giovedì 16 dicembre 2010

Tomás Milian el épico









L'uomo noto con il nome di Tomás Milian, che ha potuto vantare una carriera recitativa ultratrentennale, nacque come Tomás Quintin Rodriguez il 3 marzo 1932 (anche se in Italia lo si crede nato nel 1937) nel piccolo villaggio cubano di Culono, nei pressi de L'Avana e deceduto il 22 marzo 2017 a Miami in seguito ad un ictus. Al di là delle apparenze, Tomás non fu il classico bambino viziato di una classica famiglia borghese quale era la sua, essendo il padre un generale al servizio del dittatore Gerardo Machado, figlio del cardinale di Avana. In particolare i problemi interni alla famiglia ulteriormente aggravati dalla instabile situazione politica del Paese contribuirono a rendere l'educazione di Tomás tutt'altro che serena. Il giovane Tomás fu mandato in una scuola dei Salesiani, rigida e conservatrice, che frequentò per uno scherzo del destino insieme al figlio di Fulgencio Batista (il colonnello che, dopo numerosi tentativi di colpo di Stato, si autonominò dittatore nel 1952). Ciò ebbe gravi conseguenze per il generale Rodriguez, che fu arrestato ed imprigionato, e che in conseguenza a ciò successivamente fu afflitto da depressione e claustrofobia. Dopo essere stato ricoverato per cinque anni in un Istituto per malattie mentali, Rodriguez poté ritornare in servizio, ora sotto le leggi di Batista, ma la pressione per il generale era troppa ed alla fine si suicidò. E lo fece sparandosi al petto nella casa che la famiglia possedeva in campagna, dove Tomás fu l'unico testimone oculare. Dei quattro figli della famiglia Rodriguez, Tomás si trovava nella particolare situazione di essere l'unico ad aver visto il suicidio del padre: i familiari lo mandarono sporadicamente in psicanalisi, ma rimasero grossi problemi a trattare con lui, ed infatti solitamente a Tomás veniva permesso di fare le cose a modo suo. Infatti, quando finì gli studi, Tomás decise di lasciare Cuba con nella valigia il sogno di diventare un attore.
Fu Miami la prima fermata di Milian nel 1955, e qui iniziò a studiare inglese e pittura. All'Università dell'Accademia Teatrale di Miami ebbe anche la sua prima parte, in una produzione intitolata The Boat without Fishermen. Un anno più tardi Milian si trasferì a New York, dove la sua carriera sarebbe poi decisamente decollata. La signora responsabile della piccola scuola di recitazione e pittura che Milian frequentava rimase stupefatta dal talento del giovane cubano e lo iscrisse al famoso "Actors Studio" di Elia Kazan. La scuola era all'epoca diretta dal suo direttore forse più celebre, Lee Strasberg, e qui Milian apprese i fondamenti del "metodo Stanislavskij".


                 

                                 

Grazie alla sua formazione all'Actors Studio, Milian iniziò a lavorare in teatro, come nel Maidens and Mistresses at Home at the Zoo di Meade Robert, ed in alcune produzioni di Broadway. Nel 1957 Milian recitò una parte in una serie televisiva della NBC, Decoy, diretta da Michael Gordon. Ben presto però Milian venne ingaggiato in ruoli più rilevanti, che arrivarono grazie a quel leggendario regista, poeta e scrittore francese che è Jean Cocteau. Impressionati dalla recitazione teatrale di Milian, Jean Cocteau e Giancarlo Menotti lo portarono in Italia, a Spoleto, per il "Festival dei Due Mondi", dove Tomás avrebbe recitato in una pantomima di Franco Zeffirelli intitolata Il Poeta e la Musa. Non passò molto tempo perché Milian ottenesse la sua prima parte in un film, che fu appunto un film italiano: una breve apparizione in La Notte Brava (1959) con Laurent Terzieff, Jean Claude Brialy, Franco Interlenghi, Rosanna Schiaffino, Elsa Martinelli, Anna Maria Ferrero, Antonella Lualdi e Mylène Demongeot è – con La giornata balorda (1960) – uno dei 2 film pasoliniani di Bolognini, ispirato a "Ragazzi di vita" (1955) e sceneggiato dall'autore con Laurence Bost. Epidermicamente picaresco, elegantemente erotico, raffinatamente manierista. I ragazzi di vita di Pasolini sono ammorbiditi, tirati a lucido. Il film era diretto da Mauro Bolognini, che non a caso era presente tra gli spettatori del Festival di Spoleto... Così iniziò la lunga e fortunata carriera di Tomás Milian nel cinema italiano.




                                       

