Joel Coen (Minneapolis, 29 novembre 1954) e il fratello Ethan Coen (Minneapolis, 21 settembre 1957), generalmente noti come i fratelli Coen, sono due celebri registi e sceneggiatori statunitensi.
In America, sul finire degli anni Ottanta, i re del cinema indipendente erano Joel e Ethan Coen, fratelli sceneggiatori, registi di fama riveriti e ricercati. Sospesi fra lo chic, il kitsch e il pop, sempre adrenalinici e ipercolorati, sono gli autori di pellicole scintillanti, nonché impeccabili fusioni fra lo "sporco" – che ha caratterizzato la prima parte della loro carriera – e il parodistico – che invece ha caratterizzato la seconda parte della loro carriera.
Spesso strizzando un occhio alla commedia musicale, si spingono fra il noir e la commedia, creando un cinema sulfureo popolato da volti come quelli di John Turturro e John Goodman. Mutano costantemente di registro, non solo fra film e film, ma anche all'interno della pellicola stessa che si tinge di quando in quando o di ombrose ossessioni o di involontario e ridicolo humour nero.
Perfettamente in grado di controllare la macchina da presa, non sono mai ordinari, né banali, ma divertenti, tragici, ironici e manieristi, provando un piacere sadomasochista nell'affrontare archetipi cari al cinema hollywoodiano, riproponendoli parodiati, con uno stile visuale sempre superbo, di alta cinefilia e di puro piacere per il cinema, spiazzando lo spettatore fra diversioni, contraddizioni, dettagli, inquietudini e cose insignificanti (e sì, anche quelle). Hanno amato quei gangsters che si accendevano le sigarette dopo le esplosioni, hanno raccontato di partite di bowling filosofiche fra grandi tripponi e hanno descritto omicidi con una crudezza smisurata.
Eppure quel loro modo di fare cinema che per gli anni Ottanta e Novanta era così rivoluzionario, ben presto è diventato "classico", realistico, misurato e pudico. Un processo che ha portato i due occhialuti fratelli con l'aria da secchioni a essere completamente integrati dal sistema Hollywood, ma anche a fare della loro messa in scena una strada che molti attuali ed emergenti registi indie seguono. Con un talento figurativo senza precedenti, hanno rappresentato la ferocia pur senza far indossare al cinema nessuna maschera mostruosa, perché l'assassino più pericoloso, non è il killer con il coltellaccio degli slasher movie, ma l'uomo comune, quello che magari ha gusto e intelligenza o, all'opposto, è particolarmente stupido.
Comicità e grottesco che si fondono insieme in un risultato di alta classe: questo è lo stile dei fratelli Coen, autori di film memorabili per chi – come noi – ama il cinema sopra ogni cosa, ma un po' meno per il pubblico che a volte non sembra particolarmente sorpreso, coinvolto e affascinato da pellicole come Barton Fink, Fargo, L'uomo che non c'era e Ladykillers. Sarà per la corrente alternata del ritmo filmico, per alcune volgarità che a volte non sono proprio degne di loro, sarà per i personaggi stereotipati eccessivamente o per la perdita di ogni logica che è la colonna portante del loro cinema, accompagnata dalla descrizione di un mondo dominato dall'avidità e dalla violenza, i crudi e duri Coen non piacciono a tutti. Anche se quel sapore di crepuscolare e accattivante, quel vago profumo d'europeo - più che americano - che si avverte nelle nostre narici ci solletica particolarmente.
Fratello maggiore del regista e sceneggiatore Ethan e figlio di un professore di economia alla University of Minnesota e di una professoressa di storia dell'arte della St. Cloud State University, a soli 10 anni si mette a stampare con il fratello un opuscolo di quattro pagine: The Sentinel che trattava solo di cinema e che aveva il costo di 2 cents.
La passione per la messa in scena strabordava fin dall'infanzia. Ancora bambini, con i soldi risparmiati dai loro lavoretti, riescono ad acquistare una cinepresa Super-8 che sarà il loro primo vero occhio cinematografico. È proprio grazie al Super-8 che realizzano cortometraggi da loro stessi definiti «astratti e surrealisti», nonché rifacimenti amatoriali dei film visti alla tv come La preda nuda (1966) di Cornel Wilde e Tempesta su Washington (1962) di Otto Preminger.
