sabato 8 gennaio 2011

Steve McQueen il mito vivente









Steve McQueen, nato Terence Steven McQueen (Beech Grove, 24 marzo 1930 - Ciudad Juàrez, Chihuahua, 7 novembre 1980), m 1,75, è stato un attore statunitense. McQueen è stato uno dei più celebri attori tra gli anni sessanta e gli anni settanta. Famoso per il suo atteggiamento spericolato e da anti-eroe, nonostante sia sempre stato un attore piuttosto problematico per registi e produttori, riuscì sempre ad ottenere ingenti compensi e ruoli di rilievo.Ombroso, tenero, aggressivo, lunatico e diffidente, ha vissuto una vita 'spericolata', fino a quando un male incurabile gli ha rubato quella vita beffarda, così come un'infanzia difficile gli aveva rubato la gioventù spensierata.
Nato il 24 marzo del 1930 a Beech Grove, un sobborgo di Indianapolis nell'Indiana, Steve McQueen non ha mai conosciuto suo padre, di cui si sa solo il nome, Bill, un marinaio con un passato da aviatore acrobatico, amante del gioco d'azzardo e della bottiglia, che lo abbandonò sei mesi dopo la nascita.
Steve, dal canto suo si dimostra ribelle sin da bambino.
La madre non potendolo allevare, lo affida ad uno zio, proprietario di una fattoria a Slater, nel Missuri, dove Steve, trascorse l'infanzia e buona parte dell'adolescenza.
Dallo zio impara ad andare a caccia, e tale passione non lo abbandonerà più, per tutta la vita.






Uscito da quella che rimarrà l'esperienza più dolorosa e traumatica della sua vita, con i pochi soldi che la madre gli ha messo in tasca, sale su un bus e, nel 1946, arriva a New York, dove, nel frattempo la donna si era trasferita.
Ma la madre e il patrigno gli voltano le spalle e si rifiutano di accoglierlo in casa, e così Steve comincia la vita "on the road", peregrinando da un posto all'altro, per le strade d'America.
Prima fa tappa a Los Angeles, dove fa il bullo di quartiere, poi torna a New York.

All'età di sedici anni si arruola nella marina mercantile e si imbarca su una nave cisterna, la "SS Alpha".
La vita di bordo però, non è appagante, e così dopo un po', abbandona la nave, attraccata a Cuba e attraverso la Repubblica Dominicana, rientra negli Stati Uniti.

Un giorno, mentre sta oziando al sole, su una spiaggia della Carolina del Sud, decide di partire volontario per il militare, e nell'aprile del 1947, un mese dopo aver compiuto diciassette anni si arruola nel corpo dei marins, militandovi per tre anni.





                         Steve McQueen alle verifiche di una gara motociclistica



Nel 1950 si congeda e torna sulla strada, a fare la vita di sempre: lavora in un campo petrolifero in Texas, poi va in Canada dove fa il boscaiolo, poi torna a New York e affitta, per 19 dollari al mese, un appartamento al Greenwich Village.
Per mantenersi fa i più disparati mestieri come, fattorino per un deposito di televisori, commesso per un negozio di scarpe, tassista e quant'altro.

Soltanto nel 1951, spinto dall'allora fidanzata, Neile Adams, un'artista di discreto successo a Bradway, si convince a tentare la carriera d'attore, e si iscrive alla "Neighborhood Playhouse", che frequenta assiduamente per due anni.
Per pagarsi la retta, piuttosto salata, guida fino alle tre di notte un furgone postale, eppure, nonostante la stanchezza, puntuale, ogni mattina è in classe a studiare recitazione, con Huta Hagen e Herbert Berghof.
Lasciata la scuola, dopo aver ottenuto un ruolo in una produzione teatrale yiddish, nel 1955 entra nel prestigioso Actor's Studio di Lee Strasberg, a New York, dopo aver superato a pieni voti il provino d'ingresso, unico, assieme a Martin Landau, su 2000 candidati che si presentarono.

Alterna allo studio della recitazione, l'altra sua grande passione, le corse motociclistiche, alle quali partecipa nei fine settimana, aggiudicandosi anche diverse coppe.







