lunedì 30 agosto 2010

Morgan Freeman

Morgan Freeman è nato a Memphis, in Tennessee, il 1° giugno 1937. A diciotto anni si è arruolato nell'Air Force, dove ha prestato servizio fino al 1959, e dopo il congedo ha studiato recitazione a Los Angeles. Verso la metà degli anni Sessanta, Freeman comincia a recitare nei teatri off-Broadway e nel 1968 fa il suo debutto a Broadway, in una versione tutta afroamericana di 'Hello, Dolly!' che ha per protagonisti Pearl Bailey e Cab Calloway. All'inizio degli anni Settanta, si fa conoscere interpretando il personaggio Easy Reader in 'The Electric Company', un programma didattico della rete televisiva americana PBS. Nello stesso periodo, inizia ad apparire sul grande schermo in ruoli da caratterista.
Dopo dodici anni di matrimonio, nel 1979 l'attore divorzia da Jeanette Adair Bradshaw. L'anno seguente, ottiene il suo primo successo personale con il film di Stuart Rosenberg Brubaker (1980) e nel 1987 riceve una nomination dell'Academy Award per l'interpretazione di Fast Black in Street Smart, di Jerry Schatzberg. Nel 1988, Freeman è con Michael Keaton in Fuori dal tunnel e nel 1989 ottiene la sua seconda nomination all'Oscar per il film di Bruce Beresford A spasso con Daisy, con Jessica Tandy. Dopo Johnny il bello (1989 di Walter Hill e Il falò della vanità (1990) di
Brian De Palma, Morgan Freeman è con Kevin Kostner in Robin Hood principe dei ladri (1991).
Nel 1992, impersona Ned Logan nel bellissimo western di Clint Eastwood Gli spietati, e nel 1993 debutta

alla regia con Bopha!, un film sull'apartheid poco visto anche in America. L'anno successivo è con Tim Robbins nel film carcerario di Frank Darabont Le ali della libertà (1994), che lo candida all'Oscar per la terza volta, e nel 1995 è il detective William Somerset in Seven, di David Fincher.
Due anni dopo, Morgan Freeman è di nuovo a caccia di un serial killer nel film di Gary Fleder Il collezionista (1997) e interpreta l'avvocato Theodore Joadson in Amistad (1997), di Steven Spielberg. Spielberg è anche produttore di Deep Impact (1998), kolossal catastrofico che vede Freeman nel ruolo del presidente degli Stati Uniti. L'attore americano ha interpretato Under Suspicion (2000), con Gene Hackman e Monica Bellucci, e Betty Love (2000), di Neil LaBute.
Dopo aver interpretato Dio nella commedia campione di incassi con Jim Carrey Una settimana da Dio (di cui ci sarà un seguito quattro anni dopo Un'impresa da Dio, Morgan Freeman ottiene dall'amico Clint Eastwood il ruolo della vita nel drammatico Million Dollar Baby. Accanto al regista e alla bravissima Hilary Swank l'attore interpreta un vecchio gestore di una palestra che aiuta l'allenatore Eastwood a trasformare una ragazza in una campionessa di boxe. La sua straordinaria interpretazione gli vale un Oscar come attore non protagonista dopo aver ricevuto nella sua carriera tre nomination ma nessun premio.

Partecipa a molti film indipendenti come Danny the dog, 10 cose di noi accanto a Paz Vega. Fa parte però anche della grande macchina produttiva del Batman di Christopher Nolan prima con Batman

Begins e poi con Il cavaliere oscuro dove interpreta sempre il socio di Batman Lucius Fox. E' nelle sale in contemporanea anche con un altro film d'azione accanto alla killer spietata Angelina Jolie, Wanted.
Dopo aver partecipato a Il cavaliere oscuro nel ruolo del chief executive officer di Batman Lucius Fox, Freeman realizza il sogno di una vita: interpretare Nelson Mandela. Insieme all'amico Clint Eastwood gira Invictus sull'impresa della nazionale di rugby sudafricana Springbock che vinse i mondiali su ispirazione di Mandela. Per questa interpretazione ottiene la sua terza candidatura agli Oscar.
Da registrare anche Seven e Virus letale entrambi nel 1995, Nella morsa del ragno (2001) e Wanted (2008).
Morgan Freeman ha sposato Myrna Colley-Lee il 16 giugno del 1984 e si è separato nel 2008. L'attore ha quattro figli: Alphonse, Saifoulaye, Deena e Morgana.
Nel luglio 2009 l'attore annuncia l'intenzione di sposarsi con la pronipote E'Dena, figlia adottiva della figlia della seconda moglie. La differenza di età tra la coppia, 45 anni, e la relazione iniziata quando la nipote era ancora minorenne, provoca uno scandalo nell'opinione pubblica statunitense.
Prima di fare l'attore, Freeman ha lavorato come meccanico presso l'U.S. Air Force, l'aviazione statunitense. Recentemente ha pubblicato un libro di memorie.

