sabato 30 ottobre 2010

Lassù dove osano le aquile c'era Matt Schofield




Lassù dove osano le aquile e brucano gli stambecchi ho visto anche un grande spettacolo di musica blues. Sul palco l’emergente e splendido esponente della scena blues europea e ormai anche mondiale: Matt Schofield.
Alle 20,45 sul palco del Blues-Night Steinegg Live Festival  il beniamino di Robben Ford oggi Matt Schofield, voce e chitarra, con Johnny Henderson, organo, e Evan Jenkins alla batteria inizia la sua performance formata da una miscela esplosiva di Blues-Rock con tinte Funky e Jazz che travolge i 600 valligiani astanti della casa della cultura di Collepietra.
Rientra alle 22 dopo la ovvia richiesta di bis, la sua voce è più calda e Matt Schofield, con il volto dai tratti gentili e la folta chioma ambrata, sembra arpeggiare con la sua chitarra un blues da grande esecutore che conferma la sua reputazione in ambito musicale.
Dopo aver affrontato in cinque km ben 15 tornanti e una decina di altre curve all’entrata del Kulturhaus, brochure a josa e ovatta fornita dall’organizzazione dell’evento con tre bar gremiti e tre palchi e sul primo in attesa dei big alle 19,45 suona la band bolzanina Origin of Redention.
Alle 22,30 il sinuoso Power Blues of Chicago di Ronnie Baker Brooks e la sua band che elettrizza quella platea più orientantata al movimento, e di seguito alle 24 sul terzo palco i Vegetables mentre i big all’entrata sono impegnati a vendere i loro cd autografati. E non è finita lì, perché una jam session allieta i mai domi sino alle tre. Bella organizzazione per un eccellente concerto da veri intenditori di musica blues. 





http://www.youtube.com/watch?v=3nYFtX-DxWU&feature=related





di Frabel

giovedì 28 ottobre 2010

Tra tsunami ed eruzione l’Indonesia è in ginocchio

Come previsto dai geologi, dopo il sisma di 9,1 Ritchter che causò lo spaventoso tsunami del 26 dicembre 2004, sta proseguendo l'avanzata della placca asiatica verso quella indo-australiana, con spostamento verso sud-est degli epicentri dei terremoti. Rispetto alla scossa di Santo Stefano, c'è stata una progressiva migrazione a sud-est delle scosse con quelle del 28 marzo 2005 (8,6 gradi, oltre 1.300 morti), del 12 settembre 2007 (8,5), del 30 settembre 2009 (7,5 gradi, oltre 1.100) e quella di lunedì.






Un vulcano che è entrato in eruzione, e che potrebbe raggiungere il culmine nelle prossime ore. Un terremoto fortissimo, che ha innescato uno tsunami che si è portato via dieci villaggi. Piogge torrenziali che si abbattono sulla capitale Giakarta. Sono giorni drammatici per l’Indonesia, arcipelago che sorge nel cosiddetto Anello di fuoco, l’arco di vulcani che contorna il Pacifico e che è la zona più sismica del pianeta. Finora il bilancio del terremoto di 7,7 gradi della scala Richter che lunedì ha colpito l’arcipelago delle Mentawai al largo di Sumatra è dialmeno 272 morti. Mentre 502 persone risultano disperse dopo lo tsunami che ha colpito dieci villaggi delle isole, spazzati via dalla furia delle onde. Unica nota positiva, il ritrovamento dei 10 surfisti australiani dati per dispersi. Il sisma è avvenuto alle 21,42 (le 16,42 in Italia) a una profondità di 20 chilometri con epicentro a 240 chilometri dalla città di Bengkulu. Nelle isole Pagai e Sibigau sono arrivate onde alte tre metri che sono penetrate per 600 metri nell’entroterra. Tremila persone hanno cercato rifugio nei campi di emergenza.






 Oltre a tutto questo, il vulcano Merapi a Giava è entrato in eruzione da martedì pomeriggio e ha già causato la morte di 32 persone, tra cui un neonato di tre mesi, oltre a una ventina di feriti. Almeno 50.000 persone sono state evacuate nelle ultime 24 ore. Il Merapi all’alba aveva iniziato a eruttare cenere dai crateri minori. «L’energia continua a crescere. Speriamo si plachi, altrimenti rischiamo un’eruzione di proporzioni che non vediamo da anni», ha detto il vulcanologo Surono. Le autorità, che hanno dichiarato lo stato d’emerg enza, hanno avvertito altre 11.400 persone di prepararsi a una «urgente evacuazione». L’ultima eruzione del Merapi, avvenuta nel 2006, ha ucciso due persone. Nell’eruzione del 1994 morirono 60 persone, mentre nel 1930 si registrarono 1.300 morti.
Per far fronte all’emergenza il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono ha lasciato Hanoi, dove era arrivato per partecipare al vertice dell’Asean, ed è rientrato in patria, anche perché lo tsunami non è il solo pericolo che spaventa la popolazione indonesiana.






tratto da DNews








mercoledì 27 ottobre 2010

La maledizione del Bang Bang Club







Continua la maledizione del Bang Bang Club, i "paparazzi" della violenza. Dei quattro fotoreporter sudafricani di pelle bianca che hanno documentato gli orrori nelle townships, l'unico ancora rimasto illeso Joao Silva il 23 ottobre scorso è saltato su una mina in Afghanistan perdendo ambedue le gambe. Durante uno scontro a fuoco nella Tokoza Township Ken Oosterbroek e rimasto ucciso da un proiettile amico e Greg Marinovich è stato ferito gravemente. Tormentato per aver scattato immagini atroci, Kevin Carter si è suicidato dopo aver vinto il Pulitzer, la più prestigiosa onorificenza per il giornalismo.





La Bang-Bang Club, il gruppo di fotoreporter che amava dire: "Non siamo drogati di adrenalina".



Il Bang-Bang Club è il nome dell'agenzia associata principalmente a quattro fotoreporter attivi all'interno delle Townships del Sud Africa durante il periodo dell'Apartheid, in particolare tra il 1990 e il 1994, da quando Nelson Mandela fu scarcerato in occasione delle elezioni del 1994. Kevin Carter, Greg Marinovich, Ken Oosterbroek e Joao Silva sono stati i quattro esponenti principali anche se un certo numero di fotoreporter ha lavorato al loro fianco, tra i quali James Nachtwey e Gary Bernard.
La loro storia è diventata un film interpretato da Ryan Philippe, e in anteprima è stato presentato al Toronto International Film Festival nel 2010.




Lindsaye Tsabalala scambiato per uno Zulu e dato in fiamme con una molotov.
Fotografia con la quale Greg Marinovich ha vinto il Premio Pulitzer for Spot News Photography nel 1991.



