sabato 6 maggio 2017

jeff Bridges il miglior attore edonista vivente










"Quando inizi a impegnarti nei tuoi processi creativi, scuoti tutti i tuoi impulsi". Così, Jeff Bridges commenta la sua recitazione. Non c'è bianco o nero con Jeff Bridges, ma solo e unicamente diversi colori che vanno dall'ocra dell'armatura da vichinga di Julianne Moore che riflette sul suo abito bianco de Il grande Lebowski al verde smeraldo della sua giacca in Otto milioni di modi per morire, dal blu cobalto dello splendido cielo di Tucker-Un uomo e il suo sogno che sembra rubato nei suoi occhi azzurri al giallo oro degli ambienti di Fearless. Una gamma di sfumature di grigi che sembrano contaminare lo spettatore nell'anima. Questo è il segreto di Bridges, uno degli attori indimenticabili della storia del cinema, nonché uno degli interpreti più grandi della sua generazione.
Jeff  Bridges, davvero un grande attore, per mestiere, appeal e umanità. Ci sono personaggi molto più celebrati che non lo valgono davvero, un nome: il mono espressivo Nicolas Cage, che si è visto attribuire persino un Oscar. Eppure, nonostante questo riconoscimento da parte della critica, è anche uno dei più sottovalutati. Perché?






Perché è in parte fuori dallo Star System, con il quale ha da sempre un rapporto misto di misteriosa repulsione e attrazione. Perché si è messo al servizio di registi (per larga parte) indipendenti al fine di presentare, a noi pubblico, povere anime disilluse, antieroi, uomini rovinati dal destino,
individui appesantiti dalla vita che scardinano a loro spese convenzioni sociali, pregiudizi e ipocrisie, esplorando il razzismo dell'anima, quello che sentiamo dentro di noi, ma che nessuno osa dire. Interpretazioni perfette che hanno comunque meritato la gratificazione di un premio Oscar e di un Golden Globes, entrambi nel 2010 per Crazy Heart.







Nella sua carriera ha ricevuto sei nomination agli Oscar, quattro come "miglior attore non protagonista" (per L'ultimo spettacolo, 1971, Una calibro 20 per lo specialista, 1974,  The Contender, 2000 e Hell Or High Water, 2017); tre come "miglior attore protagonista" (per Starman, Crazy Heart, e per Il Grinta), e cinque ai Golden Globe; due come "miglior attore non protagonista" (per The Contender, 2000 e Hell Or High Water, 2017); tre come "miglior attore protagonista" (per Starman, La leggenda del re pescatore, 1991, e Crazy Heart). Il 17 gennaio 2010 è stato premiato con il Golden Globe per il miglior attore in un film drammatico per Crazy Heart, e il 17 marzo dello stesso anno è stato premiato con l'Oscar per la stessa interpretazione.






Jeffrey Leon Bridges (Los Angeles, 4 dicembre 1949) è un attore e produttore cinematografico statunitense.
Figlio d'arte (i suoi genitori sono i grandi attori cinematografici e televisivi  Lloyd Bridges e Dorothy Dean Bridges) e fratello dell'interprete Beau Bridges - ma anche zio degli attori James Geston ed Emily, Dylan, Jordan Bridges, nonché dell'operatore di camera Casey Bridges – Jeff aveva solo quatto mesi quando esordì al cinema nella pellicola N.N. Vigilata speciale (1951) di John Cromwell, con il fratello Beau, in una scena in cui era tenuto in braccio dall'attrice Jane Greer alla stazione ferroviaria (che poi ritrovò nel 1984 in Against All OddsDue vite in gioco).






Cresciuto nell'ambiente hollywoodiano, frequentava ancora la Palisades High School quando debuttò, a volte con il nome Bridges Jeffrey, accanto a suo padre in quattro episodi della serie TV Sea Hunt (1958-1960) e tre episodi del telefilm The Lloyd Bridges Show (1962-1963) e in un episodio della serie TV The Loner (1965). Una volta diplomato, si iscrive alla University High School di Los Angeles e, uscito da lì, entra a far parte della guardia costiera americana. Ma non è il mare il suo destino e lui se ne accorge subito. Con umiltà e senza sfrafottenza appare nel 1969 in un episodio della serie TV F.B.I. e nel telefilm Silent Night, Lonely Night, accanto al padre Lloyd e Shirley Jones e nella pellicola The Yin and the Yang od Mr. Go (1970) accanto a James Mason, e in seguito nel film drammatico Halls of Anger, in un episodio della serie TV The Most Deadly Game e nel telefilm In Search of America (1971), poi diventa uno dei giovani attori prediletti dei registi Paul Bogart e Robert Benton che contribuiranno a far conoscere Bridges nell'ambiente cinematografico, non tanto come il figlio del grande Lloyd, ma per la sua generosità e affidabilità professionale che contraddistingueranno la sua ottima reputazione, nonostante i problemi con LSD e marijuana.