L'anno successivo a San Clemente, in California, Neile Adams diventa la sua prima moglie.
Il matrimonio dura quindici anni, nascono due figli: Chad e Terry Leslie, e si conclude col divorzio nel 1971.

Dopo il matrimonio, Steve si trasferisce con la moglie a Los Angeles, e subito viene scritturato da Robert Wise per la piccola parte di Fidel nel film Somebody up There Likes me - Lassù qualcuno mi ama, biografia romanzata del pugile, campione mondiale dei pesi medi, Rocco Barbella detto Rocky Graziano, a fianco dei più noti Paul Newman e Anna Maria Pierangeli, che rappresenta il suo debutto sul grande schermo. Nelle efficaci sequenze di pugilato Wise sfodera le sue doti di ex montatore. Oscar per la fotografia di Joseph Ruttenberg e per le scenografie di Cedric Gibson, Malcom Brown, Edwin Willis, Keogh Gleason. Scritto da Ernest Lehman e basato sull'autobiografia del pugile.





                        Steve McQueen nella serie televisiva Wanted: Dead or Alive



Ma è la televisione a trasformarlo in una stella, quando, nel 1958 impersona Josh Randall, nella serie TV Wanted: Dead or Alive - Ricercato vivo o morto.
Molti registi lo considerano insopportabile, un attore bravo, dal carisma eccezionale, ma incontrollabile e difficile da dirigere.
Ma Steve, forte di questo successo, non impiega molto a diventare l'idolo di generazioni di giovani, e a far infatuare di se, le donne di mezzo mondo.

Accumula così esperienza e comincia a farsi conoscere con pellicole a basso costo. Nel 1958, Blob - Fluido mortale di Irvin S. Yeaworth Jr. Il blob in sé è un’invenzione fantastica, realizzato molto bene, capace di invadere qualunque luogo e di penetrare ovunque, come nella scena, famosissima, dell’irruzione nel cinema dove, nel buio della sala, fagocita gli spettatori ignari. Colori rutilanti anni ’50 e un cast nel quale primeggia un giovane Steve McQueen, alla vigilia della fama. Oggi, in Italia, il film è famoso soprattutto perché compare nella sigla del programma televisivo "Blob", a cui ha dato il nome. Never Love a Stranger - Autopsia di un gangster di Robert Stevens e The Great St. Louis Bank Robbery - Gli occhi del testimone (1959) di Charles Guggenheim e John Stix.
Lo stile recitativo, intenso e brillante, ma anche puntuale e coinvolgente, gli occhi azzurri, incorniciati da un viso tenero e spudorato, la vita avventurosa e ribelle, fanno di lui uno degli artisti americani fra i più carismatici e anticonformisti, ma anche uno fra i più amati e idolatrati.




                             Steve McQueen accanto a Yul Brynner ne I magnifici sette



Le prime pellicole che lo consacrano star di spessore sono accanto a grandi attori. Il melodramma d'amore Never so Few - Sacro e profano (1959), dove riceve gli apprezzamenti di Frank Sinatra. Tipico film M-G-M dell'epoca della guerra fredda (il 1° interamente hollywoodiano per Gina Lollobrigida), da un romanzo di Tom T. Chamales, sceneggiato da Millard Kaufman. Si fa luce il giovane aitante McQueen. Non è tra i migliori di Sturges; buon successo nei paesi anglofoni, meno in Italia. E soprattutto The Magnificent Seven - I magnifici sette (1960), entrambi di John Sturges, dove oscura la fama di Yul Brynner.
In quest'ultimo, remake in chiave western dell'intramontabile capolavoro di Akira Kurosawa "I sette samurai", Steve è uno dei sette pistoleri (Yul Brynner, Charles Bronson, James Coburn, Robert Waughn, Brad Dexter e Horst Buchholz i compagni) che liberano dalle razzie di una banda di desperatos, gli abitanti di un villaggio messicano con Eli Wallach capo dei peones.
Il film, che ottenne un enorme successo internazionale, costituì un magnifico trampolino di lancio, o il consolidamento del successo, oltre che per McQueen, anche per tutti gli altri interpreti.






