetto originale di Monnezza nei film di Umberto Lenzi Roma a mano armata (1976) con Maurizio Merli, Arthur Kennedy, Maria Rosaria Omaggio, Ivan Rassimov, Gianpiero Albertini e Orso Maria Guerrini e Il Trucido e lo Sbirro (1976) con Claudio Cassinelli, Nicoletta Macchiavelli, e Henry Silva. Nel primo dei due, Milian recitò di fronte all'archetipo del vigoroso poliziotto italiano, Maurizio Merli nei panni di Vincenzo Moretto detto il gobbo e nel secondo fu la prima volta "ufficiale" nei panni di Monnezza e grande successo per il poliziottesco di Umbert Lenzi. Durante le riprese sorsero (si dice) grandi diverbi e rivalità tra le due stelle. Dato che Milian recitava la parte del cattivo, tali disaccordi ebbero un buon riflesso sulla chimica scenica di Milian e Merli, ed il film fu un grande successo.




                                           

Comunque il soggettista Sacchetti aveva scritto la parte di Milian, un malvivente gobbo, facendo riferimento a Il Gobbo, un classico cattivo romano presente anche nell'omonimo film di Carlo Lizzani del 1960. Siccome c'era un certo tocco ironico nella caratterizzazione di Milian, nell'occasione capellone, la simpatia del pubblico per lui fu addirittura superiore a quella per il protagonista. Ciò fu riconosciuto da Sacchetti che per il suo successivo film, Il Trucido e lo Sbirro, sempre diretto da Lenzi, volle catturare completamente le potenzialità del personaggio vagamente comico di Milian, ma Lenzi voleva maggiore enfasi sull'azione brutale e non volle passare troppo tempo nella definizione dei personaggi. L'ispirazione di Sacchetti nella trasformazione di Milian in Monnezza venne in parte dal film Trash - I rifiuti di New York (1970), di Andy Warhol e Paul Morissey, nel quale appare un personaggio americano barbuto, fumatore, con il nome di Monello, un nome che quasi naturalmente fu poi tradotto in Monnezza. Per il ruolo del cattivo in Il Trucido e lo Sbirro Milian fece anche delle ricerche che avrebbero poi posto le basi per il suo personaggio Nico Giraldi/Monnezza. Secondo Sacchetti, Milian trasse ispirazione dalla sua controfigura, il mitico Quinto, un romano il cui dialetto scurrile lo divertiva moltissimo. Questi elementi ebbero un effetto solo parziale nei film di Lenzi e per Milian la successiva produzione di Luciano Martino, La banda del Gobbo (uscito nel 1977) fu una prova problematica dato che sorsero dei problemi con l'attore protagonista Luc Merenda, simili a quelli sorti con Maurizio Merli.






Comunque Milian ebbe la possibilità di lasciare la produzione e di lavorare con il produttore Galliano Juso e con il regista Bruno Corbucci, che avevano bisogno di un attore per il loro progetto Squadra Antiscippo, il primo film della serie con Nico Giraldi. Secondo Juso, Milian aveva dei dubbi sul personaggio di Giraldi, in particolare non riusciva ad immaginarsi nei panni un po' bohemien di questo poliziotto. Alla fine cedette e tutti gli elementi dei personaggi di Milian dei precedenti film polizieschi vennero miscelati meravigliosamente in Monnezza. Dardano Sacchetti ha correttamente osservato che Corbucci ed il soggettista Mario Amendola, essendo scrittori di commedia e non d'azione, furono le persone che finalmente prestarono adeguata attenzione alla personalità dei loro personaggi, permettendo quindi a Milian di fiorire in questa parte.
Bruno Corbucci affermò che per i film di Monnezza lui e Milian facevano affidamento reciproco: Milian confidava nel regista per l'individuazione di storia e situazioni, mentre Corbucci confidava nei vari trucchi e nelle numerose gesticolazioni di Milian, un campo in cui Corbucci lo considerava incomparabile.