John Travolta

Bee Gees a palla che cantano "Night Fever", la palla a effetto specchio che ruota come un pianeta sulla testa di sta sulla pista da ballo, gli strobo che si muovono senza sosta, anche che si dimenano, braccia che si sollevano verso l'alto con uno scatto accompagnato dalla musica, abiti da sera, balli di gruppo, la febbre che sale, l'arrivo del sabato dopo una settimana lavorativa, i vestiti all'ultima moda. Ognuno di questi elementi è collegabile al suo nome: l'oggi ruvido e nervoso John Travolta. L'unico attore che non è mai stato un debuttante vero e proprio, ma che ha cominciato la sua carriera con un boom strepitoso, facendo 100 al primo colpo. Peccato poi che, trascorsi gli anni, fra alti e bassi, sia stato costretto a reinventarsi e farsi reinventare continuamente. Ma almeno è ancora in competizione.
Immagine e simbolo del musical anni '70, dopo il monumentale successo de La febbre del sabato sera è diventato un teen-idol, ma non ha saputo sfruttare al massimo la popolarità che aveva acquistato. Se ne reso conto troppo tardi, quando

anche la brillantina e i pantaloni a zampa d'elefante passarono di moda e lui con essi. In più oggi è eccentricamente visto come uno dei più fedeli seguaci dell'inquietante Chiesa di Scientology. Speriamo che le interpretazioni future, oscurino il personaggio, per una volta.
Di origini italo-americane, figlio di un riparatore di pneumatici (ed ex giocatore di football) e di una docente di arte drammatica, fratello degli attori Joey, Ellen, Ann, Margaret e Sam Travolta, comincia a recitare e ballare fin da piccolo, per deliziare il quartiere. Molto portato per la danza, a 12 anni viene incoraggiato dai genitori affinché segua delle lezioni di tip tap: lo fa dal fratello di Gene Kelly, Fred Kelly. Poi partecipa come attore ad alcuni musical della sua cittadina come "Who'll Save the Plowboy?", dove imitava i numeri di danza del programma tv Soul Train. Iscritto dalla madre in una scuola di recitazione di New York, studia anche canto. Lascerà la scuola a soli 16 anni, mentre a 18 sgambetta già sui palchi off-Broadway, con estremo successo.

All'inizio da il meglio di se stesso in "Rain", poi entra nel cast di "Bye Bye Birdie" e "Grease", grazie al quale gira per l'America. Ma è dopo 10 mesi passati nello spettacolo "Over Here" che decide di tentare la strada per Hollywood, anche se prima passerà per i corridoi del tubo catodico. Esordirà nel piccolo schermo apparendo nei telefilm: Emergency!, The Rookies, Medical Center, ma soprattutto I ragazzi del sabato sera (1975), all'interno del quale veste i panni di un ragazzo difficile di nome Vinnie Barbarino.
Ed è proprio questo telefilm che spinge il regista John Badham a scegliere Travolta come interprete assoluto de La febbre del sabato sera (1977). Travolta, che già stata muovendo i suoi primi passi anche sul grande schermo, aveva appena esordito in pellicole horror come Il maligno (1975) e Carrie – Lo sguardo di Satana (1976) ed era stato rifiutato per il

ruolo che poi andò a Randy Quaid ne L'ultima corvé, entrando nella cronaca mondana per la sua relazione con l'attrice Diana Hyland, di diciotto anni più grande di lui (si erano conosciuti sul set del film tv The Boy in the Plastic Bubble, 1976, dove lei impersonava il ruolo di sua madre). Era perfetto, quindi, per interpretare il giovane proletario italo-americano Tony Manero che andava a scatenarsi in
discoteca il sabato sera, così come era perfetto per delineare con una sola interpretazione un'intera generazione. Per questo motivo, venne immediatamente nominato agli Oscar e ai Golden Globe come miglior attore protagonista. E sull'onda di quel Manero, Sylvester Stallone diresse il fiacco seguito, sempre con John Travolta come protagonista Staying Alive (1983), che fu un fiasco.
Il periodo d'oro dell'attore però finisce presto. Inizia tutto quando quella che lui credeva fosse la usa compagna di vita, la Hyland muore di cancro fra le sue braccia. Di risposta, l'interprete si butta nel lavoro, e da musical a musical, diventa il protagonista maschile della trasposizione cinematografica di Grease – Brillantina