Alunno del Simon's Rock Early College – seguito passo per passo dal fratello –, Joel si iscrive alla New York Univerisity per studiare cinema e, proprio fra quei corridoi, all'inizio degli Anni Settanta, conoscerà future grandi personalità del cinema americano come i registi Sam Raimi e Scott Spiegel e gli attori Bruce Campbell, Holly Hunter, Kathy Bates e Frances McDormand, poi divenuti tutti membri del club Society for Creative Filmmaking. Raggiunta la laurea grazie al corto di 30 minuti Soundings – che narrava di una donna impegnata a fare sesso con il suo ragazzo, mentre verbalmente faceva fantasie sessuali sul migliore amico di questo, che invece ascoltava nell'altra stanza -, Joel comincia a lavorare come assistente e aiuto montatore di diversi film horror a basso costo, molto spesso di Raimi - come nel caso de La casa (1981) con il suddetto Campbell.
Dopo il matrimonio con l'attrice Frances McDormand nel 1984, cui seguirà, oltre alla nascita di un figlio, anche l'adozione di Pedro, un bambino del Paraguay, Joel Coen capisce che non può lavorare senza suo fratello.
Quindi i due cominciano una strettissima collaborazione gomito a gomito, partendo dalla stesura del soggetto e della sceneggiatura fino alla messa in scena. Ancora oggi è così: anche se Joel viene accreditato di solito come regista della pellicola, non esiste una distinzione netta fra i due, come è testimoniato dagli attori che interagiscono con entrambi i fratelli Coen per le indicazioni di scena. Per questo, Joel è conosciuto anche con il soprannome de "il regista a due teste", ma spesso sono anche autori del montaggio dei loro film, che firmano sotto lo pseudonimo di Roderick Jaynes. Grandi amici di Steve Buscemi, Jon Polito, John Goodman, John Turturro, George Clooney, Michael Badalucco, Charles Durning, Peter Stormare, Tony Shalhoub e Billy Bob Thornton, fanno di questa grande congrega di attori i loro interpreti feticcio. Il primo passo nella regia è per Blood Simple - Sangue facile (1984) con Frances McDormand e M. Emmet Walsh, un giallo ingegnoso e un po' folle che vincerà il Gran Premio della Giuria al Sundace Film Festival, un esordio non male.
Ma Joel, aldilà del felice debutto registico, si improvvisa persino attore dilettante diretto dall'amico Raimi ne I due criminali più pazzi del mondo (1985), ancora con Bruce Campbell. Altra esperienza di questo genere la farà quello stesso anno sul set del divertente Spie come noi (1985).
Frances McDormand in una scena de Fargo
Nel 1987, è la volta dell'anomalo con rapine e rapimenti per la strana coppia ne Raising Arizona - Arizona junior (1987) con Nicolas Cage, John Goodman e William Forsythe, Holly Hunter e Frances McDormand, seguito dal più violento ma se non il migliore, il più armonioso e compatto dei fratelli Coen Miller's Crossing - Crocevia della morte (1990) con John Turturro, Jon Polito, Albert Finney, Steve Buscemi e Michael Badalucco, Gabriel Byrne, Marcia Gay Harden e l'apparizione di Sam Raimi - abbattuto a colpi di mitra - e comparsa non accreditata - una segretaria - di Frances McDormand, futuro Oscar per Fargo e dal loro più importante e sporco successo Barton Fink - E' successo a Hollywood (1991) con John Turturro, Michael Lerner e John Goodman che otterrà a Cannes, unico nella storia de Festival, sia la Palma d'Oro come miglior film sia quella per la miglior regia che per il miglior attore. Hollywood si accorge di loro: Paul Newman e Tim Robbins diventano i protagonisti del multicolorato e inconsueto The Hudsucker Proxy - Mister Hula Hoop (1994), mentre più successo avrà il thriller Fargo (1996) con William H. Macy, Steve Buscemi, Frances McDormand e Peter Stormare, nel quale i fratelli Coen si divertono a spiazzare critica e pubblico con questo maldestro rapimento tramutato in dramma, che li vedrà trionfare nuovamente a Cannes con una seconda Palma d'Oro per la regia, ma anche all'Academy con l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale, pur lasciandosi scappare quella per la miglior regia e per il miglior film dell'anno. Ma non si disperano perché una pioggia di nominations ai BAFTA cade su di loro, con tanto di premio David Lean per la regia che li consacrerà definitivamente due dei registi più amati in Europa.
Jeff Bridges con Steve Buscemi e John Goodman in Il grande Lebowski
Il capolavoro arriva nel 1998, quando raccontano le avventure di un reduce del movimento hippy che si trova invischiato in noir anni Quaranta coi colori sgargianti e il gusto coreografico di un musical dei tempi d'oro.