                                     

Milian dimostrò anche un sorprendente talento nel catturare il linguaggio romanesco scritto da Corbucci, anche se nelle versioni italiane fu spesso doppiato dal famoso Ferruccio Amendola. Milian dichiarò che nonostante il romanesco non si addicesse esattamente al suo retaggio di borghese cubano si era innamorato di questa parlata perché era vera, era quella della gente comune e della cultura di Roma. Lavorare con Corbucci per Milian era, a detta del regista stesso, "una grande sfida - altro che Antonioni e Bertolucci! - perché recitare personaggi sboccacciati e volgari rappresentava un grosso stravolgimento per uno che, in realtà, era introverso ed intellettuale". L'immagine di Monnezza provocò talvolta imbarazzo a Milian, che, spiegò lui stesso, si doveva confrontare con la domanda di "come fosse possibile andare avanti a giocare come i bambini giocano a guardie e ladri?" Ciò nonostante Milian ebbe grande successo e per il personaggio di Monnezza vinse il premio Rodolfo Valentino per l'attore più creativo e nel 1980 ricevette il premio Antonio de Curtis per la commedia. Comunque Tomás, che stava invecchiando ed in particolare stava perdendo i capelli, si sentiva sempre più intrappolato dalla figura di Monnezza, che era stata originariamente concepita come personaggio giovanile. Andando per ordine cronologico Tomas Milian dopo il film Squadra antiscippo e prima di Roma a mano armata girò nei panni di un moderno ma intrasingente commissario Liberi armati pericolosi (1976) di Romolo Guerrieri con Eleonora Giorgi, Diego Abatantuono e Venantino Venantini. In seguito venne la volta di Squadra antifurto (1976) nel ruolo del maresciallo Giraldi passato alla squadra antifurto con la regia di Bruno Corbucci e la partecipazione di Jack Palance, Lilli Carati, Toni Ucci e Bombolo. Nel 1977 gira il secondo film della serie su Er Monnezza dello specialista in poliziottesco Stelvio Massi La banda del trucido con Luc Merenda, Franco Citti e Mario Brega. Per questo cambio di regia ci fu una polemica tra Lenzi e Milian accusato dal regista di averlo tradito girando con Massi. Milian in questo film non è accreditato alla sceneggiatura, ma ha scritto tutti i suoi dialoghi. Con Bruno Corbucci alla regia Milian interpreta nuovamente il maresciallo Nico Giraldi in Squadra antitruffa (1977) con David Hemmings, Bombolo, Leo Gullotta e Alberto Farnese. In Il cinico, l'infame, il violento Tomas Milian è Luigi "Er cinese" Maietto e con lui partecipano Maurizio Merli, John Saxon, Renzo Palmer e Riccardo Garrone. Il film è un'omaggio di Lenzi al film Il buono, il brutto il cattivo di Sergio Leone ed il seguito di Roma a mano armata diretto dallo stesso Lenzi. Con La banda del gobbo (1977) Umberto Lenzi e Tomás Milian resuscitano il Gobbo, già presente nel precedente Roma a mano armata - non più Vincenzo Moretto ma Vincenzo Marozzi e la gobba si sposta da sinistra a destra. Milian che sul set si sdoppia interpretando anche il fratello gemello del gobbo, "Er Monnezza". 




                             

Ritorna Nico Giraldi con l'accoppiata Milian-Corbucci con altre otto pellicole: Squadra antimafia (1978) con Enzo Cannavale, Eli Wallach, Bombolo e non accreditato partecipa Tomás Milian Jr., Assassinio sul Tevere (1979) con Marina Ripa di Meana, Bombolo e Alberto Farnese, Squadra antigangsters (1979) con Enzo Cannavale, Delitto a Porta Romana (1980) con Bombolo, Lino Patruno e Jimmy il fenomeno, Nico Giraldi diventa ispettore in Delitto al ristorante cinese (1981) con Bombolo e Enzo Cannavale, Delitto sull'autostrada (1982) con Viola Valentino e Bombolo, Delitto in formula uno (1984) con Bombolo, Grazia Maria Buccella e Jimmy il fenomeno e Delitto al Blue Gay (1984) con Bombolo, undicesima e ultima pellicola che vede protagonista Nico Gilardi in una co-produzione italo-tedesca che chiuse un'era unica nel cinema popolare italiano. Il progetto Tomás Milian-Bruno Corbucci, fratello di Sergio, meno bravo nel cinema d'azione, ma con qualche freccia in più nell'arco del comico non si è esaurito con il personaggio di Nico Giraldi ma è sfociato in altre produzioni quali Il figlio dello sceicco (1977) con Bo Svenson, Uno contro l'altro, praticamente amici (1981) che vede Franco Colombo (Renato Pozzetto) sbarcato a Fiumicino, nell'auto che doveva usare per arrivare a Roma trova Quinto Cecioni, detto "Er Monnezza", ma... diventeranno praticamente amici. In Cane e gatto (1982) Milian in Florida è Tony Roma, playboy, cantante e ballerino italo-americano, nonchè ladruncolo da strapazzo adesca le donne ricche per derubarle e in Il diavolo e l'acquasanta (1983) è Bruno Marangoni ex centravanti della Roma, caduto in disgrazia.