(1978) diretto da Randal Kleiser, conquistandosi una seconda candidatura ai Golden Globe. Da quel momento in poi, le proposte continueranno sì a fioccare sulla sua testa come pioggia torrenziale, ma rifiuterà la maggior parte dei ruoli a beneficio, ironia del destino, di Richard Gere che acquisterà popolarità ed erotismo grazie a I giorni del cielo (1978), American Gigolo (1980) e Ufficiale e gentiluomo (1982). Scelte e rifiuti sbagliati che lo passarono immediatamente a star di secondo piano. Lo avrebbe salvato forse il ruolo di Jim Morrison che avrebbe dovuto interpretare, ma disgraziatamente ci furono dei problemi legali e il progetto naufragò per sempre. Perfettamente inserito nel patinato mondo hollywoodiano, si trova a suo agio fra le grandi stelle di una volta: è il migliore amico di James Cagney, di Cary Grant e di Barbara Stanwyck. Cercherà con difficoltà di continuare la sua marcia verso la celebrità diretto da James Bridges e affiancando Debra Winger in Urban Cowboy (1980), ripetendo l'esperienza con Bridges in Perfect (1985), questa volta assieme a Jamie Lee Curtis.


De Palma (che già lo aveva diretto in Carrie) lo rivorrà come protagonista del suo film più bello, il flop Blow Out (1981), che però spingerà la carriera di Travolta irrimediabilmente verso il basso.
Rifiutato il ruolo che poi andò a Tom Hanks in Splash – Una sirena a Manhattan (1984), resuscita costruendo assieme a Kirstie Alley una famiglia troppo parlante nella trilogia di Senti chi parla (1989, 1990 e 1993). Nel frattempo, si sposa con l'attrice Kelly Preston (conosciuta sul set del film Whisky & vodka – Cocktail d'amore) il 5 settembre 1991. Il guaio è che il matrimonio venne dichiarato illegale, anche perché celebrato da un ministro francese di Scientology, quindi la coppia fu costretta a sposarsi una seconda volta (con tutti i crismi) 7 giorni dopo. Dall'unione di queste star nascono due figli: Jett (curiosamente concepito a casa di Bruce Willis e Demi Moore durante un weekend) e Ella
Bleu.
Pilota di aerei e proprietario di una moltitudine di aeroplani che tiene tutti nella sua villa, è l'unico attore hollywoodiano che oltre a piscina e giardino, ha anche una pista di atterraggio in casa sua! Rifiuta il ruolo di protagonista ne Forrest Gump 1994) e Apollo 13 (1995), autocondannandosi quasi all'oblio.
La metamorfosi.
Fortuna volle che un regista quasi esordiente di nome Quentin Tarantino lo riportasse in auge affidandogli la parte di un sicario in Pulp Fiction (1994). Inaspettatamente, Travolta torna sulla cresta dell'onda, vince un David di Donatello come miglior attore straniero e le candidature ai Golden Globe e agli Oscar come miglior attore protagonista, trionfando finalmente e solo ai Golden Globe, grazie a Get Shorty (1995) di Barry Sonnenfeld (ruolo che poi sarà ripreso in Be Cool).
Dopo essere stato diretto da Jon Turteltaub in Phenomenon (1996) diventa grande amico di Forest Whitaker, con il quale reciterà nell'orribile Battaglia per la Terra – Una saga dell'anno 3000 (2000), e rafforzerà la sua immagine davanti all'obiettivo di John Woo che prima lo affiancherà a Christian Slater in Nome in codice: Broken Arrow (1996) e poi a Nicolas Cage nel bellissimo Face/Off – Due facce di un assassino (1997). Più soft i suoi ruoli nelle commedie di Nora Ephron, un po' invisibile in She's so lovely – Così carina (1997) di Nick Cassavetes e Mad City – Assalto alla notizia (1997) di Costa Gravas, torna invece ruggente nel ruolo del governatore democratico Jack Stanton in corsa per la Casa Bianca nella pellicola di Mike Nichols I colori della vittoria (1998). Arriva di volata un'altra nomination ai Golden Globe.
Specializzatosi nei thriller e nei film d'azione, da A Civil Action (1998) a Codice – Swordfish (2001), rifiuta il ruolo dell'avvocato Billy Flynn propostogli nel musical Chicago (2002), che andò come di consuetudine a Gere, che vinse un Golden Globe per la sua performance. Testimonal dell'italiana Sky, ritorna sul grande schermo, rinverdito, nella commedia Svalvolati on the road (2007) di Walt Becker, ma non si è lasciato sfuggire il ruolo en travestì di Edna Turnblad, offertogli da Adam Shankman in Hairspray (2007), remake di Grasso è bello di John Waters.
Nel 2009 recita nell'adrenalinico Pelham 1-2-3: Ostaggi in metropolitana di Tony Scott e la commedia Daddy sitter con Robin Williams mentre nel 2010 affianca Jonathan Rhys-Meyers nell'adrenalinico From Paris with love.
A inizio 2009 John Travolta viene colpito da un gravissimo lutto in famiglia. Alla sola età di 16 anni muore il figlio Jett a causa di una crisi epilettica che lo ha colpito mentre si trovava in vacanza con i genitori. Travolta ha sempre negato i problemi psichici di suo figlio anche per il motivo che la setta religiosa di Scientology di cui è un seguace (quella di cui fanno parte anche star del calibro di Tom Cruise e Will Smith) stabilisce che chi è affetto da questi problemi non può essere curato con farmaci. Per questo motivo Travolta si discosta momentaneamente da questa corrente religiosa.