È il 1972 quando riceve la sua prima nomination all'Oscar come miglior attore non protagonista nel film di Peter Bodganovic The Last Picture Show - L'ultimo spettacolo (1971) accanto a Timothy Bottoms, Randy Quaid e alla bella Cybill Shepherd. Il film racconta con delicatezza e partecipazione le storie sentimentali di alcuni ragazzi, poco prima dello scoppio della guerra di Corea e la fine del periodo della loro giovinezza sancita dalla chiusura del piccolo cinema che frequentavano. Un ottimo trampolino di lancio per questo volto fresco che si ritroverà improvvisamente a essere diretto dal grande John Huston in Fat City - Città amara (1972) nel ruolo di un pugile di belle speranze accanto a Stacy Keach, da Robert Benton in Bad Company - Cattive compagnie (1972) in un insolito e demistificato western le picaresche avventure di giovani amici nel selvaggio West durante la guerra civile, con John Savage e Bryan Brown e accanto al premio Oscar Rod Steiger e Robert Ryan in una fosca e violenta pittura di un aspetto dell'America rurale ne The Lolly Madonna War - La terra si tinse di rosso (1973) diretto da Richard C. Sarafian.






Nello stesso anno interpreta un driver nel dramma sportivo diretto da Lamont Johnson The Last American Hero - Il diavolo del volante accanto a Valerie Perrine e nel dramma di "mosche da bar" che tentano di allontanare, grazie al wiskey e alle chiacchiere, le delusioni e rimpianti  per i sogni che si sono infranti, in The Iceman Conneth targato John Frankenheimer, a fianco dei divi Lee Marvin, Fredric March e Robert Ryan. Altra candidatura lo aspetta per il bellissimo ruolo di scudiero metropolitano nel poliziesco e primo film del grande regista Michael Cimino Thunderbolt and Lightfoot - Una calibro 20 per lo specialista (1974) accanto a Clint Eastwood e ai grandi caratteristi Geoffrey Lewis e George Kennedy. Ma la statuetta come miglior attore non protagonista va nelle mani di Robert De Niro per Il padrino - Parte II, lasciando Bridges a mani vuote.






Nel 1975 interpreta due western: Rancho Deluxe - Scandalo al ranch di Frank Perry, film spigliato e picaresco sulle disavventure di due ladri di bestiame, da ricordare per le musiche di Jimmy Buffett e Hearts of the West - Pazzo pazzo West! di Howard Zieff, nei panni di uno scrittore che sogna di diventare un cowboy, accanto a Donald Pleasence e Alan Arkin.
Dopo aver girato il film con Arnold Schwarzenegger, uno dei primi ruoli per entrambi, Stay Hungry - Un autentico campione-Il gigante della strada (1976) diretto da Bob Rafelson tratto dall'omonimo racconto di Charles Gaines e il lungometraggio fantastico avventuroso, di buon successo di pubblico, remake del classico del 1933 King Kong di John Guillermin, ricordato sopratutto per gli effetti animatronici di Carlo Rambaldi, premiati con un Oscar, accanto a Jessica Lange e Charles Grodin. Ma soprattutto dopo le varie relazioni e flirt con attrici come Cybill Shepherd, Candy Clark e Valerie Perrine, si sposa con la fotografa Susan Geston il 5 giugno 1977. La Geston, incontrata sul set del film Rancho Delux, sarà il più grande amore della sua vita e la sua attaccatissima compagna per quarantanni, dandogli la bellezza di 3 figlie: Isabelle (1981), Jessica (1983) e Hayley (1987).






Nel 1978 si cimenta, ancora con il regista Lamont Johnson nel crime-comedy Somebody Killed Her Husband - Qualcuno ha ucciso mio marito con Farrah Fawcett. Al discreto successo, nel ruolo di Nick, il giovane fratello del presidente Tim Keegan, ucciso a Filadelfia nel 1960, del thriller Winter Kills - Rebus per un assassinio (1979) di William Richert con Antony Perkins, Toshiro Mifune, Eli Wallach, Sterling Hayden, Dorothy Malone, Tomas Milian, Richard Boone e John Huston (questa volta in veste di attore). L'anno seguente è diretto ancora da William Richert nella commedia The American Success Company da una storia di Larry Cohen e il flop del maledetto Heaven's Gate - I cancelli del cielo (1980), western epico scritto e diretto da Cimino, con Kris Kristofferson, Christopher Walken, John Hurt, Geoffrey Lewis, Joseph Cotten, Sam Waterston e un piccolo cameo di Mickey Rourke.
Seguiranno nel 1981 il thriller Cutter and Bone - Alla maniera, di Cutter,conosciuto anche con il nome di Cutter's Way, diretto da Ivan Passer e il telefilm The Girls in the Summer Dresses and Other Stories by Irwin Shaw, con Claudine Auger e Charles Durning e l'anno seguente la commedia romantica Kiss me Goodbye - C'é... un fantasma tra noi due di Robert Mulligan con Sally Field e James Caan.






Da doppiatore (accanto a Mia Farrow, Alan Arkin e Christopher Lee) del cartone animato The Last Unicorn (1982), gira con la bellissima Rachel Ward e l'arcigno James Wood l'avventuroso Against All Odds - Due vite in gioco (1984) di Taylor Hackford e diventa finalmente vincitore di un premio (il Saturn Award come migliore attore, una sorta di Oscar del cinema, nel film dai temi fantasy, horror e fantascientifici per il suo ruolo nella pellicola, più che un classico un cult, di John Carpenter Startman (1984) con Karen Allen e Charles Martin Smith. Storia coinvolgente che fonde con maestria science-fiction, love-story e road-movie. Riconoscimento che immediatamente sarà seguito dalla candidatura all'Oscar come miglior attore protagonista.