Originariamente chiamata Bang-Bang Paparazzi, cambiato in "Club" dopo l'uscita di un articolo sul South African Magazine Living e dopo aver considerato che la parola paparazzi travisasse il loro operato. Il nome deriva dalla cultura stessa: dagli abitanti delle Townships che parlavano con i fotografi per il "bang-bang", in riferimento alla violenza che si verificava all'interno delle loro comunità, ma più letteralmente, "bang-bang" si riferisce al rumore degli spari ed è una forma di nomenclatura utilizzata dai fotografi di guerra.
Il 18 aprile 1994, durante uno scontro a fuoco per il mantenimento della pace tra la Nazional Force contro i sostenitori dell 'African National Congress nella Tokoza Township, Oosterbroek rimase ucciso dal fuoco incrociato e Marinovich riportò ferite gravi.
Nell'inchiesta per la morte di Oosterbroek iniziata nel 1995 i giudice stabilì che per la sua morte nessuna delle parti doveva essere incolpata. 




            L'uccisione di Lindsaye Tshabalala ripreso dall'obiettivo di Greg Marinovich



Nel 1999, il peacekeeper Brian Mkhize disse a Silva e a Marinovich che era propenso a credere che la pallottola che uccise Oosterbroek proveniva dalle linee della Nazional Peacekeeping Force.
Nel luglio del 1994, Kevin Carter tormentato per aver scattato immagini atroci si suicidò.
Greg Marinovich e Joao Silva pubblicarono The Bang Bang Club, un libro che documenta le loro esperienze di reporter di guerra.
Il 23 ottobre 2010, Joao Silva mise il piede su una mina mentre era di pattuglia con i soldati Usa a Kandahar, Afghanistan. Le ferite del fotoreporter furono considerate gravi, ma abbastanza lucido per chiamare sua moglie chiedendogli scherzosamente una sigaretta e il suo inalatore per l'asma. Quella fu la seconda volta che Joao rimase ferito in territorio di guerra, prima di essere colpito in pieno viso dalle schegge di una bomba.




        Immagine di Kevin Carter, premiata con il Pulitzer for Featured Photographynel 1994.



Due fotoreporter del Bang-Bang Club hanno vinto il premio Pulitzer per la fotografia. Greg Marinovic ha vinto il Pulitzer for Spot News Photography nel 1991 per le sue immagini dell'uccisione di Lindsaye Tshabalala nel 1990. Kevin Carter vinse il Pulitzer for Featured Photography nel 1994 per la sua fotografia di un avvoltoio in attesa della morte di un bambino emaciato e affamato nel Sudan meridionale.
Un adattamento cinematografico del libro di Marnovich e Silva è stato girato nella Tokoza Township dalla South African Film dal documentarista Steven Silver.
Marinovic ha lavorato come consulente per il film, che è interpretato da Ryan Philippe nella parte di Greg Marinovich, Taylor Kitsch in quella di di Kevin Carter e Neels Van Jaarsveld in quella di Joao Silva.
Un documentario dal titolo The life of Kevin Carter: Casualty of the Bang Bang Club ha avuto una nomination per un Academy Award nel 2006.






di Frabel con la consulenza di Wikipedia, the free encyclopedia.






sabato 23 ottobre 2010

Matt Schofield in concerto a Collepietra





Il 29 ottobre torna la tradizionale Blues Night, già sperimentata con successo nell'aprile scorso.
Sul palco della casa della cultura di Collepietra ci saranno la Matt Schofield Band che viene dall'Inghilterra e Ronnie Baker Brooks che arriva dagli USA. Matt Schofield, considerato uno fra i migliori chitarristi in Europa e nel mondo, è il nuovo ambasciatore inglese della chitarra blues.
La rivista inglese Guitarist Magazine definisce "dinamite" lo stile di suonare di Schofield mentre il Los Angeles Daily News lo descrive come il migliore chitarrista blues al mondo degli ultimi decenni.
Del suo trio fanno parte Johnny Henderson all'organo, e Evan Jenkins alla batteria.
Il Matt Schofield Trio è un'autentica rivelazione che ridefinisce il significato stesso del Power trio degli anni sessanta e settanta.
Dopo di loro sul palco saliranno la band capitanata da Ronnie Baker Brooks, il figlio del grande Bluesman Lonnie Brooks. Ronnie ha suonato sul palcoscenico con molti giganti del Blues (Albert Collins, Steve Ray Vaughan, Luther Allison e Buddy Guy) ed è la nuova stella del "Power Blues", come lui ama definire la sua musica che è stata influenzata da Jimi Hendrix, Steve Ray Waughan, Albert Collins, Muddy Waters.







Nato nell’agosto del 1977 a Manchester, Matt è cresciuto a Fairford, Gloucestershire. Musicista professionista già dall’età di diciotto anni, Schofield ha suonato con molti musicisti e ha partecipato a diversi progetti fino a lanciarsi nel 2004 nella propria avventura musicale con la sua band. L’opportunità di registrare un concerto dal vivo in un piccolo club (soprattutto materiale improvvisato) porta il gruppo fino al tanto acclamato CD di debutto, “The Trio Live” (Nugene Records NUG601), al quale segue un anno più tardi il primo album in studio, “Siftin’ Thru Ashes”, che diviene l’album di Jazz & Blues Indipendente della settimana. Seguono un altro CD live “Live at The Jazz Café” ed il più recente “Ear To The Ground”, che si classifica tra i primi dieci album del 2007 (al n.9 della classifica generale e al n.2 degli album Blues sulla rivista specialistica Guitarist Magazine) e si classifica al terzo posto nell’importante programma radiofonico condotto da Dan Aykroyd (House of Blues Radio Hour, USA). Matt Schofield, voce e chitarra, Johnny Henderson, organo, e Evan Jenkins, batteria, travolgono l’ascoltatore con la loro esplosiva miscela di Blues-Rock con lievi tinte Funky che riporta alla mente i musicisti che li ispirano, Albert Collins, i tre King (Albert, Freddie e B.B.) e Robben Ford. Il Matt Schofield Trio è un’autentica rivelazione che ridefinisce il significato stesso del power trio degli anni ’60 e ’70, diventando attualmente una delle realtà più dinamiche sulla scena Blues inglese e prova ne è la discografia live che li cattura nella loro dimensione più congeniale che è quella del palcoscenico. Basta immaginare delle icone dei power trio come i Cream e gli Hendrix Experience e il sound distintivo degli Allman Bros (attraversato da un pò di Jazz e Funk) e allora si può capire da dove viene questa band. Il Trio ha suonato in tutti i più importanti club e festival in Europa ed in America, facendosi ben notare al Montreal Jazz festival del 2007. Hanno suonato anche in molte trasmissioni radiofoniche e televisive (North American XM/Sirius satellite radio, BBC, R2, NPS, l’equivalente olandese della della BBC).




tratto da Break Live Music






venerdì 22 ottobre 2010

Diego Abatantuono

" Senti sbarbatello, ì sò milanese cento pè cento e se c'ho l'accento che c'ho, lo tengo perchè fa rustico".