                             Steve McQueen in una scena del film Per favore non toccate le palline



Nel 1961 arriva il primo film da protagonista assoluto, e anche il primo ruolo brillante e spigliato, con la divertente commedia Honeymoon Machine - Per favore non toccate le palline di Richard Thorpe con Jim Hutton e Dean Jagger, sulle disavventure di un ufficiale della marina americana, che usa il cervellone elettronico della sua nave per sbancare il Casinò di Venezia.
Nonostante il successo, rimarrà questa la sua unica pellicola "leggera" di McQueen, perchè, d'ora in poi, privileggerà solo ruoli dalla psicologia introspettiva, decisamente più complessi.






   Steve McQueen, Robert Wagner, Shirley Field e Philip Leacock sul set di Amante di guerra



Nel 1962 sono Philip Leacock e Don Siegel a dirigerlo. In The War Lover - Amante di guerra è Leacock, con Robert Wagner e Shirley Anne Field, Dal romanzo "L'amante della guerra" (1959) di John Hersey (1914-93), sceneggiato da Howard Koch, un film schematico e superficiale che restituisce soltanto in piccola parte gli umori e le finezze dell'opera letteraria da cui deriva. Discrete riprese aeree. Musiche di Richard Addinsell (1904-77), il compositore di "Il concerto di Varsavia" (1941). Siegel è il regista di Hell is for Heroes - L'inferno è per gli eroi con Bobby Darin e James Coburn, avvincente e teso film bellico su un episodio della seconda guerra mondiale, avvenuto subito dopo lo sbarco in Normandia. Pur confuso e discontinuo, questo film antibellico è, in un genere facile alle imposture, un'opera insolitamente laconica e grave come il suo antieroico e vulnerabile eroe ribelle.




                        Steve McQueen è il fantastico interprete de La grande fuga



La consacrazione del Gotha cinematografico arriva per McQueen nel 1963, con il film di John Sturges  The Great Escape - La grande fuga, con il ruolo del prigioniero nello Stalag 'Luft Nord', di un campo di concentramento nazista che, insieme ad un gruppo di commilitoni, progettano e tentano una fuga spettacolare, dalla quale in pochi si salveranno. Il cast notevole comprende Charles Bronson, James Coburn, Donald Pleasence, James Gardner e Richard Attenbough.
Di culto sono le sue imprese motociclistiche per sfuggire all'inseguimento e alla cattura, che rimarranno per sempre un classico esempio di spirito avventuroso.
Il personaggio di Virgil Hilts, 'The Cooler King', a metà tra l'eroe e lo scavezzacollo, caratterizzerà molti altri successi futuri, come quello, per esempio, del giovane sergente in Soldier in the Rain - Il soldato sotto la pioggia di Ralph Nelson, che movimenta le giornate di un campo di addestramento, con traffici clandestini, non sempre leciti. Bizzarro film tragicomico di ambiente militare che ha in Jackie Gleason la sua carta vincente. Sceneggiatura di Blake Edwards e Maurice Richlin da un romanzo di William Goldman.






                                                     Steve McQueen è Cincinnati Kid



L'opinione dei critici si divide: il ragazzaccio odioso, che adora fare il pagliaccio sul set, è visto come geniale, irresistibile e spaventosamente egocentrico, ma lavora al massimo della forma e costruisce alla perfezione le sue interpretazioni.
A La grande fuga segue Love with the Proper Stranger - Strano incontro di Robert Mulligan con Natalie Wood e Tom Bosley, dove è Rocky Papasano, il trombettista dell'Est Side italiano di New York, che mette incinta la sua ragazza, ma non ha il coraggio di farla abortire. Mulligan va avanti e indietro dalla commedia al dramma con leggerezza, grazie e un'intelligente sceneggiatura di Arnold Schulman. Buona ambientazione e una coppia di interpreti eccellenti.
In Cincinnati Kid (1965) di Norman Jewison è Eric Stoner magnifico giocatore cinico e astuto, ritenuto il più bravo nel poker scoperto nella New Orleans degli anni trenta, che sfida, nella "partita della sua vita", Lancey Howard, il miglior giocatore d'America (Edward G. Robinson). Il film vanta la più famosa partita a poker del cinema americano con un'ottima ricostruzione ambientale, apprezzabile gusto per i dettagli e duetto impagabile tra S. McQueen e E.G. Robinson, attorniati da coloriti caratteristi. All'origine c'è un romanzo di Richard Jessup, sceneggiato da Ring Lardner Jr. e Terry Southern. Le riprese furono cominciate da Sam Peckinpah.