Accanto a Glenn Close e Peter Coyote nel thriller Jagged Edge - Doppio taglio (1985),ultimo film del regista britannico Christian Marquand, noto sopratutto per aver diretto il terzo film della saga di Guerre stellari, Star Wars: Episode IV-Return of the Jedi, passa al fianco di Rosanna Arquette e Andy Garcia nel criminale e discreto film d'azione 8 Million Ways to Die - 8 milioni di modi per morire, da un romanzo di Joe Gores, scritto da Oliver Stone e diretto dal regista Hal Ashby, è appresso a Jane Fonda e Raul Julia nel giallo del grande regista e produttore Sidney Lumet The Morning After - Il mattino dopo (1986). Bridges è poi diretto da Robert Benton (già insieme in Bad Company) con Kim Basinger e Rip Torn nella commedia Nadine - Nadine, un amore a prova di proiettile (1987) e l'anno seguente da Francis Ford Coppola che lo dirige nel simpatico e biografico Tucker, the Man and His Dream - Tucker-Un uomo e il suo sogno (1988) con Joan Allen, Martin Landau e al giovanissimo Christian Slater. E' la storia di Preston Tucker, un geniale self made man dell'industria americana, che nel dopoguerra, inventò un nuovo tipo di automobile, ma venne messo fuori gioco dalle manovre delle majors automobilistiche di Detroit.






Bridges ama molto di più lavorare con e accanto al fratello Beau, il padre Lloyd e al nipote Jordan nel film TV The Thanksgiving Promise - E' tutta colpa dell'oca, insieme a Michelle Pfeiffer e a suo fratello Beau, che si fanno notare per la loro interpretazione, ne The Fabulous Baker Boys - I favolosi Baker (1989) diretto da Steve Kloves. Nello stesso anno, Bridges interpreta un personaggio credibile e sfaccettato, con Alan J. Pakula che lo dirige nel dramma See You the Morning - Ci penseremo domani con Farrah Fawcett, Drew Barrymore e Alice Krige, e con il regista Robert Dornhelm Bridges (cameo non accreditato) nella commedia Cold Feet - Piedi freddi con Keith Carradine, Tom Waith, Bill Pullman, Rip Torn e Sally Kirkland. Ritorna con Peter Bogdanovich e il cast al completo in The Last Picture nel drammatico Texasville (1990) tratto dall'omonimo romanzo di Larry McMurtry, vincitore del premio Pulitzer e autore anche del precedente L'ultimo spettacolo.






Particolarmente apprezzato da Terry Gilliam, verrà diretto dall'autore nell'atipico e intenso The Fisher King - La leggenda del re pescatore (1991), storia di amicizia e di amore in cui la commedia si mescola al dramma, che con Robin Williams, Amanda Plummer e la straordinaria Mercedes Ruel (Oscar come miglior attrice non protagonista) formano un quartetto di interpreti eccellenti, ma anche nel fiabesco, Bridges nel ruolo di un padre cantante metal tossico-dipendente, Tideland - Il mondo capovolto (2005) tratto dall'omonimo romanzo di Mitch Cullin. Il talento visionario di Gilliam che, nel bene o nel male, riesce sempre a stupire ma purtroppo la capacità del regista è vanificata da una sceneggiatura a dir poco atroce. Opera assolutamente singolare, dallo stile narrativo commistione tra il fiabesco, tragico e grottesco. Con Martin Bell, nel difficile e drammatico rapporto tra padre, con grossi problemi di alcolismo, e figlio adolescente, nel lungometraggio  American Heart (1992) con Edward Furlong e il film TV Hidden in America (1996) con Beau Bridges, Bruce Davinson, Alice Krige e Frances McDormand.






Passa poi a George Sluizer, regista olandese, nel thriller The Vanishing - Scomparsa (1993), pellicola basata sul libro The Golden Egg di Tim Crabbé, remake del film olandese Spoorloos - Il mistero della donna scomparsa del 1988, diretto dallo stesso Sluizer, con Kiefer Sutherland, Sandra Bullock e Nancy Travis. Nello stesso anno è diretto da Peter Weir, regista australiano, in Fearless - Senza paura (1993) tratto dal romanzo omonimo di Rafael Yglesias che ha curato la sceneggiatura, un film drammatico basato sugli avvenimenti del volo United Airlines 232, con Roberta Rossellini, Rosie Perez (che per la sua interpretazione è stata nominata all'Oscar come miglior attrice non protagonista), Tom Hulce, John Turturro e Benicio Del Toro. L'anno successivo è guidato da Stephen Hopkins, regista australiano, nel film d'azione Blown Away - Follia esplosiva (1994), basato sul duello tra Jimmy Dove, agente della polizia di Boston e un bombarolo dell'IRA, entrambi irlandesi, con Tommy Lee Jones, Forest Whitaker e Lloyd Bridges.






Recita con Walter Hill (questa volta si misura con il western) sulla vita avventurosa del leggendario sceriffo Wild Bill Hickock (1995),scritto e diretto dal grande regista statunitense, ispirandosi al libro Deadwood di Peter Dexter e al dramma Father and Sons di Thomas Babe. Il cast eccellente comprende: Elen Barkin (nel ruolo di Calamity Jane), John Hurt, Diane Lane, Keith Carradine e Bruce Dern. Interpreta, in seguito, con il celebre Ridley Scott nell'avventuroso, ma di scarso successo, L'albatros - Oltre la tempesta (1996), film basato su una vicenda realmente accaduta, con John Savage. Bridges è con l'icona del cinema e della musica Barbra Streisand (regia e recitazione) nella commedia romantica ispirata a un vecchio film di Cayatte The Mirror Has Two Faces - L'amore ha due facce, 1996) con Lauren Bacall, George Segal, Mimi Rogers, Pierre Brosnan e Brenda Vaccaro.