Riassumere questo film nichilista ambientato a Los Angeles nel 1991 che rotola, ruzzola, rimbalza come una palla da bowling è difficile quasi quanto Il grande sonno di Chandler-Hawks. Imperniato su un errore di identità e un sequestro di persona, ha per protagonista il barbuto in calzoncini corti Jeff Lebowski detto il Drugo (pessima traduzione dell'originale Dude), vecchio ragazzo degli anni '70, uno degli estensori del Manifesto (1962) di Port Huron, fedele alle amicizie e alle proprie idee, disincantato osservatore della putredine del mondo, ma deciso a fare la cosa giusta. Manca un filo forte a legare questa storia contorta, ma c'è un'assortita galleria di personaggi, attori bravissimi, talvolta irresistibili, ricchezza di invenzioni, una ghiotta sequenza onirica, intelligenti e divertenti dimostrazioni di cinema concettuale: “è come una grande stanza mirabolante di quel museo-galleria degli sfigati e bizzarri del mondo in cui viviamo e che abbiamo voluto come è”.
Si sta parlando de Il grande Lebowski (1998) con Jeff Bridges, John Goodman, Steve Buscemi, John Turturro e Julianne Moore: la summa della loro bravura.
Tim Backe Nelson, John Turturro e George Clooney in O Brother, Where Art Thou?
Si passerà poi al capolavoro metaforico, divertente, citazionista e omerico O Brother, Where Art Thou? - Fratello, dove sei? (2000) con George Clooney, John Turturro, Tim Backe Nelson, John Goodman, Holly Hunter, Charles Durning e Michael Badalucco, candidato sia agli Oscar che ai BAFTA per la miglior sceneggiatura con la quale affrontano l'odissea di tre evasi del Mississippi,
Billy Bob Thornton e Michael Badalucci in una scena de The Man Who Wasn't There
ma anche a The Man Who Wasn't There - L'uomo che non c'era (2001) con Billy Bob Thornton, Frances McDormand, James Gandolfini, Tony Shalhoub, Michael Badalucco e Jon Polito, una sceneggiatura egregia per il simil-noir secondo i Coen, che attraverso un umorismo sottile e uno splendido b & n, confermano la passione per il cinema noir. La provincia, le manie dell'epoca, il razzismo, il racket del gioco, tutto è rappresentato ad arte, che farà loro vincere la terza Palma d'Oro per la regia e il David di Donatello per il miglior film straniero. Il tutto prima di arrivare a quella che è forse la loro commedia più sofisticata, remore del retaggio Katherine Hepburn e Spencer Tracy (o Cary Grant) con Prima ti sposo, poi ti rovino (2003) con George Clooney, Catherine Zeta-Jones e Billy Bob Thornton.
Tom Hanks in una scena de The Ladykillers
Accanto al lavoro come registi e sceneggiatori, i Coen da sempre sono produttori dei loro stessi film, ma anche di opere dirette o con i loro amici come Babbo bastardo (2003) di Terry Zwigott con Billy Bob Thornton e il bellissimo musical italo-americano Romance & Cigarettes (2005) di John Turturro con Susan Sarandon e Christopher Walken. Dopo il grande insuccesso di The Ladykillers (2004) con Tom Hanks al servizio della comicità dei Coen, - rifacimento de La signora omicidi – prediligono piccoli progetti come nel caso di Paris, je t'aime (2006), nel quale interagiscono perfino con Gérard Depardieu con il corto Tuileries e il cortometraggio World Cinema con l'episodio appartenente all'opera multimanuale Chacun son cinéma - A ciascuno il suo cinema (2007), dove hanno collaborato con Jane Champion, Michael Cimino, David Cronenberg, Manoel de Oliveira, Takeshi Kitano, Lars von Trier, Wim Wender, Wong Kar-Wai, Zhang Yimou, David Lynch, Nanni Moretti, Roman Polanski e Thèo Angelopulos.
Javier Bardem in una scena del film No Country for Old Men
Ritornano, ritrovando la loro creatività e la classe dei loro primi capolavori con la trasposizione dell'omonimo romanzo di Cormac McCarthy No Country for Old Men - Non è un paese per vecchi (2007) con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson e Kelly MacDonald che racconta la storia di un uomo che trova in una zona desertica un camioncino con un carico di eroina e una valigetta con due milioni di dollari, scatenando una serie di reazioni a catena che lo faranno preda di un pericoloso inseguitore – a confermare un'estrema coerenza con la scelta di narrare i mutamenti di questo nostro mondo, conquistandosi un Golden Globe per la loro migliore sceneggiatura, i Coen riescono anche a fare un cinema di qualità, spettacolare ma al contempo profondamente morale.