               

In contemporanea con i film di Giraldi e con vari altri film della coppia Bruno Corbucci/Galliano Juso, Milian fece diverse apparizioni in altre produzioni, come il film a episodi 40 gradi all'ombra del lenzuolo (1976) di Sergio Martino con Edwige Fenech ne La cavallona, la piccola parte molto apprezzata dalla critica nel film La luna (1979) di Bernardo Bertolucci, per la quale vinse l'equivalente italiano dell'Oscar. Il lupo e l'agnello (1980) di Francesco Massaro con Laura Adani, Ombretta Colli, Simona Marchini e Michel Serrault, Manolesta (1981) di Pasquale Festa Campanile. Nel 1982 Milian fu il protagonista principale di quello che sembrerebbe l'ultimo bel film di Michelangelo Antonioni, Identificazione di una donna. Dalla fine degli anni Settanta Milian cominciò anche a fare delle apparizioni in produzioni americane, come in Winter Kills - Rebus per un assassino (1979) di William Richert con Jeff Bridges, Antony Perkins, John Huston, Eli Wallach, Sterling Hayden, Doroty Malone, Toshiro Mifune e Richard Boone, Monsignore (1982) di Frank Perry con Christopher Reeve, Geneviène Bujold e Adolfo Celi, e King David (1985) di Bruce Beresford con Richard Gere. Fu inevitabile il ritorno a New York alla metà degli anni Ottanta dove riprese a fare teatro, televisione - nell'episodio del telefilm Bought and Paid Form della serie Miami Vice (1985) - e nuove apparizioni cinematografiche, di solito nella parte del cattivo come ad esempio in Cat Chaser - Oltre ogni rischio (1989) di Abel Ferrara con Peter Weller e Kelly McGillis ed in Revenge (1990) di Tony Scott con Kevin Costner, Antony Quinn, Madeleine Stowe e John Leguizano.




                                               

Sporadicamente Milian tornò anche in Italia, dove fece con una coproduzione italo-francese Salomè (1986) di Claude D'Anna, il protagonista nell'eccellente dramma sul soprannaturale Luci lontane (1987) di Aurelio Chiesa con Laura Morante, in Gioco al massacro (1989) di Damiano Damiani con Elliott Gould e Eva Robin's, Voglia di vivere (1990) di Lodovico Gasparini con Dominique Sanda. Durante gli anni più recenti Milian si è reinventato la carriera come abile caratterista in alcune grandi produzioni americane, come JFK - Un caso ancora aperto (1991) di Oliver Stone con un cast d'eccezione che comprende: Kevin Costner, Tommy Lee Jones, Kevin Bacon, Gary Oldman, Sissy Spacek, Joe Pesci e i dinosauri Jack Lemmon, Donald Sutherland e Walter Matthau, il film TV di protesta sull'assassinio di Chico Mendez e la lotta per la foresta fluviale amazzonica tratto dal racconto omonimo di Andrew Revkin The Burning Season (1994) di John Frankenheimer con Raul Julia, Sonia Braga e Luis Guzmàn, in Fools Rush In - Mela & Tequila-Una pazza storia d'amore con sorpresa (1997) di Andy Tennant con Salma Hayek, Matthew Perry e Jill Clayburg e nell'epico Amistad (1997) di Stephen Spielberg, dove Milian è accanto ad attori del calibro di Anthony Hopkins, Matthew McConaughey e Morgan Freeman. Ha partecipato quasi sempre in ruoli ispano-americani in film con cast importanti come Money (1991) di Steven Hiliard Stern composto da Eric Stoltz, Bruno Cremer, Mario Adorf, F. Murray Abraham, Christopher Plummer e l'italiano Angelo Infanti,