Non molto tempo dopo Milian firmò un contratto di cinque anni con la "Vides", per la quale avrebbe dovuto lavorare in alcune produzioni di Franco Cristaldi. Durante questi anni Milian recitò prevalentemente in importanti ruoli di supporto in numerose produzioni rispettabili, come ne Il bell'Antonio (1960) diretto ancora da Mauro Bolognini, con Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Pierre Brasseur, Rina Morelli e Fulvia Mammi, I Delfini (1960) di Francesco Maselli accanto ad Antonella Lualdi, Claudia Cardinale, Gerard Blain, Besty Blair, Sergio Fantoni, Claudio Gora e Enzo Garinei, Giorno per giorno disperatamente (1961) diretto da Alfredo Giannetti con Nino Castelnuovo, Tino Carraro, Franca Bettoia, Riccardo Garrone e Jimmy il fenomeno, L'attico (1962) di Gianni Puccini con Walter Chiari, Daniela Rocca, Philippe Leroy, Lilla Brignone ed Eleonora Rossi Drago (cameo), Un giorno da leoni (1962) con Renato Salvatori, Nino Castelnuovo, Leopoldo Trieste, Romolo Valli, Carla Gravina, Saro Urzi, Corrado Pani, Anna maria Ferrero e Valeria Moriconi, La banda Casaroli (1962) di Florestano Vancini con Renato Salvatori, Jean Claude Brialy e Gabriele Tinti (basato su una storia reale di tre giovani rapinatori di banche che seminarono morte e terrore a Bologna) e Il disordine (1962) diretto da Franco Brusati con Alida Valli, Curd Jurgens, Renato Salvatori, Antonella Lualdi, Susan Strasberg, Jean Sorel, Samy Frey, George Wilson e louis Jourdan. Milian lavorò anche con i registi italiani dell'arte, quali Pasolini (Ro.Go.Pa.G. nel 1963, Milian compare come comparsa nell'episodio La ricotta) , Zurlini (Le soldatesse nel 1965 accanto a Lea Massari, Valeria Moriconi, Anna Karina e Marie Laforet), Alberto Lattuada (L'imprevisto nel 1961) ed ebbe un ruolo da protagonista accanto a Romy Schneider nell'episodio diretto da Luchino Visconti del film Boccaccio '70 (1962), intitolato Il lavoro.





                                   


Recita nel Il giorno più corto (1962) diretto da Sergio Corbucci, film parodia del Il giorno più lungo del 1962, dedicato allo sbarco in Normandia (tuttavia il film italiano si riferisce alla prima guerra Mondiale) che costituisce una passerella per un numero notevole di attori scritturati per piccole e piccolissime parti, partecipando a titolo gratuito, per scongiurare il fallimento della Titanus. Oltre a Franco Franchi, che restano i veri protagonisti, nel cast vi entrano: Gino Cervi, Totò, Annie Girardot, Ugo Tognazzi, Eduardo De Filippo, Peppino De Filippo, Aldo Fabrizi, Gabriele Ferzetti, Philippe Leroy, Amedeo Nazzari, Romolo Valli, Renato Salvatori, Paolo Stoppa, Walter Chiari, Franca Valeri, Anouk Aimée, Franco Citti, Sylva Koscina, Virna Lisi, Carlo Pisacane, Giuliano Gemma, Massimo Girotti, Franco Fabrizi, David Niven, Erminio Macario, Tiberio Murgia, Raimondo Vianello, Memmo Carotenuto, Nino Castelnuovo, Luciano Salce, Nino Taranto, Aroldo Tieri, Yvonne Sanson, Simone Signoret, Susan Strasberg, Valentina Cortese, Lorella De Luca, Sandra Mondaini, Ilaria Occhini, Terence Hill, Ivo Garrani, Sergio Fantoni, Paolo Ferrari, Enrico Viarisio, Stelvio Rosi, Giacomo Furia, Luigi Pavese, Aldo Bufi Landi, Gordon Scott, Franco Sportelli, Franco Giacobini, Franco Balducci, Paolo Panelli, Teddy Reno, Alberto Lupo, Fausto Tozzi, Enrico Viarisio, Pierre Brice, Gino Buzzanca, Vittorio Caprioli, Franca Valeri, Gordon Scott, Joe Sentieri, Massimo Serato, Gabriele Tinti, Jacques Sernas, Luisella Boni, Lia Zoppelli, Lilla Brignone, Rossella Como, Scilla Gabel, Cristina Gaioni, Mark Damon, Nora Ricci, Rina Morelli, Antonella Lualdi, Giacomo Rossi Stuart, Ennio Girolami, Claudio Gora, Stewart Granger, Alberto Farnese, Gianni Garko, Maurizio Arena, Umberto Orsini, Emilio Pericoli, Walter Pidgeon, Warner Bentivegna, Steve Reeves, Roberto Risso, Mac Ronay, Folco Lulli, Ettore Manni, Rick Battaglia, Francesco Mulé, Jean paul Belmondo, Vittorio Gassman, Aldo Giuffrè, Renata Mauro, Sandra Milo,
E' nel cast nel ruolo di Efisio del film di Renato Castellani Mare matto (1963) con Jean Paul Belmondo, Gina Lollobrigida e Dominique Boschero e nel 1965 nei film a episodi di Gianni Puccini: I soldi (ben 11 per raccontarne le follie e le bassezze di uomini e donne) con Enrico Maria Salerno, Sylva Koscina, Alberto Lionello, Andrea Checchi, Barbara Steele, Mario Pisu, Carlo Giuffrè, Riccardo Garrone e Paola Quattrini e Io uccido, tu uccidi con Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Andrea Checchi, Rosalba Neri, Paolo Panelli, Margareth Lee, Dominique Boschero, Luciana Paluzzi, Eleonora Rossi drago e il talentuoso francese Jean-Louis Trintignant.