George Clooney e FrancesMcDormand in una scena de Burn After Reading
e con Burn After Reading (2008) con Brad Pitt, George Clooney, John Malkovich, Tilda Swinton e Frances McDormand. I Coen questa volta si divertono davvero con attori amici come Clooney e McDormand (che è qualcosa di più di un'amica avendo sposato uno dei due fratelli) e con new entry come Tilda Swinton. Ma il loro mondo di losers anche un po' ipodotati sul piano intellettuale è comunque ricco di un retrogusto amaro. Il microcosmo che vanno a raccontarci prendendo le mosse da una visione satellitare del nostro pianeta e andando a stringere su Washington è fatto di gente che agisce senza pensare mai alle conseguenze.
Il divertimento per i due consiste nel realizzare un film "alla Landis" mutandone il segno. Il riferimento a Chevy Chase protagonista dell'indimenticato Spies Like us - Spie come noi è addirittura esplicito.
Jeff Bridges e Hailee Steinfeld in una scena del film True Grift
Il 2009 e 2010 sono anni proficui per i fratelli Coen. Ambientato nel Mid West del 1967 nel loro splendore registico dirigono Michael Stuhlbarg in Serious Man (2009) dove interpreta Larry Gopnik, professore di fisica con molti guai e al western remake de Il Grinta (1969) con John Wayne True Grit (2010) con Jeff Bridges, Matt Damon, Hailee Steinfeld e Josh Brolin, fedele adattamento per il grande schermo dell'omonimo romanzo di Charles Portis.
Intelligenti, brillanti, geniali, innegabilmente diversi ogni volta che posano il loro occhio sul mirino della cinepresa e straordinariamente originali, convincono quasi sempre. La loro messa in scena è fin troppo perfetta e se non fosse per le venture bizzarre che scorrono come vasi sanguigni pompando personaggi fortemente caratterizzati nei loro film quella loro misura nei tocchi, quel loro estremismo e quella loro veridicità verrebbe sicuramente meno. È nell'eccesso che i Coen mostrano la verosimiglianza con la realtà, nella narrazione di un mondo che è in salute e normalissimamente spietato. Sono i primi della classe, senza dubbio. "Indiscussi campioni di categoria nella commedia nera" sono impeccabili e incontestabilmente griffati. Per questo non si perdona loro un errore.
Stando alle ultime voci, Michael Hoffman dirigerà il remake di Gambit, basandosi su di una sceneggiatura alla quale hanno dato vita Joel ed Ethan Coen. Nel cast del film originale, risalente al 1966, figuravano Michael Caine e Shirley McLaine per la regia di Ronald Neame.
Sono un marchio di qualità per il cinema americano: Joel ed Ethan Coen hanno sbancato l'edizione 2008 degli Oscar con il meraviglioso Non è un paese per vecchi e si ripresentano al pubblico ritornando ai ritmi della commedia sofisticata di cui sono maestri. Burn After Reading è la loro rilettura dei film di spionaggio, nei tempi e lo stile che li hanno resi celebri. È ancora un'occasione per ritrovare alcuni degli attori feticcio che contraddistinguono il loro metodo di lavoro. Proprio grazie ai fratelli Coen George Clooney ha iniziato la sua scalata al cinema che conta dopo gli inizi in tv; Frances McDormand (sposata con Joel) ha offerto le migliori interpretazioni nei loro film (tra cui l'Oscar per Fargo); Richard Jenkins torna dopo L'uomo che non c'era e Prima ti sposo, poi ti rovino ma la lista è lunga e comprende una serie di dotatissimi attori di cui i fratelli amano circondarsi. Tra di essi Steve Buscemi, John Goodman, Jon Polito e John Turturro. Insomma, un set dei Coen è come una casa in cui tutti si conoscono, forse una casa stregata per le magie che i due riescono a creare per stupire il pubblico non rinunciando mai a farli pensare. Un po' come il primo film a cui lavorarono, insieme con un altro diventato "grande", Sam Raimi: quel film era proprio La casa, era il 1983 e da allora non hanno più smesso di costruire.
tratto da Mymovies
rivisitato da frabel
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