Infine approda nel ruolo migliore di tutta la sua carriera: Jeff "Drugo" Lebowski, barbuto protagonista de The Big LebowskiIl grande Lebowski (1998) di Joel Coen, che con calzoncini e l'aria da vecchio ragazzo degli Anni Settanta, si immischia in una sorta di giallo concettuale spacciato per commedia. È semplicemente fantastico. Merito nauralmente dei fratelli Coen, Joel che lo dirige e Ethan che produce la pellicola che è un capolavoro leggero, ironico e illogico. Quando si dice "cinema dei Coen" si intende Cinema tout court perchè loro riescono a condensare in meno di due ore citazioni, riferimenti a generi, surrealismo e analisi della realtà senza un briciolo di quella supponenza cinefila che spesso caratterizza le opere di chi vuol dimostrare di "sapere tutto sulla Settima arte. Il cast del film comprende attori formidabili a partire da John Goodman, Julianne Moore, Steve Buscemi, David Huddleston, Philip Seymour Hoffman, Peter Stormare, John Turturro, Sam Elliott e per finire Ben Gazzara.






Disgraziatamente, dopo questo grande ruolo, scivolerà in personaggi meno affascinanti dentro pellicole mediocri come The Muse - La dea del successo (1999) del regista e protagonista Albert Brook con Andie McDowell, Lorenzo Lamas, James Cameron, Martin Scorsese (nella parte di loro stessi) e Sharon Stone (che ritroverà anche nella commedia musicale con risvolti drammatici Simpatico - Inganni pericolosi (1999) del regista e sceneggiatore britannico Matthew Warchus, con Nick Nolte, Catherine Keener e Albert Finney). Il non esaltante film di Larry Charles, nella commedia musicale Masked and Anonymous (2003) nonostante il cast stellare che comprende Bob Dylan, John Goodman, Jessica Lange, Penelope Cruz, Bruce Dern, Ed Harris, Val Kilmer, Chris Penn, Mickey Rourke, Christian Slater e Fred Ward o K-Pax-Da un altro mondo (2001) di Iain Soffley dall'omonimo romanzo scritto da Gene Brewer, opera filo-fantascientifica, con forti richiami filosofici con Kevin Spacey (meno male che c'era lui), oppure il dramma sportivo di Gary Ross Seabiscuit - Un mito senza tempo (2003) con Tobey Maguire, Chris Cooper, Sam Bottoms e William H. Macy, e Stick It - Sfida e conquista di Jessica Bendinger con la giovane attrice ex-modella canadese Missy Peregrym.






Più in sintonia con l'estro di Bridges il drammatico The Door in the Floor (2004) diretto da Tod Williams e tratto dal romanzo Vedova per un anno di John Irving, con Kim Basinger, Elle Fanning e Jon Foster. Film innovativo che non si preoccupa delle regole del pubblico, e una citazione per Jeff Bridges, davvero un grande attore, per mestiere, appeal e umanità. Ci sono personaggi molto più celebrati che non lo valgono davvero, un nome: il mono espressivo Nicolas Cage, che si è visto attribuire persino un Oscar. Il simpatico e grottesco (progetto folle ma originale) The Amateurs - La banda del porno- Dilettanti allo sbaraglio! (2005) di Michael Traeger con Tim Black Nelson, Joe Pantoliano, Ted Danson e William Fichtner e il video game e film d'animazione dove presta la voce a Freaky/Zake "Big Z" Topanga in Surf's Up (2007).






Annovera però anche il fiasco sci-fi nel ruolo del perfido Obadiah Stane in Iron Man (2007) diretto da Jon Favreau con Robert Downey Jr., Gwyneth Paltrow e Samuel L. Jackson (peraltro non accreditato). Il film è basato sull'omonimo personaggio dei fumetti della Marvel Comics ed è il primo film del Marvel Cinematic Universe. Iron Man Rimangono certo perle rare la sua interpretazione del cittadino medio nel thriller Airlington Road - L'inganno  (1999) di Mark Pellington con Tim Robbins e Joan Cusack. Il film è liberamente ispirato all'attentato di OKlahoma City, che sconvolse gli Stati Uniti anche per l'identità wasp dei colpevoli e quello del Presidente degli Stati Uniti in The Contender (2000) di Rod Lurie con Joan Allen, Sam Elliott, William Petersen, Saul Rubinek e Christian Slater, per il quale è stato nominato all'Oscar come miglior attore non protagonista.






Jeff Bridges, lo abbiamo visto nella commedia che alterna il divertimento grottesco all'indagine umana e psicologica attraverso citazioni felliniane, nelle vesti del direttore di una rivista in How to Lose Friends & Alienate People - Star System-Se non ci sei non esisti (2008) di Robert B. Weide con Megan Fox, Simon Pegg e Gillian Anderson. La pellicola è basata sul memoriale Un alieno a Vanity Fair dell'ex giornalista di Vanity fair Toby Young. Subito dopo nei panni di una leggenda del basket in The Open Road (2009) con Justin Timberlake e Ted Danson e di uno scrittore alienato che per terapia acquista un border collie più incasinato di quanto non lo fosse già lui in A Dog Year - Pet Therapy-Un cane per amico (2009) diretto dallo scrittore, regista e produttore  George LaVoo.