Mary's Jail Indie rock

Direttamente da Bolzano, ecco una scarica di rock melodico che sembra fondere due anime tra loro apparentemente molto diverse ma in realtà con parecchi punti in comune, ovvero quella grunge e quella emo. I Mary's Jail puntano molto sul fattore emotivo per proporre la loro musica, ma non dimenticano certo le sferraglianti chitarre e le urla proprie del sound di Seattle.
Riff incessanti, ritmiche ripetute all'infinito e ottimo dialogo tra basso e batteria, supportano melodie spesso cupe e malinconiche che da "I'll never belong here" (singolo che anticipa l'album), passando per la rabbiosa traccia che dà il titolo all'album e alla band e la frenetica "Darkside", arrivano a disegnare momenti toccanti rappresentati da brani come "Bitter sweet" o "A new dawn", e soprattutto "Last goodbye", che chiude il disco con la sua chitarra acustica e la voce
 
sussurrata di Christian Strain.
I Mary's Jail propongono uno stile che non ha mai stancato partendo dal canovaccio del rock legato ai sentimenti e all'espressività emotiva, a una visione catartica della vita attraverso la musica, che permetta di esorcizzare paure e piccole sconfitte di ogni giorno.

La band è composta da: Christian Strain (vocal guitar), Gigi Nicastro (guitar), Eric Righi (bass guitar) e Maurice Bellotti (drums).




Nella foto: Il chitarrista dei Graveworm, l'esperto Eric Righi è subentato recentemente nella band come bass guitar.


Foto di Tiberio Sorvillo

domenica 29 agosto 2010

The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo

The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo (The Bourne Ultimatum) è un film del 2007 diretto da Paul Greengrass, ispirato al romanzo Il ritorno dello sciacallo di Robert Ludlum.
La pellicola è il terzo atto della saga che vede come protagonista l'ex-agente segreto Jason Bourne, privo di ogni ricordo sul suo passato ed in perenne fuga dalla CIA. The Bourne Ultimatum svelerà le origini del personaggio, che ancora una volta affronterà ex-colleghi e nuovi nemici.
Le riprese sono iniziate nell'ottobre del 2006, e la pellicola è uscita nelle sale statunitensi il 4 agosto 2007, ed in Italia il 1 novembre 2007.

Jason Bourne, l'ex-agente segreto che non ha nessun ricordo del suo passato, ha il bisogno, sempre più angosciante, di sapere chi e perché all'interno della CIA lo ha trasformato in una spietata ed inarrestabile macchina per uccidere, cancellandone l'identità e la memoria. Oltre a questo si aggiunge il desiderio di vendicare la morte di Marie, la giovane ragazza tedesca che è rimasta coinvolta nella fuga di Bourne durante The Bourne Identity e che è stata uccisa da un killer a Goa, in India, all'inizio di The Bourne Supremacy.
L'azione frenetica si sposta in rapida successione da Mosca a Parigi, da Torino a Londra, da Madrid - dove ritrova ancora una volta Nicky Parsons - a Tangeri, fino ad arrivare a New York, dove nell'adrenalinico epilogo l'ex-agente segreto si ritrova faccia a faccia con l'uomo che ha presieduto al suo addestramento. Nello scontro finale con i molti nemici all'interno
 
della CIA, Bourne viene creduto morto e dato per disperso, mettendo apparentemente fine alla sua storia.