Diego Abatantuono (Milano, 20 maggio 1955) è un attore, comico, sceneggiatore, e conduttore televisivo.
All'inizio della sua carriera era un caratterista, cui affidavano spesso e volentieri, il ruolo dell'immigrato meridionale che viveva e lavorava al Nord, un personaggio che potrebbe benissimo essere il perfetto marito della Sconsolata interpretata da Anna Maria Barbera. Poi la sua carriera è cambiata, la sua macchietta è piaciuta così tanto da essere promossa in serie A e il suo interprete, Diego Abatantuono, l'ha seguita sulle orme del successo, immergendo tutti noi in quelle storie ambientate nel "colorato mondo" di Milano, con un linguaggio che ha fatto scuola e che ancora oggi è imitatissimo dai comici nascenti. Succede però che, essendo macchiette, i personaggi portati in vita in televisione, teatro e cinema si estendano a "macchia d'olio" e facciano annegare persino chi li incarna. Abatantuono, ha deciso così di liberarsi del suo scomodo alter ego e ha preferito esprimere la propria creatività e la propria arte in altre circostanze, altri territori, anche quelli drammatici con un risultato gradevole e soddisfacente sotto ogni punto di vista.
Nato e cresciuto nel quartiere milanese del Giambellino (il suo amico d'infanzia è il giornalista Enrico Mentana), figlio di un calzolaio pugliese e di un'addetta al guardaroba del Derby (il tempio del cabaret italiano), che era di proprietà degli zii di Diego, comincia a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo proprio dentro quelle mura. All'inizio è semplicemente un addetto alle luci, poi passa a direttore di scena e infine si presenta lui stesso sul palco, assieme ad artisti come Massimo Boldi, Teo Teocoli, Enzo Iannacci e, soprattutto, i Gatti di Vicolo Miracoli, riuscendo a imporsi all'attenzione del pubblico con il personaggio del "terrunciello": immigrato pugliese trapiantato al Nord.






Comincia ad andare in giro per l'Italia e a frequentare i piccoli o grandi palchi sui quali si esibisce, il personaggio gli porta fortuna: Romolo Guerrieri lo fa esordire sul grande schermo con Liberi armati pericolosi (1976), accanto a Eleonora Giorgi, altra star in ascesa in quegli anni. Conosce Renato Pozzetto e, grazie all'amicizia con Massimo Boldi, entra nella commedia Saxofone (1978). Dopo una serie di piccole apparizioni in televisione e il rinnovato impegno negli spettacoli di cabaret, si trasferisce a Roma ed entra in contatto con la famiglia Vanzina. Steno, in particolare, sarà il primo membro della famiglia a dirigerlo in Fico d'India (1980), con Pozzetto, cui seguiranno Il tango della gelosia (1981) con Monica Vitti e Sballato gasato completamente fuso (1982). Il passo dall'ormai tramontato Steno al più albeggiante Neri Parenti, è brevissimo. Infatti eccolo apparire nella parte del panettiere volgare (probabile amante della moglie Pina) in Fantozzi contro tutti (1980), ennesima caricatura del suo personaggio terrone. Rispondono i fratelli Vanzina, e in particolare Carlo che, dietro scrittura del fratello Enrico, dirigerà Diego Abatantuono in: Arrivano i gatti (1980), Una vacanza bestiale (1980), I fichissimi (1981) e soprattutto il cult  Eccezzziunale... veramente (1982), all'interno del quale si triplicherà in ruoli diversi, ricoprendo anche la parte di sceneggiatore.








Grande amico di Ugo Bologna, lavora accanto alla rimpianta Laura Antonelli in Viuulentemente... mia (1982) e a Isabella Ferrari ne Il ras del quartiere (1983), sempre dei Vanzina. Ma la maschera che indossa ormai lo stanca e decide di abbandonare tutto, dedicandosi al teatro con un discreto successo. Continua a vagare nei territori della commedia italiana grazie a Renzo Arbore, Castellano & Pipolo (con l'irresistibile mago di Segrate del Grand Hotel Excelsior o con il cult Attila, flagello di Dio).










La svolta arriva grazie a Pupi Avati che lo estirpa dai territori comici e della risata facile e gli fa indossare panni più malinconici nel drammatico Regalo di Natale (1986), dove Diego è uno dei cinque amici che partecipano alla partita di poker-regolamento di conti. Ruolo che fra l'altro gli farà vincere un meritato Nastro d'Argento come miglior attore non protagonista. Sdoganato dalla comicità, continua a lavorare con Avati in Ultimo minuto (1987) con Ugo Tognazzi, Il Testimone dello sposo (1988) e il sequel di Regalo di Natale, La rivincita di Natale (2004), a ben diciassette anni dall'originale. Ma non solo Avati a sostenerlo in questo cambio di registro, molta influenza e importanza avrà Gabriele Salvatores, il quale lo inserirà prima in  Kamikazen - Ultima notte a Milano (1987), Marrakech Express (1989) e Turnè (1990) e poi lo farà protagonista dei fasti di Mediterraneo (1991), pellicola premio Oscar come miglior film straniero, nel ruolo di uno degli otto soldati del Regio Esercito Italiano che nel 1941 sono mandati a presidiare un'isoletta greca dell'Egeo. Salvatores ce lo riproporrà ancora come protagonista di Puerto Escondindo commedia-gialla (del quale sarà anche sceneggiatore) che gli permetterà di vincere il Nastro d'Argento come miglior attore.







Nei territori del giallo lo vedono bene anche i telespettatori che lo apprezzano nel ruolo del commissario Corso, nella serie omonima di Alberto Sironi, poi passa a Giuseppe Bertolucci (Strana la vita e I cammelli). Nonostante la sua presenza in film d'essai, compie un perfetto gioco d'equilibrio anche nelle commedie: difficile non sorridere di lui nel film tv La moglie ingenua e il marito malato (1989) di Mario Monicelli o nel cinepanettone Vacanze di Natale '90 (1990) di Enrico Oldoini. Marco Risi, Daniele Luchetti, Giovanni Veronesi, Carlo Mazzacurati e Simona Izzo sono, invece, le nuove generazioni di registi che usano Diego per le loro commedie o per i loro film drammatici all'interno dei quali sarà un marito, ma perfino il padre più santo del mondo: san Giuseppe, il padre putativo di Gesù Cristo. Alla fine degli anni Novanta ritrova Salvatores, il quale lo dirige in Nirvana (1997) e Amnèsia (2002), ma rimane in stato di grazia il ruolo del cattivo milanese Sergio nel film Io non ho paura (2003), crudele sequestratore di bambini che gli fa vincere il terzo Nastro d'Argento come miglior attore non protagonista.