                                 

Il maggior successo della critica venne riscosso nel 1964 al "Festival di Mar Plata" in Argentina, dove Milian ricevette il premio come miglior attore maschile per il suo ruolo di Michele, fratello di Carla (Claudia Cardinale) amante del facoltoso Leo Merumeci (Rod Steiger) in un film drammatico sulla solitudine, noia, ipocrisia e disfacimento della prestigiosa famiglia degli Ardengo, nell'adattamento de Gli Indifferenti (1964) di Alberto Moravia. Nello stesso anno si sposò con l'ex attrice Rita Valetti, con la quale ebbe il figlio Tommaso. Durante quelli che potrebbero essere definiti gli anni della sua formazione nel cinema italiano, cioè tra il 1959 ed il 1965, la sua estrema versatilità di attore divenne evidente. Più tardi, negli anni Settanta, gli spettatori italiani lo avrebbero adorato per le sue interpretazioni nelle commedie "romane", mentre la critica lo avrebbe incoronato per le sue parti nei film di Bertolucci ed Antonioni. La prima metà degli anni Sessanta fu un periodo in cui Milian veniva spesso ingaggiato per ruoli intellettuali, sensibili e leggermente nevrotici: fu un intelligente interprete della gioventù borghese, per esempio sia in Boccaccio '70, I delfini, che in Laura Nuda (1961) di Nicolò Ferrari, con Giorgia Moll, Riccardo Garrone, Giancarlo Sbragia e Nino Castelnuovo, film che ebbe molte noie con la censura. Tuttavia, tra questi ruoli, Milian riuscì anche a sperimentare. Nel 1964 fu il protagonista della commedia teatrale Fuaristo, e l'anno successivo interpretò Raffaello nella grande produzione americana The Agony and the Ecstasy - Il tormento e l'estasi diretto da Carol Reed, una biografia storica basata sul romanzo omonimo di Irving Stone con Charlton Heston nella parte di Michelangelo Buonarroti nello splendore dell'Italia Rinascimentale. Recita per la terza volta con il bravo Mauro Bolognini in Madamigella di Maupin (1966) nella parte del cicisbeo Chevalier D'Albert accanto a Catherine Spaak, Ottavia Piccolo e Robert Hossein. Nonostante avesse guadagnato dei riconoscimenti dalla critica, Milian doveva ancora dimostrarsi una vera star davanti al grande pubblico, e con l'avvento del genere "Spaghetti Western" il grande successo commerciale era proprio dietro l'angolo.




                                   

Dopo il tremendo successo di Per un pugno di dollari (1964) di Leone, gli italiani cominciarono a produrre in massa dei "western all'italiana", un genere che portò alla ribalta un gruppo di ottimi attori: Franco Nero, Lee Van Cleef, Giuliano Gemma, Eli Wallach, e, per l'appunto, Tomás Milian. Dato che molti western italiani trattavano il tema della rivoluzione messicana, Milian, che aveva un retaggio etnico appropriato, si addiceva perfettamente al contesto. I film sulla rivoluzione messicana erano parte di quel filone chiamato "Spaghetti Western Politico", una sottocategoria in cui Milian si distinse nelle parti di onorevoli banditi, quali l'archetipico peon Cuchillo, un proscritto della rivoluzione messicana apparso per la prima volta accanto a Lee Van Cleef ne La Resa dei Conti di Sergio Sollima (1966). Fu proprio la collaborazione con Sergio Sollima, il suo regista western preferito, che fece di Milian un volto noto agli appassionati di cinema e che lo elesse a vera stella dello Spaghetti Western. Sorprendentemente, il contenuto quasi sempre di sinistra di questi Spaghetti Western passò inosservato dai censori delle dittature dei Paesi del Terzo Mondo dove, a detta dello stesso Milian, egli divenne una sorta di simbolo di "povertà e rivoluzione", un eroe del pubblico oppresso.




                 

Comunque Milian ha espresso in più interviste la sua opinione che gli attori non dovrebbero confondere la loro immagine sullo schermo con la loro vita privata. Quasi l'opposto del radicale Gian Maria Volonté, coprotagonista con Milian nel secondo Western di Sollima Faccia a Faccia (1967), con il quale si dice ebbe grandissimi scontri. Nonostante la trilogia di Sollima possa costituire il lavoro principale di Milian nel genere, egli lavorò anche in numerosi altri western. In realtà le interpretazioni di Milian in questo genere coprono una grande varietà di ruoli, dal villano all'eroe, da parti serie ad altre più comiche, tanto da poter essere considerato l'interprete western più versatile.
Fu in El precio de un hombre, meglio noto come The Bounty Killer (1966) di Eugenio Martin che Milian ebbe la sua prima parte importante da cattivo, nella quale, accanto al noto esponente degli spaghetti-western Mario Brega, portò il suo caratteristico tocco di simpatia ad un complesso ritratto di un Josè Gomez, desperado fuorilegge messicano turbato psicologicamente. Poi, all'inizio del 1967, Milian fu il protagonista dell'infame Se Sei Vivo Spara di Giulio Questi con Marilù Tolo e Ray Lovelock, un' escursione surreale e, per l'epoca, ultraviolenta che ebbe problemi con la censura e che favorì l'ascesa di Milian a vera figura cult per gli amanti dello Spaghetti Western. Successivamente vennero i tre Western di Sollima, La Resa dei Conti, Faccia a Faccia ed infine Corri, Uomo, Corri (1968) con John Ireland, Edward Ross, Orso Maria Guerrini e Chelo Alonso (procacissima ex ballerina e showgirl cubana), nel quale Milian tornò alla sua indimenticabile interpretazione di Cuchillo, il messicano tra il patetico, il comico e l'eroico, sempre alla ricerca di qualcosa. Tra gli altri western di spicco si ricorda Tepepa (1969), diretto da Giulio Petroni, in cui recitava anche Orson Welles, un film che traeva decisamente ispirazione al Cuchillo di Milian. Dal 1970 in poi Milian fece una serie di western con un maestro del genere, Sergio Corbucci, anticipando la successiva e fortunata collaborazione che Milian avrebbe poi avuto con il fratello di Sergio, Bruno. I Western di Sergio Corbucci sono tutti degni di nota, se non altro per le bizzarre parti che Milian ebbe in questi film.