Sonny & Pepper: Due irresistibili cowboy (1994) di Gregg Champion con Woody Harrelson, Kiefer Sutherland, Dylan McDermott e Luis Guzmàn, The Yards (2000) di James Gray con Mark Wahlberg, Joaquin Phoenix, Charlize Theron, James Caan, Faye Dunaway ed Ellen Burstyn, Traffic (2000) diretto da Steven Soderbergh con Benicio Del Toro, Michael Douglas, Catherine Zeta-Jones, Don Cheadle, Dennis Quaid, Luis Guzmàn, Albert Finney, James Brolin e Amy Irwing interpretando il ruolo del generale Arturo Salazar e The Lost City (2005) diretto e interpretato da Andy Garcia, e con Dustin Hoffman e Bill Murray. Tomás Milian è stato chiamato a interpretare anche pellicole di produzioni alternative quali The Arturo Sandoval Story (2000) film TV che racconta la vita del trombettista cubano Arturo Sandoval, dalla sua richiesta di asilo politico negli USA e la sua ribellione al regime comunista, diretto da  Joseph Sargen con Andy Garcia, David Paymer e Charles S. Dutton con Milian molto bravo nella parte del burbero Sosa, Ambush (2001) un cortometraggio di John Frankenheimer accanto a Clive Owen nel ruolo di un vecchio eccentrico passeggero cubano, un emigrante in Washington Heights (2002) di Alfredo De Villa accanto a Manny Perez, e La fiesta del chivo (2005) di Luis Llosa con Isabella Rossellini.  Dunque, con il suo ritorno in America alle sue radici di recitazione a New York, Milian sembra aver chiuso il cerchio e ancora dopo una carriera stupefacente di oltre trentacinque anni con un centinaio di film non sembra esserci una fermata per il talento di questo camaleonte cubano che può considerarsi uno degli attori più prolifici dell'universo.






Ma non è così. Qualche anno fa, 2013, ha girato a Roma con la regia di Giuseppe Ferrara Roma nuda, film nel quale interpreta Brigante, carismatico vice questore in pensione. E chi poteva essere la sua partner? Naturalmente Eva Henger. Non solo, nel cast del film figurano anche Laura Harring, Anna Falchi e l'intramontabile Franco Califano, core de Roma. 
Durante una sua intervista per il programma Rai Da Da Da del 2009, ha dichiarato che, nonostante viva a Miami Beach in Florida, alla sua morte vorrà essere sepolto sotto la terra di Roma, città che ha regalato all'artista una notorietà inossidabile nonostante i tanti anni di silenzio artistico.
Tomás Milian esordì nel cinema in Italia nel 1959 ne La notte brava di Mauro Bolognini, dopo aver frequentato a New York l'Actor's Studio di Lee Strasberg e Elia Kazan e aver recitato in teatro. Nel giro di pochi anni si è affermato come uno dei più interessanti giovani attori del cinema italiano, sia per il rigore della sua recitazione, sia per la perfetta aderenza psico-fisica ai personaggi interpretati. Tra i non molti film in cui è apparso, in ruoli di secondo e anche di primo piano, una segnalazione particolare meritano: I delfini (1960), di Francesco Maselli, l' arrogante Alberto, che sembra pensare che ogni cosa gli sia dovuta; Giorno per giorno disperatamente (1961) di  Alfredo Giannetti, in cui diede vita allo schizofrenico Dario Dominici con accenti di profonda inquietudine; Un giorno da leoni (1961) di  Nanni Loy, in cui tratteggiò vigorosamente il personaggio di Gino; La banda Casaroli (1962) di Florestano Vancini, nel personaggio del giovane Gabriele, coraggioso e pavido al tempo stesso, travolto da una vicenda criminale più grande di lui; e soprattutto Il lavoro diretto da Luchino Visconti, episodio di Boccaccio '70 (1961), in cui sosteneva il ruolo del protagonista, il conte Ottavio, rappresentante tipico di una particolare "jeunesse dorée", e Gli indifferenti (1964) di Francesco Maselli, nel complesso personaggio moraviano di Michele Ardengo. Attore di bella prestanza fisica, di notevole acume interpretativo, adatto soprattutto per le parti di debole, abulico, pavido e vile, Milian è certamente una delle più interessanti rivelazioni del cinema italiano degli anni Sessanta. Negli anni Settanta ha tratteggiato figure caratteristiche e originali in alcuni "western all'italiana" e "poliziotteschi" negli anni Ottanta.