E dopo un ruolo così intenso, è d'obbligo passare a pellicole più leggere: Paparazzi (1998), Tifosi (1999) e Matrimoni (1998) di Cristina Comencini. Dopo Figli di Annibale (1998) di Davide Ferrario, all'inizio del nuovo Millennio viene diretto dal grande Ettore Scola in Concorrenza sleale (2001). Poi passa all'ideazione e alla conduzione di programmi televisivi sul cabaret come Colorado Café Live, riabbracciando i tre ruoli di Eccezzziunale veramente con Eccezzziunale veramente-Capitolo secondo... Me (2006) di Carlo Vanzina. E sembra veramente un percorso ciclico quello di Abatantuono che ritorna ad Avati con La cena per farli conoscere (2007), facendosi apprezzare sul piccolo schermo nei panni de Il Giudice Mastrangelo (2005-2007), del quale è protagonista insieme ad Amanda Sandrelli ed Alessia Marcuzzi.







Risponde alla chiamata di Mimmo Calopresti che lo vuole ne L'abbuffata, una storia sul sogno del cinema per tre giovani ragazzi del profondo Sud che si scontrano con una realtà che con i sogni ha ben poco a che fare. Riprende per un attimo lo stereotipo "eccezionale" degli esordi, plasmato dai fratelli Vanzina, per la pellicola 2061 - Un anno eccezionale, ma torna presto alla commedia all'italiana per eccellenza nel film di Enrico Oldoini, I mostri oggi, che si propone come il terzo capitolo di una saga battezzata da Dino Risi nel 1963 con I mostri e proseguita nel 1977 con I nuovi mostri dal trio Risi-Monicelli-Scola. Nel 2009 ritorna accanto a Pupi Avati, quel regista capace di cucirgli addosso una maschera drammatica, che lo vuole nel film corale Gli amici del Bar Margherita, sguardo autobiografico sui favolosi anni '50.
Messe via le avventure del "terrunciello" più famoso d'Italia, oggi di Diego Abatantuono si riscopre la sua essenza più vera, quella che, attraversando dinamiche di commedia e dramma, si denota di malinconie, sofferenze, sfaccettature solari e autoironiche.




tratto da Mymovies

giovedì 21 ottobre 2010

Christopher Walken attore maledetto









Christopher Walken - all'anagrafe Ronald Walken - (New York, 31 marzi 1943) m 1,83 è un attore statunitense.
Walken è diventato celebre per le interpretazioni di personaggi eccentrici, instabili e pericolosi, ma in diverse occasioni ha sfruttato la sua immagine anche per ottenere un effetto comico.
Cimino, Abel Ferrara, Tarantino, Burton
hanno ceduto al fascino di quel volto freddo e ambiguo, a quello sguardo gelido e perduto. Originale attore americano, per cui i fan sospirano da sempre, è un inaspettato regalo per chi di cinema si nutre e si distrugge. Interprete speciale (raramente commerciale),  Christopher Walken è l'eccentrico per eccellenza ed è da considerarsi come il grande antidivo di Hollywood.
Figlio di un panettiere, fratello degli attori Ken e Glenn Walken, ha due occhi di diverso colore l'uno dall'altro (uno blu mare e l'altro azzurro). Studente alla Professional Children's School, ha lavorato come domatore di leoni a 15 anni e poi si è dato alla danza, una delle sue più grandi passioni.
Esordisce nel 1953 come attore, nella serie tv The Wonderful John Action, recitando perfino nella telenovela Sentieri e nel telefilm poliziesco Kojak, passando poi a Broadway, dove ha portato in scena "Il leone d'inverno" (1966). Mentre il suo debutto cinematografico è legato al film di Robert Frank Me and My Brother del 1969, stesso anno in cui prende per moglie l'attrice e direttrice di casting,Georgianne Walken. 








Nel 1970 era stato scelto per il ruolo del protagonista di  Love Story, ma il suo volto era troppo ispido e gli fu preferito il belloccio Ryan O'Neil. L'anno successivo appare accanto a Sean Connery in Rapina record a New York di Sidney Lumet, ma il vero ruolo che lo fa emergere dall'anonimato è quello dello spassoso fratello con manie suicide di Diane Keaton in Io & Annie di Woody Allen. Preso in considerazione - assieme a Nick Nolte - da George Lucas per il ruolo di Han Solo in Guerre Stellari, è sempre per quel suo viso più adatto ad essere una maschera del Lato Oscuro, che venne scelto al suo posto Harrison Ford. Così non fa  James Ivory che invece non impiega molto tempo per inserirlo in Roseland.








Inaspettatamente, l'allora enfant prodige Michael Cimino gli offre il ruolo di Nick e la bellissima e famosissima scena della roulette russa con pistola in The Deer Hunter - Il cacciatore (1978), accanto a Robert De Niro, Meyl Streep, John Savage e John Cazale. La scena, che culmina con un colpo di pistola alla tempia, è il punto più alto della pellicola e gli vale l'Oscar come miglior attore non protagonista, facendolo sobbalzare da attore qualunque a rivelazione sconvolgente del cinema statunitense. I grandi registi si spintonano per averlo nelle loro opere: Jonathan Demme lo dirige nel ruolo dell'ambiguo Eckart in Last Embrace - Il segno degli Hannah (1979), in compagnia di Roy Schneider e John Glover, Cimino lo rivuole nel flop Heaven's Gate - I cancelli del cielo (1980), con Kriss Kristofferson, John Hurt, Isabelle Hupper, Jeff Bridges e Mickey Rourke e  The Dogs of War - I mastini della guerra di John Irwin accanto a Tom Berenger, e nel 1981 Herbert Ross in Spiccioli per il cielo.









Nella vita privata, non passa certo per una persona tranquilla. Nel 1980 assale due uomini dopo aver chiesto ripetutamente loro di abbassare la musica della loro auto, ma questo è niente in confronto a ciò che accadde la misteriosa notte del 28 novembre 1981. Walken era sullo yacht Splendor ancorato a Isthmus Bay - 30 miglia al largo della costa meridionale della California - ospite di Robert Wagner e di sua moglie Natalie Wood, con la quale stava girando Brainstorm - Generazione elettronica di Douglas Trumbull. All'alba, il cadavere di Natalie Wood venne ritrovato che galleggiava a faccia in giù, a pelo d'acqua. La polizia non è mai riuscita a ricostruire i fatti con precisione assoluta, ma dall'inchiesta che ne seguì si scoprì solo che i tre avevano bevuto molto, poi Wagner e Walken avevano discusso, litigando violentemente, e Natalie aveva lasciato lo yacht a bordo di un gommone. Successivamente, fu ritrovata senza vita.