Nelle vesti di un marine nella commedia The Men Who Stare at Goats - L'uomo che fissa le capre (2009) di Grant Heslov con George Clooney, Ewan McGregor e Kevin Spacey. Il film è tratto dal libro Capre di guerra, scritto dal reporter Jon Ronson. Un film che produce il piacere assoluto della visione, pieno zeppo di trovate eccellenti: parodie, new age, giochi linguistici, citazioni, filosofia "star war", che dimostrano una volta ancora che il cinema può essere più esplosivo della polvere da sparo. L'esercito hippy fondato dallo stupefacente Bill Django, ufficiale "illuminato" che è stato nel Vietnam e non vuol rivivere un nuovo massacro, un Jeff Bridges, santone hippie (che sembra un figlio dei fiori cresciuto accanto ai campi di mariuana) che professa la non violenza e la forza della mente come uniche armi non letali.






Convince appieno la critica americana nel film Crazy Heart (2009) diretto dal regista statunitense Scott Cooper, basato sull'omonimo romanzo di Thomas Cobb con Robert Duvall (coproduttore con Bridges), Colin Farrell e Maggie Gyllenhaal, dove interpreta il ruolo di un cantante country alcolizzato e caduto in disgrazia, tanto da vincere sia il Golden Globe che l'Oscar come Miglior attore. Il film è modellato sul tipico racconto di caduta e ascesa in accordo al mito della seconda occasione, che pur non variando molto da quello che ci si aspetta sa incastrare il racconto di un uomo votato all'autodistruzione in un discorso più grande sulla cultura popolare americana vista attraverso la sua musica. E lo fa attraverso l'impegno e la dedizione al lavoro di un Jeff Bridges bravissimo, come sempre è, ma stavolta più in evidenza del solito. Il country è una musica fatta da pochi accordi che si ripetono, nella quale non conta molto l'originalità dell'armonia quanto le parole e l'interpretazione. Jeff Bridges canta realmente tutte le canzoni del film.






Infine nel 2010 è approdato nell'universo cibernetico in Tron Legacy film di fantascienza diretto da Joseph Kosinski, sequel di Tron (1982) diretto da Steven Lisberger, già distribuito in Italia anche nella versione 3-D.
CLU è il software programmato da Kevin Flynn, il personaggio interpretato da Jeff Bridges che, come tutti i software del mondo di Tron, ha le fattezze del suo creativo. Venticinque anni dopo Flynn è invecchiato e il programma ovviamente no. Per raggiungere quest'effetto è stato necessario ricorrere alla tecnica messa a punto per l'invecchiamento (e ringiovanimento) di Brad Pitt in Il curioso caso di Bejamin Button.
Un attore recita e poi il suo volto viene sostituito con il risultato di un'elaborazione grafica della testa di Jeff Bridges più i suoi veri movimenti facciali. Bridges infatti ha recitato le parti di CLU davanti a una serie di telecamere speciali che lo riprendevano da tutte le angolature (in modo da poter poi utilizzare quelle espressioni in qualsiasi tipo di inquadratura) e con dei sensori sul viso. I due sistemi combinati catturano i movimenti di testa, volto e muscoli facciali, li tramutano in informazioni e poi li attribuiscono al volto di sintesi che viene creato per l'occasione. Questo volto di sintesi, che era una versione vecchia di Brad Pitt nel film di David Fincher è un Bridges più giovane in questo caso.
Il risultato, contrariamente alle aspettative non è stato dei migliori. Il punto più deludente di tutto Tron: Legacy è infatti come CLU suoni fasullo. I creatori del film si sono giustificati da una parte dicendo "È un programma quindi deve sembrare finto", dall'altra ammettendo che "Spesso si nota che è un personaggio fittizio", ma è un dato di fatto che il ringiovanimento di Jeff Briges è stato un fallimento.






Jeff Bridges in seguito viene diretto dalla coppia d'assi Coen in True Grit in compagnia di Matt Damon, Josh Brolin, Hailee Steinfeld e Barry Pepper, adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Charles Portis, più fedele rispetto al precedente omonimo film Il grinta (1969) interpretato da John Wayne. Jeff Bridges è perfetto nel rendere quasi tangibile questa figura di uomo della frontiera cinematograficamente in bilico tra la classicità e lo spaghetti-western.
Il film dei fratelli Joel ed Ethan Coen venne girato nell'area di Santa Fè, Nuovo Messico, nel marzo e aprile 2010, così come a Granger e Austin, nel Texas






Al chiassoso e debordante film di Robert Schwentke R.I.P.D. Poliziotti dall'aldilà con Ryan Reynold e Kevin Bacon dove Jeff Bridges, che è quasi un film a se stante, propone una personale, per quanto curiosa, cover mixata di tutti i personaggi della cinematografia western. Nel film svetta il gioco al massacro che Jeff Bridges compie su se stesso con lo sceriffo Roy Pulsipher, perfetta parodia dei ruoli per cui è celebre: spaccone e cocciuto, per forza di cose fuori da ogni schema, si muove tra il Rooster Cogburn di Il grinta, Bad Blake, Jeffrey Lebowski, più una spolverata di alcuni personaggi interpretati da Kris Kristofferson.