                                      Steve McQueen con Brian Keith nel film Nevada Smith



Ritorna con Robert Mulligan in Baby, the Rain Must Fall - L'ultimo tentativo (1965) con Lee Remick e Don Murray.
Pur sceneggiato da Horton Foote, autore della commedia all'origine del film (The Travelling Lady, 1957), non convince.
Mentre in Nevada Smith (1966) di Henry Hathaway con Karl Malden e Arthur Kennedy, incarna, con perfetta aderenza, il giovane meticcio il cui unico scopo è vivere per uccidere gli assassini che gli hanno sterminato la famiglia; un western non convenzianle, ispirato al protagonista del romanzo "The Carpetbaggers - L'uomo che non sapeva amare", di Harold Robbins.





                              Steve McQuenn accanto Candice Bergen ne Quelli della San Pablo


 

Nel 1966 è l'eccezionale protagonista del film d'avventure belliche The Sand Pebbles - Quelli della San Pablo (1966) di Robert Wise, la storia di una missione religiosa sul fiume Yangtse in Cina, assediata dai nemici. Il ruolo del marinaio americano imbarcato sulla San Pablo, che accorre in loro aiuto, gli procura la prima nomination agli Oscar come miglior attore protagonista. Gli sono accanto Candice Bergen, Richard Crenna e Richard Attenborough.





                               Steve McQueen in una inquadratura del film Il caso Thomas Crown



Giovane, ribelle e arrabbiato, divenuto ormai un simbolo del cinema hollywoodiano, è protagonista di una serie di film, un paio di western e alcuni polizieschi di classe, entrati di diritto nella storia del cinema.
Comincia nel 1968 con il giallo-rosa Il caso Thomas Crown, dove fa il ladro gentiluomo che prima seduce la detective che lo ha smascherato, poi la sfida a fermarlo; scritto da Alan R. Trustman, è un intreccio d'insieme poliziesco e amoroso insignificante nella sua eleganza, aduggiato da un virtuosismo formalistico fin troppo compiaciuto nella brillantezza della fotografia (Haskell Wexler), l'uso accanito dello split-screen e del montaggio sincopato.






                          Steve McQueen è il protagonista del suo miglior film Bullitt



Poi è la volta del thriller Bullitt di Peter Yates, con accanto Jacqueline Bisset e con Robert Duvall e Robert Vaughn, da tutti considerato uno dei film migliori dell'attore, in cui dà vita al tormentato tenente di polizia che non riesce a proteggere un uomo che deve testimoniare contro la mafia. Dal romanzo "Mute Witness" di Robert L. Pike ha vinto l'Oscar per il migliore montaggio (Frank P. Keller) e si capisce che è anche dovuto al famosissimo inseguimento automobilistico (il più celebre e suggestivo della storia del cinema) lungo i saliscendi delle strade di San Francisco, tra una Ford Mustang G.T.390 Fastback e una Dodge Charger R/T 440 Magnum.
Un remake è in fase di studio dal 2003 con Brad Pitt assegnato alla parte che fu di Steve McQueen. Nonostante la volontà dei produttori di mandare avanti il progetto, il film non ha ottenuto semaforo verde ed è rimasto in stallo.
Sono anni di grandi successi, ma anche di vita dissipata.





                                       Steve McQueen in una scena de Boon il saccheggiatore


 

Nel 1969 è protagonista di The Reives - Boon il saccheggiatore di Mark Ridell, in cui è lo scanzonato scavezzacollo che attraversa mezza america, a bordo di un'auto gialla, per andare a raggiungere l'amata che lavora in un Casinò di Menphis. L'eccezionale e sentita performance gli procura un Golden Globe e la seconda nomination della sua carriera, al premio Oscar, come miglior attore protagonista. Il film è una deliziosa rievocazione d'epoca, diretta con garbo e recitata con brio. Il soggettista Faulkner ha avuto raramente altrettanta fortuna al cinema.
Il 1969 è anche l'anno in cui scampa per miracolo al massacro di Charles Manson, avvenuto la sera del 9 agosto a Cielo Drive, quando un gruppo di quattro appartenenti alla "famiglia" di Manson, fecero irruzione nella villa di Roman Polanski e massacrarono Sharon Tate, la compagna del regista, all'ottavo mese di gravidanza, e cinque suoi ospiti.