Con una storia così alle spalle, Christopher Walken assume lo status di attore maledetto e quel volto così enigmatico e velato diventa la bautta del male di Hollywood, David Cronenberg non se lo lascia sfuggire per il ruolo del tormentato sensitivo del bel film The Dead Zone - La zona morta (1983), accanto a Tom Skerritt e Martin Sheen, tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King, e veste perfino i panni del nemico di James Bond-Roger Moore, Max Zorin, in A Wiew to a Kill - Agente 007, bersaglio mobile (1985), con Grace Jones e Dolph Lundgren. Nel 1986 è il padre malavitoso, violento e affascinante nella sua sgradevolezza e nei suoi eccessi, di Sean e Chris Penn in At Close Range - A distanza ravvicinata di James Foley, e il reporter Don Stevenson in War Zone - Linea di fuoco di Nathaniel Gutman.  Parallelamente, qualcuno ne scopre anche la comicità: primo fra tutti Mike Nichols in Biloxy Blues -Frenesie... militari, cui seguiranno Stephen Surjik in Fusi di testa 2 - Waynestock (1993) accanto a Kim Basinger, Gore Verbinki  in Un topolino sotto sfratto (1997), Joe Roth per I perfetti innamorati (2002) con Julia Roberts, Billy Crystal, Catherine Zeta-Jones, John Cusack e Alan Arkin e infine David Dobkin in Wedding Crashers - Due single a nozze (2005) con Owen Wilson e Vince Vaughn.








Prende il nome del politico Max Schreck in Batman Returns - Batman - Il ritorno (1992) con Michael Keaton, Danny DeVito, Michelle Pfeiffer, di Tim Burton, regista che lo venera tanto quanto venerava Vincent Price, e si lascia andare a delle particolari The Comfort of Strangers - Cortesie per gli ospiti (1990), accanto Rupert Everett, per Paul Schrader, anche se il vero incontro che gli cambierà totalmente la carriera lo fa agli inizi degli anni Novanta quando Abel Ferrara (che a dispetto del nome è tutt'altro che candido) diventa il suo amico del cuore, nonché l'autore che più lo utilizzerà. Boss pallido e squilibrato in  King of New York (1990) con accanto Laurence Fishburne, David Caruso, Wesley Snipes e Steve Buscemi, vampiro in The Addiction - Vampiri a New York (1995) tremendo gangster sia in The Funeral - Fratelli (1996) in compagnia di Chris Penn, Isabella Rossellini e Benicio Del Toro, sia in New Rose Hotel (1999) accanto a Asia Argento e Willem Dafoe, costruisce una saga di bad man che farebbe invidia ai migliori caratteristi d'America. E lui, per dispetto, va ancora una volta contro corrente, e nel videoclip "Bad girl" di Madonna, diventa angelo custode.









Nel pieno della maturità artistica, è consacrato da Quentin Tarantino che in Pulp Fiction (1994) gli fa recitare, in divisa militare, un monologo strepitoso, con nel cast John Travolta, Samuel L. Jakson, Tim Roth, Bruce Willis, Ving Rhames, Uma Thurman, Harvey Keitel, Eric Stoltz, Rosanna Arquette e Paul Calderon, e non mancano i contatti italiani. Sarà Carlo Lizzani nel 1996, a volerlo fra Giancarlo Giannini, Lisa Sastri, Massimo Dapporto e Massimo Ghini in Celluloide. Ma il finire degli anni Novanta sono gli anni dei ritorni:  Paul Schrader lo dirige ancora una volta nel film Touch (1997) e Tim Burton lo elegge dichiaratamente a suo mito offrendogli il piccolo ruolo del Cavaliere senza testa ne Sleepy Hollow - Il mistero di Sleepy Hollow (1999), per il quale si guadagna la notorietà e la simpatia di tutti quei giovani che non fecero in tempo (perché non nati) a vederlo con una pistola in pugno in Il cacciatore, meritandosi una nomination come miglior cattivo agli Mtv Awards.









Lo stesso anno, appare nel (cast: John Turturro, Susan Sarandon e Ben Gazzara) film di John Turturro Illuminata e doppia la formica Colonello Cutter in Z la formica, poi si getta su Broadway - con un ritorno alle origini inaspettato - nella versione musical di "James Joyce's The Dead", per il quale viene nominato al Tony Award come miglior attore. Autore e interprete della piece teatrale "Him", ha ballato nel 2001 nel video "Weapon of Choice", canzone del re della dance mondiale Fatboy Slim, diretto da Spike Jonze. Quel video è ancora sulla bocca di tutti: a dispetto del fatto di vederlo interprete di drammi classici come quelli di Checov, Edgard Allan Poe e Tennessee Williams, Christopher Walken è vicinissimo alle nuove generazioni e le ipnotizza con la sua danza come un cobra con le sue prede.









Nel 2002, sorprende la critica e il pubblico, con il ruolo del persuasivo padre di Leonardio DiCaprio in  Prova a prendermi di Steven Spielberg, ruolo per cui viene nominato all'Oscar come miglior attore non protagonista; nel cast Tom Hanks, Martin Sheen e James Brolin. Frank Oz, John Turturro e Tony Scott fanno il resto, rendendo quel viso senza età e quello sguardo chiaro, ma insieme perverso e innocente, quello di un'icona del cinema mondiale, un preciso punto di riferimento che non può non appassionare. Con Frank Oz Walken è nel cast di The Stepford Wives - La donna perfetta (2004) con Nicole Kidman, Matthew Broderick, Bette Midler e Glenn Close, con John Turturro è in compagnia di Kate Winslet, James Galdolfini, Susan Sarandon e Steve Buscemi in Romance & Cigarettes (2004), e con Tony Scott partecipa con il super cast di True Romance - Una vita al massimo (1993) che comprende Christian Slater, Patricia Arquette, Dennis Hopper, Val Kilmer, Gary Oldman, Brad Pitt, Tom Sizemore, Samuel L. Jackson, James Gandolfini e Chris Penn, Man on Fire - Il fuoco della vendetta (2004) accanto a Denzel Washington, e Domino (2006) con Keira Knightley e Mickey Rourke. Tiene testa a tutti: alla sobrietà di Michael Caine in Dietro l'angolo (2004), di Jordan Roberts, all'istrionismo di Robin Williams ne L'uomo dell'anno (2006), di Barry Levinson con anche Jeff Goldblum e Laura Linney, al trasformismo di John Travolta e perfino alla graffiante bellezza di Michelle Pfeiffer in Hairspray - Grasso è bello (2007), di Adam Shankman. Piace ai ragazzi perché dark e pieno di azione, nonché sempre capace di mettersi in gioco ed è modello anche per quelli adulti che vedono nel suo modo di recitare la costruzione di una sorta di universo intorno ad ogni personaggio che interpreta, rendendo quest’ultimo così vivo da non sembrare più la mera copia di una battitura della sceneggiatura.