                             

Nell'eccezionale Vamos a matar, Compañeros (1970), in cui recita con Franco Nero, Jack Palance e Fernando Rey, il personaggio di Milian è simile a Cuchillo, ma mostra un approccio più sgargiante e con maggiore improvvisazione alla caratterizzazione, con risultati ancora una volta convincenti. Gli altri impegni nei film Western degli anni Settanta sono ancora più strani, come il suo ruolo di un samurai giapponese accanto a Giuliano Gemma ed Eli Wallach ne Il Bianco, il Giallo, il Nero (1974) di Sergio Corbucci ed i due Western comici con il "chaplinesco" personaggio di Provvidenza, completo di baffi, bombetta ed ombrello La vita, a volte, è molto dura, vero Provvidenza (1972) di Giulio Petroni che annovera un Mike Bongiorno nel ruolo di Mike Goodmorning! e Ci risiamo, vero Provvidenza (1973) di Alberto De Martino dove appare Nando Martellini. Anche se il fenomeno del Western all'italiana si stava lentamente scolorendo, ciò non provocò danni a Milian, che trovò immediata popolarità in un altro campo, dato che l'età d'oro del film poliziesco italiano (il cosiddetto "poliziottesco") stava per cominciare. Tuttavia nel 1975 Milian fece un breve ritorno al Western accanto a Fabio Testi con l'ignorato I Quattro dell'Apocalisse di Lucio Fulci, nel quale diede un breve quanto vitale contributo con un'interpretazione demoniaca del fuorilegge psicopatico Chaco, ostentando un aspetto sullo stile di Charles Manson.






                                   

Gli Spaghetti Western furono la specialità di Milian dalla metà degli anni Sessanta ai primi anni Settanta, ma durante questo periodo trovò spazio anche in numerosi altri film di diverso genere. Nel 1968 recitò nel ruolo del commissario Basevi in Banditi a Milano di Carlo Lizzani, con Gian Maria Volontè nei panni di Pietro Cavallaro, Don Backy in quello di Sante Notarnicola, Ray Lovelock, Carla Gravina e Agostina Belli, la sua prima esperienza nel genere poliziesco. Il film vinse due David di Donatello 1968: migliore regista e miglior produttore (Dino De Laurentis) e Nastro d'argento 1969: miglior sceneggiatura.




                                       

Poi l'anno successivo lavorò in I Cannibali , terzo film di Liliana Cavani con Britt Ekland, Delia Boccardo e Pierre Clémenti e in Beatrice Cenci, con Jack Palance, Fernando Rey e Franco Nero, un celebrato film di Lucio Fulci piuttosto sconosciuto al pubblico. In seguito con Dacia Maraini girò L'amore coniugale (1970) e nel 1971 ebbe una piccola parte come prete nel disastroso ma memorabile esperimento di lisergico (da acido presente nell'LSD) cinema freeform tra un mix di realtà e finzione in The Last Movie - Fuga da Hollywood di Dennis Hopper, con il quale Milian in seguito avrebbe recitato nella serie televisiva Nails (1992). All'inizio degli anni Settanta Milian era giustamente considerato uno dei migliori e dei più versatili attori del cinema italiano. Sebbene avrebbe presto perso il suo favore presso la critica, Milian stava per stabilire un'immagine quasi leggendaria nella cultura popolare italiana...




                   

L'anno seguente nella parte di un hippy recita con Gabriele Ferzetti, Ernest Borgnine, Robert Blake e Catherine Spaak in Un uomo dalla pelle dura di Franco Prosperi, maldestro tentativo di fare un prodotto per l'esportazione sul mercato nordamericano e nel 1973 è Thomas Accardo, un avvocato figlioccio di un boss mafioso in I consigliori di Alberto De Martino con Francisco Rabal e Martin Balsam. All'inizio degli anni Settanta Milian era giustamente considerato uno dei migliori e dei più versatili attori del cinema italiano fama consolidata con Non si sevizia un paperino (1972) di Lucio Fulci con Irene Papas, Florinda Bolkan, Barbara Bouchet e Marc Porel. Tomás Milian nel ruolo di Andrea Martelli, un giornalista milanese in vacanza in un paesino del sud scopre l'efferato uccisore di tre bambini in un film morboso e inquietante considerato una delle opere fondamentali del thriller italiano e della carriera di Lucio Fulci.Sebbene avrebbe presto perso il suo favore presso la critica, Milian stava per stabilire un'immagine quasi leggendaria nella cultura popolare italiana...






Tale immagine arrivò tramite i "poliziotteschi", un genere che può essere visto come l'erede oscuro del western all'italiana, con un fascino speciale per gli italiani e per i romani in particolare. Questo genere brutale, con le sue atmosfere da strada, enfatizzava la fallacia del sistema giudiziario italiano e, seguendo l'esempio dell'ispettore Callaghan, si basava su poliziotti solitari e tenaci, spesso interpretati da personaggi intrepidi del genere come Franco Nero, Maurizio Merli, Henry Silva e Antonio Sabato. Tomás Milian fu introdotto nel genere nella metà degli anni Settanta attraverso uno di questi ruoli da poliziotto tenace, quello del vendicativo ispettore Tomas Ravelli in Squadra Volante (1974), uno sciccoso pulp-thriller di Stelvio Massi con Gastone Moschin, Stefania Casini, Mario Carotenuto, Ray Lovelock e Luca Sportelli. Milian avrebbe poi continuato a lavorare con uno dei veri autori del genere criminale italiano, Umberto Lenzi, con il quale Milian, sotto contratto con il produttore Luciano Martino, avrebbe fatto una serie di sei film poliziotteschi, nel complesso ben fatti e di successo.