Tomas Milian non è stato solo Monnezza. Proprio Monnezza, però, diventa il suo angelo custode, il suo alter ego, nella sua autobiografia, “Monnezza amore mio”, a cura di Manlio Gomarasca, edito da Rizzoli, un libro che lo ha portato a Roma, durante il Festival, per una serie di dibattiti e tributi.
Diciamolo subito, però. E’ raro trovare in un’autobiografia di un attore di successo, perché comunque lo si veda Tomas Milian, nei suoi alti e bassi, è stato un mito per il nostro cinema, una tale leggerezza nel descrivere la sua bisessualità, il suo abuso di cocaina negli anni ’70, la svolta mistica, il suo volersi rifare una vita partendo dal basso in America.






Per chi conosce Tomas Milian non sono novità, ma certo per chi non lo conosce e poco sa della dolce vita del cinema italiano degli anni ’60, tutte queste avventure con uomini e donne, indifferentemente, non sarà uno shock, ma certo non è qualcosa di usuale. Specialmente di questi tempi, a confronto con queste autobiografie che troppo nascondono o romanzano della realtà, pensiamo solo a quella di Sofia Loren, almeno rispetto ai racconti che facevano di lei i vecchi registi italiani, è incredibile come Tomas si apra invece nel racconto di una vita che, alla fine, per il tempo era piuttosto normale, malgrado Cuba e l’Actor’s Studio.
Perché la leggerezza sessuale degli anni ’60, prima ancora della rivoluzione sessuale sessantottina, fu per tanti attori e registi che facevano cinema e teatro una pratica diffusa. Soprattutto in un mondo dello spettacolo dominato da persone come Luchino Visconti, Gian Carlo Menotti, Mauro Bolognini. Pensiamo al set incredibile de “Il Gattopardo”, dove Visconti schierò tutti i più bei ragazzi del cinema italiano e europeo. Ma tutto questo era vissuto non con frustrazione e senso di colpa, ma con la leggerezza del tempo.







Questo Tomas lo trasmette bene nel romanzo della sua vita. Come trasmette la tragicità della Cuba prima dell’arrivo di Castro, lui, figlio di un ufficiale vecchio stampo che non aveva mai sopportato l’arrivo di Batista. E trasmette perfettamente la sua vulnerabilità, il suo sentirsi sempre non all’altezza rispetto a Orson Welles, a Michelangelo Antonioni, a Bernardo Bertolucci, a Gian Maria Volonté.
Che provocò risentimenti e zuffe sul set. Al punto che Tomas costruì Monnezza un po’ come un giardino tutto suo dove riusciva a muoversi come voleva. Anche se, poi, anche in quel giardino, ebbe problemi di non comprensione con registi e produttori. Quel che non c’è nella sua autobiografia, ma forse potrebbe essere un altro libro, è il racconto della sua Havana, di una Cuba perduta alla Cabrera Infante dove andava a sentir suonare il mitico Bola de Nieve e i grandi cantanti cubani del tempo. Del resto, Tomas, non è più tornato a Cuba dai primi anni ’60, anche ora che non può più farlo. 
Ay, amor…
















rielaborato da frabel
e aggiornato il 24/03/2017