Christopher Walken dal 1995 al 2003 appare anche in una serie di film interessanti fra i quali Things To Do in Denver When You Are Dead - cosa fare a Denver quando sei morto di Gary Fleder, con Andy Garcia e Don Cheadle, e Nick of Time - Minuti contati di John Badham, con Johnny Depp, Peter Strauss e Charles S. Dutton (1995). Nel 1966 è accanto a Bruce Willis in Last Man Standing - Ancora vivo di Walter Hill, e in Basquiat di Julian Schnabel è nel cast con Jeffrey Wright (il telentuoso writer di origini haitiane, morto per overdose di eroina nel 1988), Benicio Del Toro, David Bowie (Andy Warhol), Dennis Hopper, Gary Oldman, Willem Dafoe e Tatum O'Neil. In Blast From the Past - Sbucato dal passato (1999) Christopher Walken è diretto da Hugh Wilson accanto a Sissy Spacek e Brendan Fraser. Nel 2002 recita in Plot with a Wiew - Bara con vista di Nick Hurran e l'anno seguente in The Opportunist di Myles Connell con Cyndi Lauper, e ne The Rundown - Il tesoro dell'Amazzonia di Peter Berg con Dwayne Johnson e Arnold Schwarzenegger (cameo).

E' curioso sapere che Christopher Walken:

- era la "seconda scelta" di George Lucas per il ruolo di Ian Solo dopo Harrison Ford.
- è uno degli ospiti più ricorrenti del Saturday Night Live.
- ha partecipato a due videoclip musicali: il suo primo ruolo fu quello di angelo della morte nel  video di  Madonna Bad Girl del 1993, e la seconda apparizione è stata in Weapon of Choice di Fatboy Slim, del 2001, video per il quale ha curato anche le coreografie, per le quali ha vinto l'MTV Video Music Award.
- nel 2002 ricevette la nomination ai Razzie Awards nella categoria peggior attore non protagonista dell'anno per The Country Bears, riottenendo nel 2003 la nomination nella stessa categoria per Amore estremo - Tough Love.
- nell'interpretare Nick ne Il cacciatore, con cui vinse l'Oscar, Walken sputa in faccia a Robert De Niro durante una scena, ciò non era previsto dalla sceneggiatura e De Niro non la prese bene.
- nel 1996 Chris Walken è stato protagonista del videogioco fatto a film "Ripper" prodotto da Take2, in cui interpretava un investigatore di polizia chiamato Vince Magnotta.







tratto da Mymovies








rivisitato da frabel

mercoledì 20 ottobre 2010

Joel e Ethan Coen coppia d'assi










Joel Coen (Minneapolis, 29 novembre 1954) e il fratello Ethan Coen (Minneapolis, 21 settembre 1957), generalmente noti come i fratelli Coen, sono due celebri registi e sceneggiatori statunitensi.
In America, sul finire degli anni Ottanta, i re del cinema indipendente erano Joel e Ethan Coen, fratelli sceneggiatori, registi di fama riveriti e ricercati. Sospesi fra lo chic, il kitsch e il pop, sempre adrenalinici e ipercolorati, sono gli autori di pellicole scintillanti, nonché impeccabili fusioni fra lo "sporco" – che ha caratterizzato la prima parte della loro carriera – e il parodistico – che invece ha caratterizzato la seconda parte della loro carriera.
Spesso strizzando un occhio alla commedia musicale, si spingono fra il noir e la commedia, creando un cinema sulfureo popolato da volti come quelli di John Turturro e John Goodman. Mutano costantemente di registro, non solo fra film e film, ma anche all'interno della pellicola stessa che si tinge di quando in quando o di ombrose ossessioni o di involontario e ridicolo humour nero.
Perfettamente in grado di controllare la macchina da presa, non sono mai ordinari, né banali, ma divertenti, tragici, ironici e manieristi, provando un piacere sadomasochista nell'affrontare archetipi cari al cinema hollywoodiano, riproponendoli parodiati, con uno stile visuale sempre superbo, di alta cinefilia e di puro piacere per il cinema, spiazzando lo spettatore fra diversioni, contraddizioni, dettagli, inquietudini e cose insignificanti (e sì, anche quelle). Hanno amato quei gangsters che si accendevano le sigarette dopo le esplosioni, hanno raccontato di partite di bowling filosofiche fra grandi tripponi e hanno descritto omicidi con una crudezza smisurata.








Eppure quel loro modo di fare cinema che per gli anni Ottanta e Novanta era così rivoluzionario, ben presto è diventato "classico", realistico, misurato e pudico. Un processo che ha portato i due occhialuti fratelli con l'aria da secchioni a essere completamente integrati dal sistema Hollywood, ma anche a fare della loro messa in scena una strada che molti attuali ed emergenti registi indie seguono. Con un talento figurativo senza precedenti, hanno rappresentato la ferocia pur senza far indossare al cinema nessuna maschera mostruosa, perché l'assassino più pericoloso, non è il killer con il coltellaccio degli slasher movie, ma l'uomo comune, quello che magari ha gusto e intelligenza o, all'opposto, è particolarmente stupido.







      
Comicità e grottesco che si fondono insieme in un risultato di alta classe: questo è lo stile dei fratelli Coen, autori di film memorabili per chi – come noi – ama il cinema sopra ogni cosa, ma un po' meno per il pubblico che a volte non sembra particolarmente sorpreso, coinvolto e affascinato da pellicole come Barton Fink, Fargo, L'uomo che non c'era e Ladykillers. Sarà per la corrente alternata del ritmo filmico, per alcune volgarità che a volte non sono proprio degne di loro, sarà per i personaggi stereotipati eccessivamente o per la perdita di ogni logica che è la colonna portante del loro cinema, accompagnata dalla descrizione di un mondo dominato dall'avidità e dalla violenza, i crudi e duri Coen non piacciono a tutti. Anche se quel sapore di crepuscolare e accattivante, quel vago profumo d'europeo - più che americano - che si avverte nelle nostre narici ci solletica particolarmente.








Fratello maggiore del regista e sceneggiatore Ethan e figlio di un professore di economia alla University of Minnesota e di una professoressa di storia dell'arte della St. Cloud State University, a soli 10 anni si mette a stampare con il fratello un opuscolo di quattro pagine: The Sentinel che trattava solo di cinema e che aveva il costo di 2 cents.
La passione per la messa in scena strabordava fin dall'infanzia. Ancora bambini, con i soldi risparmiati dai loro lavoretti, riescono ad acquistare una cinepresa Super-8 che sarà il loro primo vero occhio cinematografico. È proprio grazie al Super-8 che realizzano cortometraggi da loro stessi definiti «astratti e surrealisti», nonché rifacimenti amatoriali dei film visti alla tv come La preda nuda (1966) di Cornel Wilde e Tempesta su Washington (1962) di Otto Preminger.