                           Steve McQueen protagonista del film Le 24 ore di Le Mans



Nel 1971 sfoga la sua passione per i motori, la velocità, le corse automobilistiche e gli uomini duri, con Le Mans - Le 24 ore di Le Mans, un film di Lee H. Katzin con Luc Merenda e Angelo Infanti, omaggio alla mitica corsa francese. McQueen, pilota anche nella vita, la fa da padrone sulla sua Porsche anche se arriva dopo una Ferrari. Sottolineata dal rallentatore, l'insistenza su immagini di auto che s'incendiano e si disintegrano è un'informazione sui pericoli della Formula Uno o anche una riflessione sul valore della vita umana? Non predica: mostra.
Nel 1972, dopo infiniti litigi, divorzia da Neile Adams.
I quaranta anni di Steve McQueen non lo vedono in gran forma: ansie continue, paranaie, inadeguadezza malcelata, e ancora problemi di droga.





                                      Steve McQueen è l'interprete del film L'ultimo boscadero



 Ma arrivano i due film per la regia di Sam Peckinpah, il western Junior Bonner - L'ultimo boscadero, in cui è il disilluso cow boy da rodeo, che spende i soldi vinti nell'ultimo torneo, per comprare al padre, un biglietto per l'Australia, dove aveva sempre sperato di fuggire.
Dopo l'orgia di violenza de "Il mucchio selvaggio" (1969) e "Cane di paglia" (1971), Peckinpah torna alle sue origini di regista profondamente americano, tradizionalista e rurale. Bravo e credibile McQueen. Qualche momento di lirica malinconia in questa quieta storia su coloro che “devono tener fermi i cavalli”.





                              Steve McQueen e Ali MacGraw in una scena del fantastico Getaway


 

e soprattutto Getaway (1972) con Ali McGraw e Al Lettieri, che racconta la storia di un rapinatore e della sua fuga verso la libertà, con la sua donna e il malloppo; sceneggiato da Walter Hill e basato sull'omonimo romanzo di Jim Thompson (1959) è un efficace compromesso tra le ambizioni di Peckinpah e il divismo di McQueen... un successo di critica e pubblico che sbanca i botteghini e consegna McQeen all'Olimpo hollywoodiano.
Nel 1973, McQueen si sposa per la seconda volta. La moglie è l'affascinante attrice Ali MacGraw, sua partner in Getaway, conosciuta durante le riprese del film.




         Steve McQueen è l'ergastolano della Cayenna, perennemente in fuga, nel film Papillon



Lo stesso anno del matrimonio, interpreta, accanto a Dustin Hoffman, incallito falsario, il personaggio di Henry Carrière, lo sfortunato ergastolano della Cayenna, in Papillon, che sogna e tenta, con incrollabile tenacia, una impossibile fuga verso la libertà. La pellicola è tratta da un best seller autobiografico (1969) di Henri Charrière e sceneggiato da Dalton Trumbo e Lorenzo Semple Jr.
Il film gli procura la sua terza nomination agli Oscar, ma viene stroncato dalla critica e adorato dal pubblico, tanto che incassa 60 milioni di dollari in un anno.






                      Steve McQueen è l'interprete accanto a Paul Newman de L'inferno di cristallo


 

The Towering Inferno - L'inferno di cristallo, è del 1974, e lo troviamo nei panni dell'eroico capo dei pompieri di San Francisco, che si adopera per soccorrere i prigionieri dell'incendio, scoppiato al 138° piano di un grattacielo, a causa di un cortocircuito avvenuto per i risparmi del costruttore sui materiali usati. Oltre al successo decretato alla pellicola, una pietra miliare nel genere catastrofico, il pubblico, soprattutto quello femminile, si sbizzarrì per stabilire se gli occhi azzurri più belli fossero quelli di McQueen o quelli di Paul Newman, suo partner nel film di Guillermin, vincitore di tre premi Oscar. Il foltissimo cast comprende poi attori come William Holden, Fred Astaire, Faye Dunaway, Jennifer Jones, Robert Waughn, Richard Chamberlain, Orenthal James Simpson, Robert Wagner e Susan Flanney.
Ma la vita privata di McQueen è sempre più instabile, va in cura da un analista e si affida sempre più alle droghe; il risultato è che non recita per alcuni anni.
Dopo tre anni di silenzio, nel 1977 decide di interpretare An Enemy of the People - Un nemico del popolo di George Schaefer, adattamento di Arthur Miller del lavoro omonimo di Ibsen, con cui McQueen cercò di liberarsi degli stereotipi di Hollywood, che viene stroncato dalla critica e dal pubblico.