Affiancherà poi Meryl Streep, nel ruolo del donatore, ossia l'istruttore di Jonas, in The Giver - Il mondo di Jonas di Philip Noyce, adattamento cinematografico del romanzo fantascentifico distopico The Giver-Il donatore di Lois Lowry (primo capitolo di una fortunata serie si cui fanno parte anche i romanzi La rivincita, Il messaggero e Il figlio). E in seguito è con Julianne Moore in Seventh Son - Il settimo figlio del regista e produttore russo Sergej Vladimirovic Bodrov, adattamento cinematografico del romanzo dark fantasy L'apprendista del mago, primo libro della serie Wardstone Chronicles di Joseph Delaney, composta da 13 romanzi. Bridges, poi, non si farà certo mancare il doppiaggio, dando la voce all'aviatore del film d'animazione The Little Prince - Il piccolo principe.






Jeff Bridges grazie al thriller di David MacKenzie Hell or Hight Water (2016) ottiene candidature ai Golden Globe e agli Oscar come miglior attore non protagonista.
Bridges torna a battere cassa con una interpretazione ad altissimo livello, uno dei migliori film dell'anno, nella parte di uno sceriffo inseguitore di una coppia di rapinatori di banche, che vale l'intero Oscar per il miglior attore non protagonista.
Membro della The End Hunger Network, organizzazione no-profit fondata nel 1983 con lo scopo di assistere le popolazioni che soffrono la fame, è anche appassionato di pittura, fotografia e musica, infatti, come cantante ha pubblicato l'album "Be Here Soon" su etichetta Ramp, fondata con l'ex-Doobie Brothers Michael McDonald.






Essere figlio d'arte non è una garanzia di successo. Eppure Jeff Bridges è diventato per sua (e nostra) fortuna uno dei più capaci interpreti americani. È uno che prende di petto ogni film, così come i suoi personaggi (dal terrorizzato Michael Faraday di Airlington Road allo sfortunato capitano di Albatross-Oltre la tempesta, ma tornando indietro persino all'alieno di Starman) prendono di petto gli ostacoli che si trovano indubbiamente a contrastare.
La critica del New York Times Janet Maslin lo ha definito "il più sottovalutato grande attore della sua generazione".
60 anni e 6 mesi fa faceva il suo esordio sul grande schermo il "piccolo Lebowski" di quattro mesi, Jeff Bridges, con la pellicola N.N. vigilata speciale (presentato al pubblico nel 1951).







Da quel momento molti fra i più grandi registi del momento hanno l'opportunità di ampliare il parco delle loro possibilità: aggiungendo innumerevoli sfumature psicologiche ai loro personaggi, potenziando, con ironia e chiarezza espressiva, qualsivoglia coheniana indagine sociale, aggiungendo solidità di un fulgore quasi iconico al comandante della nave del loro nuovo colossal o schizzando di una coloratissima vernice allucinante e ammaliante le scenografie dei mondi mentali di un'Alice un po' particolare e problematica.
La scaltrezza dei registi statunitensi è rinomata, come avrebbero potuto ignorare il talento di Jeff Bridges? Impossibile. E infatti all'appello hanno risposto in massa: da Cimino a Coppola, dai Coen, che lo hanno relegato nelle terre imperiture del cinema con la parte del Grande Lebowski, a Gilliam, passando per Carpenter e giungendo infine a Grant Heslov, con il recente L'uomo che fissa le capre (2009).






Jeff Bridges è un fotografo amatoriale dai tempi del liceo, e cominciò a scattare fotografie sui set cinematografici durante la lavorazione del film Starman, su proposta della sua co-protagonista Karen Allen. Ha pubblicato molte di queste fotografie online e nel 2003 in Pictures: Photographs by Jeff Bridges.
Bridges è anche un disegnatore. Alcuni dei suoi "scarabocchi" sono apparsi in film come K-Pax e The Door in the Floor.
Bridges ha narrato il documentario Lost in La Mancha (2002), sulla "rinuncia" di un rivisitazione di Don Chisciotte da parte di Terry Gilliam, provvisoriamente intitolato The Man Who Killed Don Quixote, che avrebbe avuto come interprete Johnny Depp nel ruolo di Sancho Panza e Jean Rochefort nella parte  dell'eroe donchisciottesco. Bridges ha narrato anche i documentari Lewis & Clark: Great Journey West (2002, IMAX), Raising the Mammoth (2000, TV) e The Heroes of rock and roll (1979, TV). Egli ha anche doppiato il personaggio Big Z  nei cartoni animati Surf's Up.
Bridges ha eseguito nelle TV commerciali lavori di voice-over con la campagna pubblicitaria della Hyundai 's 2007 "Think About It", così come con la campagna pubblicitaria della Duracell nel "Trusted Everywhere".






