Fini: L’Italia è in imbarazzo, va chiarito quell’intervento sulla questura di Milano. Fosse vero si dimostrerebbe una certa disinvoltura, un malcostume.
C’era posto quella sera in cinque comunità: non furono contattate. Non c’è dubbio che Berlusconi sia ancora più in difficoltà, perché il “caso Ruby” non solo ha consentito ai suoi avversari di accelerare le manovre di accerchiamento, ma ha acuito le tensioni nel Pdl, dove si respira un clima da ultima spiaggia e si prefigura ricordandosi di essere, sia pur allo stato fantasmatico, un’entità che afferma di essere un partito, addirittura un futuro senza il Cavaliere.
E’ anche innegabile che la situazione della maggioranza sia sull’orlo del collasso è evidente a tutti, così come è evidente che di questo passo rischia di subire un danno irreparabile l’immagine del Paese e quel poco o tanto che resta del suo rango internazionale. Non si tratta solo dell’avventurosa vita notturna del presidente del Consiglio, della quale egli mostra troppo spesso di sottovalutare i rischi, che riguarda la sua vita privata, sia pure entro certi limiti. Né si tratta della ben nota disinvoltura istituzionale del premier: disinvoltura che spetterà al magistrato appurare se nell’ultima vicenda della ragazza marocchina abbia superato o no il confine della legge.
Non si tratta di tutto questo, o non solo di questo. E neppure tanto della paralisi dell’azione del governo, che pure è un dato reale. Si tratta del fatto che negli ultimi mesi è venuta meno nell’esecutivo qualunque capacità di direzione e di coordinazione, qualunque consapevolezza della quantità e della gravità dei problemi sul tappeto se non al livello della pura emergenza.
Palazzo Chigi ha perduto la pur minima capacità di ascoltare e di rappresentare il Paese.
L’Italia è – ed ancor più si sente – una nazione allo sbando. Chi ha la responsabilità di essere stato eletto dal popolo non ha gli occhi per vederlo. Nella sostanza è puro nullismo politico, per giunta all’insegna dell’ipocrisia, dal momento che i più resistenti dietro le quinte o i capannelli, vanno poi dicendo le cose peggiori sul conto del presidente del Consiglio, rivelando e stigmatizzando, quasi con sudicio compiacimento, le sue défaillance di ogni genere.
Non si può sul poco o meno che è stato fatto cullarsi o aspettare gli eventi in attesa del termine del mandato, l’Italia ha bisogno di qualcos’altro.
Ora il destino di un’ormai lunga e importante avventura politica oggi si decide su questo e solo su questo: sulla verità e sul coraggio di dirla.
di Frabel
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