Nel 1978 è la catastrofe coniugale, divorzia da Ali MacGraw e sceglie la modella ventiduenne Barbara Minty.
Sono gli anni più duri, McQueen comincia ad avere seri problemi di salute, si ritira a Santa Paola per disintossicarsi, smettere con gli abusi e i vizi, dedicarsi alla nuova donna e rimettersi in forma.
Trascorre il tempo a pilotare aerei d'epoca, a fare beneficenza, a correre in moto in mezzo al fango o a sedere con le gambe incrociate, nel deserto, insieme agli indiani Navajo.







                                                        Steve McQueen è Tom Horn



Nel 1979 ottiene il brevetto di pilota privato, dopo aver imparato a volare su un biplano "Stearman", venduto poi all'asta, nel 1982.
L'anno seguente gira il penultimo film, Tom Horn, tratto dalle memorie del pistolero che difende dai ladri un gruppo di allevatori dello Wyoming, ma poi questi, per tutta risposta, lo accusano di un delitto, da cui, amareggiato e deluso, si rifiuta di difendersi. Penultimo film di S. McQueen che morì a 50 anni nel 1980: era come il buon vino che, invecchiando, migliora. Semiwestern autunnale di atmosfera nostalgica, puntiglioso nell'ambientazione. Splendida fotografia di John Alonso.
Il film rappresenta l'ultima, grande interpretazione di McQueen, che riesce a trasmettere, con grande capacità espressiva, tutto il disinganno di un uomo tradito e sperduto.
Durante le riprese gli viene diagnosticato il cancro al polmone.
Nello stesso anno decide di sposare Barbara Minty, sua ultima compagna di vita.






                            Steve McQueen in una scena del suo ultimo film Il cacciatore di taglie



Nello stesso anno, ormai malato, gira The Hunter - Il cacciatore di taglie di Buzz Kulik con Eli Wallach, dalla biografia di Ralph Thorson, un moderno cacciatore di taglie, angosciato dalla futura paternità, perchè sa il mondo violento e corrotto. Storia dissestata dove si mescola la violenza con la delicatezza, il picaresco con il tenero. La rincorsa di un'auto sportiva e una trebbiatrice attraverso un campo di mais non si dimentica. E' l'ultima apparizione del grande attore.
Nel luglio dello stesso anno McQueen, entra in una clinica messicana, a Juarez, lontano da tutto e da tutti, per andare a morire solo come era vissuto.
Pochi mesi dopo rivela alla stampa la natura del suo male.
Muore il 7 novembre dello stesso anno, a soli cinquanta anni.






            Steve McQueen proprietario di eccezionali collezioni d'armi e auto sportive famose



Fu proprietario di una eccezionale collezione d'armi, e fequentò, assieme a James Coburn, le palestre di arti marziali di Chuck Norris e Bruce Lee, prima che anch'essi diventassero attori di successo in film d'azione.
Oltre alle tre nomination agli Oscar, l'attore ha vinto nel 1968 il Photoplay Award nella categoria Most Popular Male Star e ha ottenuto tre nomination al Golden Globe: nel 1967 per Quelli della San Pablo, nel 1970 per Boon il saccheggiatore e nel 1974 per Papillon.
Nel 1967 ha vinto un Golden Globe come "World Film Favorite".