Il primo di questi, Milano odia, la polizia non può sparare (1974) con Henry Silva, Gino Santercole e Ray Lovelock, si distinse dai successivi per il fatto che enfatizzava le tematiche psicologiche, in uno stile più vicino al genere "giallo italiano" piuttosto che a quello pulp. Milian fece in questo film un impatto impressionante nei panni del nevrotico psicopatico protagonista, Giulio Sacchi, arricchendo la sua interpretazione con una serie incredibile di tic nervosi. Nell'anno seguente dopo il mediocre La polizia accusa: il Servizio Segreto uccide di Sergio Martino (fratello del produttore) con Luc Merenda, Mel Ferre, Delia Boccardo e Claudio Gora gira in Francia con la regia di Yves Boisset un thriller accanto a Marlène Jobert e Michael Lonsdale Folle à tuer - Una donna da uccidere. Il successivo film dell'accoppiata Lenzi/Milian fu Il giustiziere sfida la città (1975), nel quale Milian fu trasformato in "Rambo" un eroico motociclista barbuto in lotta solitaria contro il crimine. Questo film era meno violento del precedente ed insieme a questo formò la base cruciale per il personaggio di Monnezza. Nel cast figurano Femi Benussi, Joseph Cotten, Maria Fiore e Silvano Tranquilli.




                            

Fu nel 1976 che Milian esplose sugli schermi italiani nei panni dello sgargiante maresciallo Nico Giraldi in Squadra Antiscippo di Bruno Corbucci con Jack Palance, Maria Rosaria Omaggio, Jack La Cayenne e Toni Ucci, il primo di una serie di undici (!) film parodistici che fecero guadagnare a Milian il soprannome di "Monnezza". Il personaggio di Monnezza offre un'interessante contraddizione con la personalità di Milian nella realtà, e la storia della sua creazione è piuttosto complicata. Fondamentalmente il modo in cui Milian recita Monnezza potrebbe essere definito una combinazione dell'estroverso Giulio Sacchi e del più piatto e faceto "Rambo". Comunque ciò sarebbe una semplificazione eccessiva, dato che anche altre persone vennero coinvolte nella creazione del personaggio. L'estremamente prolifico soggettista Dardano Sacchetti reclama di aver sviluppato il concetto originale di Monnezza nei film di Umberto Lenzi Roma a mano armata (1976) con Maurizio Merli, Arthur Kennedy, Maria Rosaria Omaggio, Ivan Rassimov, Gianpiero Albertini e Orso Maria Guerrini e Il Trucido e lo Sbirro (1976) con Claudio Cassinelli, Nicoletta Macchiavelli, e Henry Silva. Nel primo dei due, Milian recitò di fronte all'archetipo del vigoroso poliziotto italiano, Maurizio Merli nei panni di Vincenzo Moretto detto il gobbo e nel secondo fu la prima volta "ufficiale" nei panni di Monnezza e grande successo per il poliziottesco di Umbert Lenzi. Durante le riprese sorsero (si dice) grandi diverbi e rivalità tra le due stelle. Dato che Milian recitava la parte del cattivo, tali disaccordi ebbero un buon riflesso sulla chimica scenica di Milian e Merli, ed il film fu un grande successo.




                                           

Comunque il soggettista Sacchetti aveva scritto la parte di Milian, un malvivente gobbo, facendo riferimento a Il Gobbo, un classico cattivo romano presente anche nell'omonimo film di Carlo Lizzani del 1960. Siccome c'era un certo tocco ironico nella caratterizzazione di Milian, nell'occasione capellone, la simpatia del pubblico per lui fu addirittura superiore a quella per il protagonista. Ciò fu riconosciuto da Sacchetti che per il suo successivo film, Il Trucido e lo Sbirro, sempre diretto da Lenzi, volle catturare completamente le potenzialità del personaggio vagamente comico di Milian, ma Lenzi voleva maggiore enfasi sull'azione brutale e non volle passare troppo tempo nella definizione dei personaggi. L'ispirazione di Sacchetti nella trasformazione di Milian in Monnezza venne in parte dal film Trash - I rifiuti di New York (1970), di Andy Warhol e Paul Morissey, nel quale appare un personaggio americano barbuto, fumatore, con il nome di Monello, un nome che quasi naturalmente fu poi tradotto in Monnezza. Per il ruolo del cattivo in Il Trucido e lo Sbirro Milian fece anche delle ricerche che avrebbero poi posto le basi per il suo personaggio Nico Giraldi/Monnezza. Secondo Sacchetti, Milian trasse ispirazione dalla sua controfigura, il mitico Quinto, un romano il cui dialetto scurrile lo divertiva moltissimo. Questi elementi ebbero un effetto solo parziale nei film di Lenzi e per Milian la successiva produzione di Luciano Martino, La banda del Gobbo (uscito nel 1977) fu una prova problematica dato che sorsero dei problemi con l'attore protagonista Luc Merenda, simili a quelli sorti con Maurizio Merli.






Comunque Milian ebbe la possibilità di lasciare la produzione e di lavorare con il produttore Galliano Juso e con il regista Bruno Corbucci, che avevano bisogno di un attore per il loro progetto Squadra Antiscippo, il primo film della serie con Nico Giraldi. Secondo Juso, Milian aveva dei dubbi sul personaggio di Giraldi, in particolare non riusciva ad immaginarsi nei panni un po' bohemien di questo poliziotto. Alla fine cedette e tutti gli elementi dei personaggi di Milian dei precedenti film polizieschi vennero miscelati meravigliosamente in Monnezza. Dardano Sacchetti ha correttamente osservato che Corbucci ed il soggettista Mario Amendola, essendo scrittori di commedia e non d'azione, furono le persone che finalmente prestarono adeguata attenzione alla personalità dei loro personaggi, permettendo quindi a Milian di fiorire in questa parte.
Bruno Corbucci affermò che per i film di Monnezza lui e Milian facevano affidamento reciproco: Milian confidava nel regista per l'individuazione di storia e situazioni, mentre Corbucci confidava nei vari trucchi e nelle numerose gesticolazioni di Milian, un campo in cui Corbucci lo considerava incomparabile.