      




Alunno del Simon's Rock Early College – seguito passo per passo dal fratello –, Joel si iscrive alla New York Univerisity per studiare cinema e, proprio fra quei corridoi, all'inizio degli Anni Settanta, conoscerà future grandi personalità del cinema americano come i registi Sam Raimi e Scott Spiegel e gli attori Bruce Campbell, Holly Hunter, Kathy Bates e Frances McDormand, poi divenuti tutti membri del club Society for Creative Filmmaking. Raggiunta la laurea grazie al corto di 30 minuti Soundings – che narrava di una donna impegnata a fare sesso con il suo ragazzo, mentre verbalmente faceva fantasie sessuali sul migliore amico di questo, che invece ascoltava nell'altra stanza -, Joel comincia a lavorare come assistente e aiuto montatore di diversi film horror a basso costo, molto spesso di Raimi - come nel caso de La casa (1981) con il suddetto Campbell.







Dopo il matrimonio con l'attrice Frances McDormand nel 1984, cui seguirà, oltre alla nascita di un figlio, anche l'adozione di Pedro, un bambino del Paraguay, Joel Coen capisce che non può lavorare senza suo fratello.
Quindi i due cominciano una strettissima collaborazione gomito a gomito, partendo dalla stesura del soggetto e della sceneggiatura fino alla messa in scena. Ancora oggi è così: anche se Joel viene accreditato di solito come regista della pellicola, non esiste una distinzione netta fra i due, come è testimoniato dagli attori che interagiscono con entrambi i fratelli Coen per le indicazioni di scena. Per questo, Joel è conosciuto anche con il soprannome de "il regista a due teste", ma spesso sono anche autori del montaggio dei loro film, che firmano sotto lo pseudonimo di Roderick Jaynes. Grandi amici di Steve Buscemi, Jon Polito, John Goodman, John Turturro, George Clooney, Michael Badalucco, Charles Durning, Peter Stormare, Tony Shalhoub e Billy Bob Thornton, fanno di questa grande congrega di attori i loro interpreti feticcio. Il primo passo nella regia è per Blood Simple - Sangue facile (1984) con Frances McDormand e M. Emmet Walsh, un giallo ingegnoso e un po' folle che vincerà il Gran Premio della Giuria al Sundace Film Festival, un esordio non male.







Ma Joel, aldilà del felice debutto registico, si improvvisa persino attore dilettante diretto dall'amico Raimi ne I due criminali più pazzi del mondo (1985), ancora con Bruce Campbell. Altra esperienza di questo genere la farà quello stesso anno sul set del divertente Spie come noi (1985).




                                            Frances McDormand in una scena de Fargo


Nel 1987, è la volta dell'anomalo con rapine e rapimenti per la strana coppia ne Raising Arizona - Arizona junior (1987) con Nicolas Cage, John Goodman e William Forsythe, Holly Hunter e Frances McDormand, seguito dal più violento ma se non il migliore, il più armonioso e compatto dei fratelli Coen Miller's Crossing - Crocevia della morte (1990) con John Turturro, Jon Polito, Albert Finney, Steve Buscemi e Michael Badalucco, Gabriel Byrne, Marcia Gay Harden e l'apparizione di Sam Raimi - abbattuto a colpi di mitra - e comparsa non accreditata - una segretaria - di Frances McDormand, futuro Oscar per Fargo e dal loro più importante e sporco successo Barton Fink - E' successo a Hollywood (1991) con John Turturro, Michael Lerner e John Goodman che otterrà a Cannes, unico nella storia de Festival, sia la Palma d'Oro come miglior film sia quella per la miglior regia che per il miglior attore. Hollywood si accorge di loro: Paul Newman e Tim Robbins diventano i protagonisti del multicolorato e inconsueto The Hudsucker Proxy - Mister Hula Hoop (1994), mentre più successo avrà il thriller Fargo (1996) con William H. Macy, Steve Buscemi, Frances McDormand e Peter Stormare, nel quale i fratelli Coen si divertono a spiazzare critica e pubblico con questo maldestro rapimento tramutato in dramma, che li vedrà trionfare nuovamente a Cannes con una seconda Palma d'Oro per la regia, ma anche all'Academy con l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale, pur lasciandosi scappare quella per la miglior regia e per il miglior film dell'anno. Ma non si disperano perché una pioggia di nominations ai BAFTA cade su di loro, con tanto di premio David Lean per la regia che li consacrerà definitivamente due dei registi più amati in Europa.




                            Jeff Bridges con Steve Buscemi e John Goodman in Il grande Lebowski



Il capolavoro arriva nel 1998, quando raccontano le avventure di un reduce del movimento hippy che si trova invischiato in noir anni Quaranta coi colori sgargianti e il gusto coreografico di un musical dei tempi d'oro.
Riassumere questo film nichilista ambientato a Los Angeles nel 1991 che rotola, ruzzola, rimbalza come una palla da bowling è difficile quasi quanto Il grande sonno di Chandler-Hawks. Imperniato su un errore di identità e un sequestro di persona, ha per protagonista il barbuto in calzoncini corti Jeff Lebowski detto il Drugo (pessima traduzione dell'originale Dude), vecchio ragazzo degli anni '70, uno degli estensori del Manifesto (1962) di Port Huron, fedele alle amicizie e alle proprie idee, disincantato osservatore della putredine del mondo, ma deciso a fare la cosa giusta. Manca un filo forte a legare questa storia contorta, ma c'è un'assortita galleria di personaggi, attori bravissimi, talvolta irresistibili, ricchezza di invenzioni, una ghiotta sequenza onirica, intelligenti e divertenti dimostrazioni di cinema concettuale: “è come una grande stanza mirabolante di quel museo-galleria degli sfigati e bizzarri del mondo in cui viviamo e che abbiamo voluto come è”.
 Si sta parlando de Il grande Lebowski (1998) con Jeff Bridges, John Goodman, Steve Buscemi, John Turturro e Julianne Moore: la summa della loro bravura.




               Tim Backe Nelson, John Turturro e George Clooney in O Brother, Where Art Thou?



