Quello sguardo ipnotico - ora rassicurante, ora ambiguo - sono stati, certamente, catturati dal fascino enigmatico e penetrante di un uomo che, a dispetto della sua fisicità apparentemente comune, nasconde un talento e uno charme tale da eguagliare solamente quello delle grandi leggende di Hollywood.
Sarà il 1995 a consacrarlo come una della maggiori stelle esistenti nell'universo cinematografico, grazie alle controverse prove nei super-cult I soliti sospetti e Seven. Per il brillante regista Bryan Singer, Kevin compie una delle trasformazioni più memorabili nella storia della celluloide: si tratta dell'innocuo storpio Roger "Verbal" Kint, il quale, nell'epilogo di questo meraviglioso capolavoro criminale, si rivelerà nientemeno che la personificazione del male, nota alla delinquenza come Kaiser Soze. La memorabile performance frutta alla nostra star il premio Oscar per il Miglior Attore non Protagonista.
Nel 1999, è ricoperto dai petali di rosa di American Beauty, pluriosannata opera diretta da Sam Mendes. In questa sferzante denuncia alla società statunitense, l'ultra-celebrato artista si cala negli oziosi abiti dell' insoddisfatto, nonché stralunato padre di famiglia Lester Burnham, aggiudicandosi una seconda statuetta agli Academy, stavolta come "Best Actor in a Leading Role". Una interpretazione magnifica di Spacey che esalta un film già splendido.
La star di Hollywood è stato praticamente annientato dalle accuse ricevute da diversi uomini. Il primo è stato l'attore Antony Rapp, che ha accusato Spacey di averlo molestato nel 1986, quando aveva 14 anni. Il due volte premio Oscar si è scusato e ha fatto coming out in un poster Twitter, ma dopo alcuni giorni gli sono piombate addosso altre accuse da parte di alcuni attori che sarebbero stati molestati durante il periodo in cui Spacey è stato direttore artistico dell'Old Vic a Londra, e da altre persone che hanno lavorato sul set di House of Cards.
La sua carriera è finita, così come, almeno per il momento , la serie che aveva interpretato per sei anni: Netflix ha sospeso a tempo indefinito le riprese e fatto sapere che non sarà più coinvolta con altre produzioni che includano Spacey.
Il divo rischia anche le manette: la polizia di Londra ha già fatto sapere di avere aperto un'indagine per valutare se possa essere incriminato.
Il fine settimana prima che Netflix bloccasse il film Gore, Spacey faceva festa su uno yacht extra lusso in Costiera Amalfitana. A riferirlo è il tabloid inglese The Sun secondo cui l’attore avrebbe speso circa 60mila dollari per noleggiare l’Highlander a bordo del quale avrebbe organizzato festini a luci rosse con undici uomini durante una pausa delle riprese del film sul romanziere Gore Vidal.
Il padre di Kevin Spacey (il cui nome vero, in realtà, è Kevin Fowler) «era un nazista che brutalizzava la famiglia e abusava del fratello» dell’attore. Era «così cattivo che lo chiamavamo “La Creatura”». A rivelarlo il Daily Mail che riprende le testimonianze in proposito di Randall Fowler, 62 anni, fratello maggiore del premio Oscar.
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