                                     

Milian dimostrò anche un sorprendente talento nel catturare il linguaggio romanesco scritto da Corbucci, anche se nelle versioni italiane fu spesso doppiato dal famoso Ferruccio Amendola. Milian dichiarò che nonostante il romanesco non si addicesse esattamente al suo retaggio di borghese cubano si era innamorato di questa parlata perché era vera, era quella della gente comune e della cultura di Roma. Lavorare con Corbucci per Milian era, a detta del regista stesso, "una grande sfida - altro che Antonioni e Bertolucci! - perché recitare personaggi sboccacciati e volgari rappresentava un grosso stravolgimento per uno che, in realtà, era introverso ed intellettuale". L'immagine di Monnezza provocò talvolta imbarazzo a Milian, che, spiegò lui stesso, si doveva confrontare con la domanda di "come fosse possibile andare avanti a giocare come i bambini giocano a guardie e ladri?" Ciò nonostante Milian ebbe grande successo e per il personaggio di Monnezza vinse il premio Rodolfo Valentino per l'attore più creativo e nel 1980 ricevette il premio Antonio de Curtis per la commedia. Comunque Tomás, che stava invecchiando ed in particolare stava perdendo i capelli, si sentiva sempre più intrappolato dalla figura di Monnezza, che era stata originariamente concepita come personaggio giovanile. Andando per ordine cronologico Tomas Milian dopo il film Squadra antiscippo e prima di Roma a mano armata girò nei panni di un moderno ma intrasingente commissario Liberi armati pericolosi (1976) di Romolo Guerrieri con Eleonora Giorgi, Diego Abatantuono e Venantino Venantini. In seguito venne la volta di Squadra antifurto (1976) nel ruolo del maresciallo Giraldi passato alla squadra antifurto con la regia di Bruno Corbucci e la partecipazione di Jack Palance, Lilli Carati, Toni Ucci e Bombolo. Nel 1977 gira il secondo film della serie su Er Monnezza dello specialista in poliziottesco Stelvio Massi La banda del trucido con Luc Merenda, Franco Citti e Mario Brega. Per questo cambio di regia ci fu una polemica tra Lenzi e Milian accusato dal regista di averlo tradito girando con Massi. Milian in questo film non è accreditato alla sceneggiatura, ma ha scritto tutti i suoi dialoghi. Con Bruno Corbucci alla regia Milian interpreta nuovamente il maresciallo Nico Giraldi in Squadra antitruffa (1977) con David Hemmings, Bombolo, Leo Gullotta e Alberto Farnese. In Il cinico, l'infame, il violento Tomas Milian è Luigi "Er cinese" Maietto e con lui partecipano Maurizio Merli, John Saxon, Renzo Palmer e Riccardo Garrone. Il film è un'omaggio di Lenzi al film Il buono, il brutto il cattivo di Sergio Leone ed il seguito di Roma a mano armata diretto dallo stesso Lenzi. Con La banda del gobbo (1977) Umberto Lenzi e Tomás Milian resuscitano il Gobbo, già presente nel precedente Roma a mano armata - non più Vincenzo Moretto ma Vincenzo Marozzi e la gobba si sposta da sinistra a destra. Milian che sul set si sdoppia interpretando anche il fratello gemello del gobbo, "Er Monnezza". 




                             

Ritorna Nico Giraldi con l'accoppiata Milian-Corbucci con altre otto pellicole: Squadra antimafia (1978) con Enzo Cannavale, Eli Wallach, Bombolo e non accreditato partecipa Tomás Milian Jr., Assassinio sul Tevere (1979) con Marina Ripa di Meana, Bombolo e Alberto Farnese, Squadra antigangsters (1979) con Enzo Cannavale, Delitto a Porta Romana (1980) con Bombolo, Lino Patruno e Jimmy il fenomeno, Nico Giraldi diventa ispettore in Delitto al ristorante cinese (1981) con Bombolo e Enzo Cannavale, Delitto sull'autostrada (1982) con Viola Valentino e Bombolo, Delitto in formula uno (1984) con Bombolo, Grazia Maria Buccella e Jimmy il fenomeno e Delitto al Blue Gay (1984) con Bombolo, undicesima e ultima pellicola che vede protagonista Nico Gilardi in una co-produzione italo-tedesca che chiuse un'era unica nel cinema popolare italiano. Il progetto Tomás Milian-Bruno Corbucci, fratello di Sergio, meno bravo nel cinema d'azione, ma con qualche freccia in più nell'arco del comico non si è esaurito con il personaggio di Nico Giraldi ma è sfociato in altre produzioni quali Il figlio dello sceicco (1977) con Bo Svenson, Uno contro l'altro, praticamente amici (1981) che vede Franco Colombo (Renato Pozzetto) sbarcato a Fiumicino, nell'auto che doveva usare per arrivare a Roma trova Quinto Cecioni, detto "Er Monnezza", ma... diventeranno praticamente amici. In Cane e gatto (1982) Milian in Florida è Tony Roma, playboy, cantante e ballerino italo-americano, nonchè ladruncolo da strapazzo adesca le donne ricche per derubarle e in Il diavolo e l'acquasanta (1983) è Bruno Marangoni ex centravanti della Roma, caduto in disgrazia.