Il 15 Gen 2010 Bridges ha eseguito il brano "I Don't Know" di Crazy Heart al The Tonight Show with Conan O'Brien. Nel film The Contender, nel quale è co-protagonista, Bridges ha registrato una versione di Johnny Cash standard "Ring of Fire", con Kim Carnes che ha cantato anche i titoli di testa. Nel febbraio del 2010, fu tra i circa 80 musicisti che hanno cantato il singolo di beneficenza remake di "We Are the World". Il 24 ottobre 2010, Bridges apparve nell'annuale Neil Young's Bridge Scool Benefit Concert e suonato con un set di Neko Case.
Il 18 dicembre 2010, Bridges è stato ospite del NBC's Saturday Night Live; era intervenuto allo show per la prima volta nel 1983 con suo fratello, Beau. Con la presenza del 18 Dicembre 2010 Bridges ha battuto il record di Sigurney Weaver con il più a lungo divario di apparizioni come ospite su SNL (Weaver aveva un divario di 24 anni tra la sua prima volta nel 1986 e la seconda volta, nel 2010, mentre Bridges ha avuto un 27 anni di gap tra la sua prima apparizione nel 1983 e la sua più recente, nel 2010).






Il 19 aprile 2011, Country Music Television ha annunciato che Bridges aveva firmato un contratto discografico con la Blue Note Records/EMI Music Group. Egli lavorerà con il produttore T-Bone Burnett e pubblicherà il suo album di debutto nel 2011. Bridges ha sposato Susan Geston nel 1977. Si sono incontrati sul set del film Rancho Delux, che è stato girato in un ranch dove Geston lavorava come cameriera. I due hanno tre figlie: Isabelle Annie (6 Agosto 1981), Jessica Lily "Jessie" (14 giugno 1983) e Hayley Roselouise (17 ottobre 1985).






Ha la reputazione di essere uno degli uomini più simpatici di Hollywood. Nel suo film L'ultimo spettacolo il regista Peter Bogdanovich ha detto di Bridges - "Non ho mai sentito parlare di lui come di una stella o di un egocentrico. E’ stato un vero piacere lavorare con lui" -. E il suo co-protagonista in The Big Lebowski John Goodman ha dichiarato: "E 'come guardare un tagliatore di diamanti. Quando lo si guarda non si pensa al lavoro, basta notare che non ci siano difetti". E il New Yorker lo ha riassunto molto semplicemente come "il miglior attore vivente".
Egli stesso si descrive come "estremamente rilassato". E 'stato solo durante le riprese di The Iceman Cometh che ha deciso di concentrarsi esclusivamente sulla recitazione, e farne la sua professione. Fino ad allora, era stato "Tutto droga, sesso e meditazione". Egli ha detto, recitando con attori del calibro di Robert Ryan, Lee Marvin e Frederic March che prima di tutto bisogna agire con assoluta serietà.






Bridges ha studiato il buddismo e medita per mezz'ora prima di iniziare a lavorare sul set cinematografico.
Bridges è anche un noto cannabis dipendente; in un'intervista, ha ammesso di aver smesso di fumare marijuana durante le riprese di Il grande Lebowski, ma afferma anche che non ha "preso a calci in modo definitivo il vizio". Egli è anche un appassionato fotografo dilettante e pittore.
Nel 1984, Bridges e altri leader dell'industria dell'intrattenimento ha fondato l'End Hunger Network, che ha una lunga storia di forte impatto e iniziative innovative volte a favorire, stimolare e sostenere azioni per porre fine alla fame infantile. Egli abbraccia l'iniziativa del presidente Obama per porre fine alla fame infantile entro il 2015. Ha collaborato con i Zen Peacemakers che operano una zuppa di cucina non tradizionale che costruisce una comunità trasversale di classe e fornisce offerte di cibo e benessere con dignità. Nel novembre 2010, Bridges è diventato portavoce del No Kid Hungry Campaign del organizzazione Share our Strenght. Il suo obiettivo è quello di presentare e avviare una state-by-state strategia per porre fine alla fame infantile negli Stati Uniti entro il 2015.






L'intervista 2010
La stessa moglie da 40 anni, l'Oscar vinto, e altri film in arrivo. Incontro con l'attore più serenamente edonista di Hollywood: "A questo punto posso essermi amici"
“Sto diventando vecchio”, sospira Jeff Bridges, sfiatato dopo un’epica marcia con Hailee Steinfeld, sua partner tredicenne, a peso morto tra le braccia. È l’ultima battuta che ha nel Grinta, grande western dei fratelli Coen, remake del film interpretato da John Wayne. Rancido e inquartato com’è, nei panni dello sceriffo anziano assoldato da una pugnace bambina per vendicare la morte del padre, la barba sfatta e la parlata biascicata da alcolista, verrebbe da dargli ragione. Non fosse che poi, palesandosi in borghese alla presentazione parigina del film (in Italia a marzo) il 67enne che ha dato anima e corpo al “Drugo” del Grande Lebowski e al profeta delirante della Leggenda del re pescatore è ancora irresistibile.






Asciutto e abbronzato, camicia un po’ troppo sbottonata sul petto, molto celeste come il buonumore che gli lampeggia negli occhi, ha la faccia dell’uomo soddisfatto. Non dovrebbe esserlo? Insieme al Grinta, che ha aperto il Festival di Berlino il 10 febbraio, lo vedremo subito anche in Tron: Legacy, sequel futurista dell’originale Disney del 1982. E il tutto a meno di un anno dalla conquista dell’Oscar per l’interpretazione del musicista-etilista lui pure - di Crazy Heart. Placido e piacione, le sue vibrazioni positive, carburate da un sano edonismo californiano, fanno pensare a una frase attribuita a un maestro di meditazione buddhista che cita nel suo blog “Quando non c’è desiderio o ansia di conquista ci si può rilassare e finalmente far l’amore con se stessi, essersi amici”.