Steve McQueen e la Triumph TR6 Trophy mascherata BMW nel tentativo de La grande fuga 



McQueen è ricordato, oltre che per il talento recitativo, anche per la sua passione per le corse, motociclistiche e automobilistiche. Quando ne aveva la possibilità, amava fare a meno di controfigure e girare egli stesso le scene che solitamente venivano svolte dagli "stuntman".
Le più famose scene motoristiche sono state girate per il film Bullitt e nel finale del film La grande fuga quando cerca di raggiungere la Svizzera a bordo di una motocicletta Triumph TR6 Trophy mascherata come se fosse una BMW bellica. Soltanto la scena del salto sul filo spinato fu eseguita dallo stuntman Bud Ekins. McQueen aveva voluto provare la scena una prima volta, ma finì con una caduta e la produzione, per non rischiare un infortunio, impose alla star di punta di non riprovarci. In tutte le altre scene di inseguimento non vi fu mai il bisogno effettivo di uno "stuntman".






                                        Steve McQueen alla 12 ore di Sebring



Durante la sua carriera cinematografica McQueen partecipò a parecchie gare e considerò più volte l'ipotesi di abbandonare il cinema per dedicarsi completamente alle corse. Nel 1970 partecipò alle 12 ore di Sebring insieme a Peter Revson con una Porsche 908 spyder (guidandola con un piede fasciato a causa di un precedente incidente motociclistico) arrivando primo nella sua categoria e secondo assoluto a soli 23" dal vincitore Mario Andretti su Ferrari. 
Nel 1971 la stessa Porsche 908 fu usata come "camera car" per girare il film Le 24 Ore di Le Mans. Il film fu un flop al botteghino e costituì un grosso fiasco nella carriera di McQueen, ma a distanza di anni viene ricordato come una realistica testimonianza su uno dei più famosi periodi della storia motoristica e come uno tra i migliori film di corse automobilistiche mai girato. McQueen comunque non partecipò alla 24 ore del 1970 poiché la produzione del film negò il supporto all'attore nel caso in cui egli avesse gareggiato.
L'attore partecipò anche a parecchie gare motociclistiche durante gli anni sessanta e settanta a bordo perlopiù di una Triumph Bonneville e di una Triumph 500cc acquistata da Bud Ekins. Tra le altre competizioni prese parte anche alla Baja 1000, alla Mint 400, al Gran Prix di Elsinore e nel 1964 venne scelto per rappresentare gli USA alla International Six Days Enduro (ISDE). Alla sua morte, la sua collezione di moto comprendeva oltre 100 modelli per un valore di vari milioni di dollari. 
Steve McQueen aveva anche avuto la fortuna di possedere alcune tra le più famose auto sportive dell'epoca come ad esempio: la Porsche 908, Porsche 917, Porsche 356 e Porsche 911 Carrera S, la Ferrari 512, Ferrari 250 Lusso Berlinetta (battuta all'asta da Christie's California nell'agosto 2007, per 1,7 milioni di euro) e la Jaguar D-Type XKSS.





                                          Steve McQueen sulla Ford Mustang GT nel film Bullitt



Con suo grande dispiacere invece McQueen non riuscì mai a venire in possesso della Ford Mustang GT utilizzata nel film BullittSecondo il regista del film infatti, nessuna delle due auto (ancora oggi esistenti) utilizzate per le riprese è mai stata posseduta dall'attore. Negli anni 90, all'uscita della Ford Puma, un suggestivo fotomontaggio fece sì che McQueen la guidasse nella pubblicità. Nello spot si vede l'attore guidare la Puma per le strade californiane, deporla in una autorimessa insieme ad una replica della moto utilizzata ne La grande fuga e alla Ford Mustang GT del 1968. Un attimo dopo tutto sparisce e resta solo la Puma.





            Steve McQueen con lo stuntman Bud Ekins sulla 450 hp Chevy Beast a The Baja Boot



Nel 1979 gli venne diagnosticato un mesotelioma (un tumore della pleura associato all'esposizione all'amianto). McQueen morì in una clinica messicana, in seguito a due consecutivi attacchi cardiaci, alle 15.45 del 7 novembre 1980, accanto all'ultima moglie e all'istruttore di volo e amico Sammy Mason. Ventiquattro ore prima gli era stato rimosso chirurgicamente e con successo un tumore allo stomaco. Venne cremato e le sue ceneri furono sparse nell'Oceano Pacifico.






tratto da Film Scoop, Mymovies, Wikipedia e The Selvedge Yard







rivisitato da frabel

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