               

In contemporanea con i film di Giraldi e con vari altri film della coppia Bruno Corbucci/Galliano Juso, Milian fece diverse apparizioni in altre produzioni, come il film a episodi 40 gradi all'ombra del lenzuolo (1976) di Sergio Martino con Edwige Fenech ne La cavallona, la piccola parte molto apprezzata dalla critica nel film La luna (1979) di Bernardo Bertolucci, per la quale vinse l'equivalente italiano dell'Oscar. Il lupo e l'agnello (1980) di Francesco Massaro con Laura Adani, Ombretta Colli, Simona Marchini e Michel Serrault, Manolesta (1981) di Pasquale Festa Campanile. Nel 1982 Milian fu il protagonista principale di quello che sembrerebbe l'ultimo bel film di Michelangelo Antonioni, Identificazione di una donna. Dalla fine degli anni Settanta Milian cominciò anche a fare delle apparizioni in produzioni americane, come in Winter Kills - Rebus per un assassino (1979) di William Richert con Jeff Bridges, Antony Perkins, John Huston, Eli Wallach, Sterling Hayden, Doroty Malone, Toshiro Mifune e Richard Boone, Monsignore (1982) di Frank Perry con Christopher Reeve, Geneviène Bujold e Adolfo Celi, e King David (1985) di Bruce Beresford con Richard Gere. Fu inevitabile il ritorno a New York alla metà degli anni Ottanta dove riprese a fare teatro, televisione - nell'episodio del telefilm Bought and Paid Form della serie Miami Vice (1985) - e nuove apparizioni cinematografiche, di solito nella parte del cattivo come ad esempio in Cat Chaser - Oltre ogni rischio (1989) di Abel Ferrara con Peter Weller e Kelly McGillis ed in Revenge (1990) di Tony Scott con Kevin Costner, Antony Quinn, Madeleine Stowe e John Leguizano.




                                               

Sporadicamente Milian tornò anche in Italia, dove fece con una coproduzione italo-francese Salomè (1986) di Claude D'Anna, il protagonista nell'eccellente dramma sul soprannaturale Luci lontane (1987) di Aurelio Chiesa con Laura Morante, in Gioco al massacro (1989) di Damiano Damiani con Elliott Gould e Eva Robin's, Voglia di vivere (1990) di Lodovico Gasparini con Dominique Sanda. Durante gli anni più recenti Milian si è reinventato la carriera come abile caratterista in alcune grandi produzioni americane, come JFK - Un caso ancora aperto (1991) di Oliver Stone con un cast d'eccezione che comprende: Kevin Costner, Tommy Lee Jones, Kevin Bacon, Gary Oldman, Sissy Spacek, Joe Pesci e i dinosauri Jack Lemmon, Donald Sutherland e Walter Matthau, il film TV di protesta sull'assassinio di Chico Mendez e la lotta per la foresta fluviale amazzonica tratto dal racconto omonimo di Andrew Revkin The Burning Season (1994) di John Frankenheimer con Raul Julia, Sonia Braga e Luis Guzmàn, in Fools Rush In - Mela & Tequila-Una pazza storia d'amore con sorpresa (1997) di Andy Tennant con Salma Hayek, Matthew Perry e Jill Clayburg e nell'epico Amistad (1997) di Stephen Spielberg, dove Milian è accanto ad attori del calibro di Anthony Hopkins, Matthew McConaughey e Morgan Freeman. Ha partecipato quasi sempre in ruoli ispano-americani in film con cast importanti come Money (1991) di Steven Hiliard Stern composto da Eric Stoltz, Bruno Cremer, Mario Adorf, F. Murray Abraham, Christopher Plummer e l'italiano Angelo Infanti,






Sonny & Pepper: Due irresistibili cowboy (1994) di Gregg Champion con Woody Harrelson, Kiefer Sutherland, Dylan McDermott e Luis Guzmàn, The Yards (2000) di James Gray con Mark Wahlberg, Joaquin Phoenix, Charlize Theron, James Caan, Faye Dunaway ed Ellen Burstyn, Traffic (2000) diretto da Steven Soderbergh con Benicio Del Toro, Michael Douglas, Catherine Zeta-Jones, Don Cheadle, Dennis Quaid, Luis Guzmàn, Albert Finney, James Brolin e Amy Irwing interpretando il ruolo del generale Arturo Salazar e The Lost City (2005) diretto e interpretato da Andy Garcia, e con Dustin Hoffman e Bill Murray. Tomás Milian è stato chiamato a interpretare anche pellicole di produzioni alternative quali The Arturo Sandoval Story (2000) film TV che racconta la vita del trombettista cubano Arturo Sandoval, dalla sua richiesta di asilo politico negli USA e la sua ribellione al regime comunista, diretto da  Joseph Sargen con Andy Garcia, David Paymer e Charles S. Dutton con Milian molto bravo nella parte del burbero Sosa, Ambush (2001) un cortometraggio di John Frankenheimer accanto a Clive Owen nel ruolo di un vecchio eccentrico passeggero cubano, un emigrante in Washington Heights (2002) di Alfredo De Villa accanto a Manny Perez, e La fiesta del chivo (2005) di Luis Llosa con Isabella Rossellini.  Dunque, con il suo ritorno in America alle sue radici di recitazione a New York, Milian sembra aver chiuso il cerchio e ancora dopo una carriera stupefacente di oltre trentacinque anni con un centinaio di film non sembra esserci una fermata per il talento di questo camaleonte cubano che può considerarsi uno degli attori più prolifici dell'universo.