Che sia un traguardo sudato o l’esito di un’esistenza fortunata, non importa. Ciò che conta è che Jeff Bridges riesce a dire cose carine un po’ su tutto, senza suonare sospetto. In particolare a proposito della moglie, Sue. La sua “sweetheart”, così la chiama è una bella signora sua coetanea. Sono sposati da 40 anni: «Dovrebbero mettere il suo nome nei titoli di coda dei miei film», sostiene, «mi accudisce, segue con costanza la famiglia e io sono pazzamente innamorato». Se glielo chiedi, ti mostra anche la foto che conserva nel portafogli: «È il momento in cui le ho chiesto per la prima volta di uscire. Mi disse di no. Aveva gli occhi pesti e il naso rotto per un incidente, era bellissima. Ce la scattò uno dei truccatori del film che stavo girando, ma la vidi solo una decina di anni dopo. Ora sta con me».






Matt Damon, che nel Grinta è un ranger logorroico, lo definisce «perfettamente imperfetto» e provvisto di una «passione contagiosa». Tanto che finisci col gioire insieme a lui del fatto che, dopo l’Oscar è tutto «Ah, grandioso! Il mio indice di fama è cresciuto: magari ora riuscirò anche a essere riconosciuto per strada (risata selvaggia, ndr). A parte gli scherzi, Crazy Heart mi ha permesso di ritornare alla musica». Una delle sue passioni insieme alla fotografi a e al disegno: “Ho appena finito di incidere le ultime tracce dell’album e presto partirò in tournée”.
Scusi, ma per quale motivo sta seduto così stravaccato? Sembra ancora sul cavallo.
Ho l’aria di annoiarmi? Ma no, guardi che va bene così, scarico il peso della schiena, ci provi anche lei.
Le manca la benda e pare di avere davanti lo sceriffo del Grinta. Come è andata nei panni di John Wayne?






La sua interpretazione sarebbe stata più nelle corde di mio padre (attore anche lui, protagonista di un noto serial americano, ndr). Quando i fratelli Coen mi proposero questo remake, rimasi perplesso: che siano dei maestri l’ho imparato girando con loro Il grande Lebowski. Ma quella, ragazzi, era un’impresa. Gli dissi, ehi, l’hanno già fatto quel film e anche bene. Mi hanno risposto che il film non dovevo neanche guardarlo, che il loro punto di partenza era il romanzo di Charles Portis “Un vero uomo per Mattie Ross”, un classico della letteratura western. Sicché mi sono messo a leggere il libro, che era... beh, praticamente era un film dei fratelli Coen.
Quando lavora si lamenta perché le manca tantissimo casa. È stata dura anche stavolta?
Sempre di più. Ma come con Lebowski, tutto è filato liscio, coi Coen tutto va a posto armoniosamente, nessun contrasto tra gli attori, che già è una gran cosa, né con la troupe, che è la stessa che segue i due registi da 12 film.






Hailee Steinfeld, sua partner nel Grinta, ha dichiarato che è stato molto paterno e premuroso con lei.
Ero preoccupato, perché è così giovane ed era il suo film di debutto, ma dopo le prime prove è stato chiaro che andava con le sue gambe. È bravissima.
Ha voluto come assistente personale Jess, una delle sue tre figlie. Ha ceduto all’idea di tenerle lontane dal mondo del cinema?
Io sono un perfetto prodotto del nepotismo, mio padre era così entusiasta del suo lavoro che non ha esitato a farci recitare con lui, appena ha potuto. Non so se sia stato un bene o un male, ma finora le mie figlie, anche se sono tutte e tre belle e dotate, ho preferito tenerle fuori. Vedremo.
Si dice le calzi alla perfezione il ruolo dell’antieroe.
Che sarebbe di preciso un antieroe?
Uno che fa cose buone, suo malgrado?
Che bella definizione! E non è meraviglioso? Siamo tutti antieroi: così piccoli e così speciali, ed è già un miracolo il modo in cui ci è concesso di stare al mondo. Sa, forse la vedo così perché sono propenso a considerare con compassione me stesso, e gli altri: ma è un meraviglioso mistero come siamo finiti quaggiù e come tiriamo avanti.






La sera del 17 agosto 2011 il cast del film Il grande Lebowski, il celebre film dei fratelli Coen diventato ormai film di culto come dicono quelli col pallino del cinema, ha partecipato a un evento per festeggiare l'uscita della nuova versione in edizione limitata e in alta definizione (su disco Blu-Ray) del film. Insieme al protagonista Jeff Bridges c'erano Julianne Moore, John Goodman, Steve Buscemi, John Turturro e il musicista T-Bone Burnett, che ha supervisionato la colonna sonora del film uscito nelle sale cinematografiche 13 anni fa.
L'evento si è svolto nella Hammerstein Ballroom di New York, è stato organizzato in concomitanza con il decimo anniversario della Lebowski Fest, a cui partecipano ogni anno decine di fan del film che si incontrano per giocare insieme a bowling, citare frasi e scene del film e comprare magliette, poster e adesivi a tema.
L'edizione limitata in Blue-Ray sarà venduta con un libretto di 28 pagine con un'intervista a Jeff Dowd, che ispirò ai fratelli Coen il personaggio di Lebowski, e con numerose foto scattate sul set.














di frabel
aggiornato il 15/05/2017












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