Si passerà poi al capolavoro metaforico, divertente,  citazionista e omerico O Brother, Where Art Thou? - Fratello, dove sei? (2000) con George Clooney, John Turturro, Tim Backe Nelson, John Goodman, Holly Hunter, Charles Durning e Michael Badalucco, candidato sia agli Oscar che ai BAFTA per la miglior sceneggiatura con la quale affrontano l'odissea di tre evasi del Mississippi,





               Billy Bob Thornton e Michael Badalucci in una scena de The Man Who Wasn't There



ma anche a The Man Who Wasn't There - L'uomo che non c'era (2001) con Billy Bob Thornton, Frances McDormand, James Gandolfini, Tony Shalhoub, Michael Badalucco e Jon Polito, una sceneggiatura egregia per il simil-noir secondo i Coen, che attraverso un umorismo sottile e uno splendido b & n, confermano la passione per il cinema noir. La provincia, le manie dell'epoca, il razzismo, il racket del gioco, tutto è rappresentato ad arte, che farà loro vincere la terza Palma d'Oro per la regia e il David di Donatello per il miglior film straniero. Il tutto prima di arrivare a quella che è forse la loro commedia più sofisticata, remore del retaggio Katherine Hepburn e Spencer Tracy (o Cary Grant) con Prima ti sposo, poi ti rovino (2003) con George Clooney, Catherine Zeta-Jones e Billy Bob Thornton.


  


                                               Tom Hanks in una scena de The Ladykillers

                           

Accanto al lavoro come registi e sceneggiatori, i Coen da sempre sono produttori dei loro stessi film, ma anche di opere dirette o con i loro amici come Babbo bastardo (2003) di Terry Zwigott con Billy Bob Thornton e il bellissimo musical italo-americano  Romance & Cigarettes (2005) di John Turturro con Susan Sarandon e Christopher Walken. Dopo il grande insuccesso di  The Ladykillers (2004) con Tom Hanks al servizio della comicità dei Coen, - rifacimento de La signora omicidi – prediligono piccoli progetti come nel caso di Paris, je t'aime (2006), nel quale interagiscono perfino con Gérard Depardieu con il corto Tuileries e il cortometraggio World Cinema con l'episodio appartenente all'opera multimanuale Chacun son cinéma - A ciascuno il suo cinema (2007), dove hanno collaborato con Jane Champion, Michael Cimino, David Cronenberg, Manoel de Oliveira, Takeshi Kitano, Lars von Trier, Wim Wender, Wong Kar-Wai, Zhang Yimou, David Lynch, Nanni Moretti, Roman Polanski e Thèo Angelopulos.





                                   Javier Bardem in una scena del film No Country for Old Men



Ritornano, ritrovando la loro creatività e la classe dei loro primi capolavori con la trasposizione dell'omonimo romanzo di Cormac McCarthy No Country for Old Men - Non è un paese per vecchi (2007) con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson e Kelly MacDonald che racconta la storia di un uomo che trova in una zona desertica un camioncino con un carico di eroina e una valigetta con due milioni di dollari, scatenando una serie di reazioni a catena che lo faranno preda di un pericoloso inseguitore – a confermare un'estrema coerenza con la scelta di narrare i mutamenti di questo nostro mondo, conquistandosi un Golden Globe per la loro migliore sceneggiatura, i Coen riescono anche a fare un cinema di qualità, spettacolare ma al contempo profondamente morale.





                          George Clooney e FrancesMcDormand in una scena de Burn After Reading



e con Burn After Reading (2008) con Brad Pitt, George Clooney, John Malkovich, Tilda Swinton e Frances McDormand. I Coen questa volta si divertono davvero con attori amici come Clooney e McDormand (che è qualcosa di più di un'amica avendo sposato uno dei due fratelli) e con new entry come Tilda Swinton. Ma il loro mondo di losers anche un po' ipodotati sul piano intellettuale è comunque ricco di un retrogusto amaro. Il microcosmo che vanno a raccontarci prendendo le mosse da una visione satellitare del nostro pianeta e andando a stringere su Washington è fatto di gente che agisce senza pensare mai alle conseguenze.
Il divertimento per i due consiste nel realizzare un film "alla Landis" mutandone il segno. Il riferimento a Chevy Chase protagonista dell'indimenticato Spies Like us - Spie come noi è addirittura esplicito.





                                Jeff Bridges e Hailee Steinfeld in una scena del film True Grift



Il 2009 e 2010 sono anni proficui per i fratelli Coen. Ambientato nel Mid West del 1967 nel loro splendore registico dirigono Michael Stuhlbarg in Serious Man (2009) dove interpreta Larry Gopnik, professore di fisica con molti guai e al western remake de Il Grinta (1969) con John Wayne True Grit (2010) con Jeff Bridges, Matt Damon, Hailee Steinfeld e Josh Brolin, fedele adattamento per il grande schermo dell'omonimo romanzo di Charles Portis.
Intelligenti, brillanti, geniali, innegabilmente diversi ogni volta che posano il loro occhio sul mirino della cinepresa e straordinariamente originali, convincono quasi sempre. La loro messa in scena è fin troppo perfetta e se non fosse per le venture bizzarre che scorrono come vasi sanguigni pompando personaggi fortemente caratterizzati nei loro film quella loro misura nei tocchi, quel loro estremismo e quella loro veridicità verrebbe sicuramente meno. È nell'eccesso che i Coen mostrano la verosimiglianza con la realtà, nella narrazione di un mondo che è in salute e normalissimamente spietato. Sono i primi della classe, senza dubbio. "Indiscussi campioni di categoria nella commedia nera" sono impeccabili e incontestabilmente griffati. Per questo non si perdona loro un errore.
Stando alle ultime voci, Michael Hoffman dirigerà il remake di Gambit, basandosi su di una sceneggiatura alla quale hanno dato vita Joel ed Ethan Coen. Nel cast del film originale, risalente al 1966, figuravano  Michael Caine e Shirley McLaine per la regia di Ronald Neame.







Sono un marchio di qualità per il cinema americano: Joel ed Ethan Coen hanno sbancato l'edizione 2008 degli Oscar con il meraviglioso Non è un paese per vecchi e si ripresentano al pubblico ritornando ai ritmi della commedia sofisticata di cui sono maestri. Burn After Reading è la loro rilettura dei film di spionaggio, nei tempi e lo stile che li hanno resi celebri. È ancora un'occasione per ritrovare alcuni degli attori feticcio che contraddistinguono il loro metodo di lavoro. Proprio grazie ai fratelli Coen George Clooney ha iniziato la sua scalata al cinema che conta dopo gli inizi in tv; Frances McDormand (sposata con Joel) ha offerto le migliori interpretazioni nei loro film (tra cui l'Oscar per Fargo); Richard Jenkins torna dopo L'uomo che non c'era e Prima ti sposo, poi ti rovino ma la lista è lunga e comprende una serie di dotatissimi attori di cui i fratelli amano circondarsi. Tra di essi Steve Buscemi, John Goodman, Jon Polito e John Turturro. Insomma, un set dei Coen è come una casa in cui tutti si conoscono, forse una casa stregata per le magie che i due riescono a creare per stupire il pubblico non rinunciando mai a farli pensare. Un po' come il primo film a cui lavorarono, insieme con un altro diventato "grande", Sam Raimi: quel film era proprio La casa, era il 1983 e da allora non hanno più smesso di costruire.








tratto da Mymovies








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