Ma non è così. Qualche anno fa, 2013, ha girato a Roma con la regia di Giuseppe Ferrara Roma nuda, film nel quale interpreta Brigante, carismatico vice questore in pensione. E chi poteva essere la sua partner? Naturalmente Eva Henger. Non solo, nel cast del film figurano anche Laura Harring, Anna Falchi e l'intramontabile Franco Califano, core de Roma. 
Durante una sua intervista per il programma Rai Da Da Da del 2009, ha dichiarato che, nonostante viva a Miami Beach in Florida, alla sua morte vorrà essere sepolto sotto la terra di Roma, città che ha regalato all'artista una notorietà inossidabile nonostante i tanti anni di silenzio artistico.
Tomás Milian esordì nel cinema in Italia nel 1959 ne La notte brava di Mauro Bolognini, dopo aver frequentato a New York l'Actor's Studio di Lee Strasberg e Elia Kazan e aver recitato in teatro. Nel giro di pochi anni si è affermato come uno dei più interessanti giovani attori del cinema italiano, sia per il rigore della sua recitazione, sia per la perfetta aderenza psico-fisica ai personaggi interpretati. Tra i non molti film in cui è apparso, in ruoli di secondo e anche di primo piano, una segnalazione particolare meritano: I delfini (1960), di Francesco Maselli, l' arrogante Alberto, che sembra pensare che ogni cosa gli sia dovuta; Giorno per giorno disperatamente (1961) di  Alfredo Giannetti, in cui diede vita allo schizofrenico Dario Dominici con accenti di profonda inquietudine; Un giorno da leoni (1961) di  Nanni Loy, in cui tratteggiò vigorosamente il personaggio di Gino; La banda Casaroli (1962) di Florestano Vancini, nel personaggio del giovane Gabriele, coraggioso e pavido al tempo stesso, travolto da una vicenda criminale più grande di lui; e soprattutto Il lavoro diretto da Luchino Visconti, episodio di Boccaccio '70 (1961), in cui sosteneva il ruolo del protagonista, il conte Ottavio, rappresentante tipico di una particolare "jeunesse dorée", e Gli indifferenti (1964) di Francesco Maselli, nel complesso personaggio moraviano di Michele Ardengo. Attore di bella prestanza fisica, di notevole acume interpretativo, adatto soprattutto per le parti di debole, abulico, pavido e vile, Milian è certamente una delle più interessanti rivelazioni del cinema italiano degli anni Sessanta. Negli anni Settanta ha tratteggiato figure caratteristiche e originali in alcuni "western all'italiana" e "poliziotteschi" negli anni Ottanta.







Tomas Milian non è stato solo Monnezza. Proprio Monnezza, però, diventa il suo angelo custode, il suo alter ego, nella sua autobiografia, “Monnezza amore mio”, a cura di Manlio Gomarasca, edito da Rizzoli, un libro che lo ha portato a Roma, durante il Festival, per una serie di dibattiti e tributi.
Diciamolo subito, però. E’ raro trovare in un’autobiografia di un attore di successo, perché comunque lo si veda Tomas Milian, nei suoi alti e bassi, è stato un mito per il nostro cinema, una tale leggerezza nel descrivere la sua bisessualità, il suo abuso di cocaina negli anni ’70, la svolta mistica, il suo volersi rifare una vita partendo dal basso in America.






Per chi conosce Tomas Milian non sono novità, ma certo per chi non lo conosce e poco sa della dolce vita del cinema italiano degli anni ’60, tutte queste avventure con uomini e donne, indifferentemente, non sarà uno shock, ma certo non è qualcosa di usuale. Specialmente di questi tempi, a confronto con queste autobiografie che troppo nascondono o romanzano della realtà, pensiamo solo a quella di Sofia Loren, almeno rispetto ai racconti che facevano di lei i vecchi registi italiani, è incredibile come Tomas si apra invece nel racconto di una vita che, alla fine, per il tempo era piuttosto normale, malgrado Cuba e l’Actor’s Studio.
Perché la leggerezza sessuale degli anni ’60, prima ancora della rivoluzione sessuale sessantottina, fu per tanti attori e registi che facevano cinema e teatro una pratica diffusa. Soprattutto in un mondo dello spettacolo dominato da persone come Luchino Visconti, Gian Carlo Menotti, Mauro Bolognini. Pensiamo al set incredibile de “Il Gattopardo”, dove Visconti schierò tutti i più bei ragazzi del cinema italiano e europeo. Ma tutto questo era vissuto non con frustrazione e senso di colpa, ma con la leggerezza del tempo.







Questo Tomas lo trasmette bene nel romanzo della sua vita. Come trasmette la tragicità della Cuba prima dell’arrivo di Castro, lui, figlio di un ufficiale vecchio stampo che non aveva mai sopportato l’arrivo di Batista. E trasmette perfettamente la sua vulnerabilità, il suo sentirsi sempre non all’altezza rispetto a Orson Welles, a Michelangelo Antonioni, a Bernardo Bertolucci, a Gian Maria Volonté.
Che provocò risentimenti e zuffe sul set. Al punto che Tomas costruì Monnezza un po’ come un giardino tutto suo dove riusciva a muoversi come voleva. Anche se, poi, anche in quel giardino, ebbe problemi di non comprensione con registi e produttori. Quel che non c’è nella sua autobiografia, ma forse potrebbe essere un altro libro, è il racconto della sua Havana, di una Cuba perduta alla Cabrera Infante dove andava a sentir suonare il mitico Bola de Nieve e i grandi cantanti cubani del tempo. Del resto, Tomas, non è più tornato a Cuba dai primi anni ’60, anche ora che non può più farlo. 
Ay, amor…
















rielaborato da frabel
e aggiornato il 24/03/2017














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