The Bourne Ultimatum è anche il titolo originale del romanzo di Robert Ludlum che chiude la trilogia di Bourne, intitolato, in italiano, Il ritorno dello sciacallo; la sceneggiatura del film differisce però in molti punti dalla storia originale, che ha dovuto essere adattata ai giorni nostri, essendo stata scritta in un'epoca in cui non esistevano cellulari, internet, satelliti e così via.
 
Il sottotitolo italiano "Il ritorno dello sciacallo" fa riferimento al filone seguito dalla trilogia letteraria della saga di Jason Bourne: lo sciacallo è nei romanzi di Robert Ludlum il principale antagonista di Jason Bourne. Nel secondo volume però la storia si discosta dalle vicende dello sciacallo per poi tornare a trattarne nel terzo capitolo che per l'appunto, nella sua versione italiana, si intitola Il ritorno dello sciacallo.
 
Il cast del folm è composto da: Matt Damon (Jason Bourne), Joan Allen (Pamela Landu), Julia Stiles (Nicky), David Strathaim (Noah Vosen), Scott Glenn (Ezra Kramer), Albert Finney (Dr. Albert Hirscg), Paddy Considine (Simon Ross).

The bourne Supremacy

The Bourne Supremacy è un film del 2004 diretto da Paul Greengrass, ispirato al romanzo Doppio inganno di Robert Ludlum, nonché sequel del film The Bourne Identity del 2002.
The Bourne Supremacy prosegue il racconto della storia dell'ex-agente segreto Jason Bourne e del suo tentativo di far luce sul proprio oscuro passato.
Jason Bourne, l'ex-agente segreto vittima di amnesia, dopo 18 mesi non ha ancora alcuna reminiscenza delle proprie passate attività come killer al servizio della CIA.
Adesso Bourne trascorre una vita tranquilla a Goa, in India, insieme a Marie. Viene tuttavia rintracciato da un misterioso killer, al servizio di un altrettanto misterioso uomo d'affari russo. Nel tentativo di scappare dal killer Marie perde la vita e Bourne, convinto che dietro l'uccisione della ragazza ci sia ancora la CIA, cerca rifugio prima a Napoli e poi in Germania, deciso a dare la caccia ai suoi ex-colleghi dei servizi segreti.
Nel contempo, a Berlino, un gruppo interno alla CIA ha organizzato una messa in scena per far ricadere proprio su Bourne la responsabilità di una missione fallita...

Nel secondo libro della saga (Doppio inganno) i luoghi principali in cui si svolge l'azione sono la Cina e Hong Kong, mentre The Bourne Supremacy viene ambientato per la maggior parte in Germania.

Nel libro The Bourne Identity - Un uomo senza volto Jason Bourne ricorda di essere un tale di nome David Webb. Nei film, scopre di essere David Webb grazie a Pamela Landy, alla fine di The Bourne Supremacy.

Il cast del film è formato da: Matt Damon (Jason Bourne), Franka Potente (Marie Helena Kreutz), Bran Cox (Ward Abbott), Julia Stiles (Nicky), Joan Allen (Pamela Landu), Karl Urban (Kirill).

The Bourne Identity

The Bourne Identity è un film del 2002 diretto da Doug Liman, basato sul romanzo Un nome senza volto di Robert Ludlum del 1980.
Basata molto liberamente sul romanzo di Robert Ludlum, The Bourne Identity racconta la storia di un misterioso uomo, il cui corpo ferito viene ritrovato al largo da un peschereccio. L'uomo non ricorda nulla, e dopo essersi ristabilito cerca di ricostruire il suo passato basandosi su alcuni indizi, come il numero di un conto bancario svizzero, impiantato su un suo fianco. Ben presto si rende conto che qualcuno lo sta cercando e, insieme alla sconosciuta Marie, cerca di capire chi e perché gli stia dando la caccia.
La sequenza della fuga di Jason e Marie per le strade di Parigi a bordo di una Mini Cooper rossa, inseguiti dalla polizia francese, è giudicato come uno degli inseguimenti automobilistici più belli della storia del cinema.
Il film narra le vicende di Jason Bourne, un ex-agente segreto della CIA colpito da amnesia in seguito alle ferite riportate nel corso dell'ultima missione, conclusa senza essere stata portata a termine. Svegliatosi privo di memoria su di un peschereccio italiano che l'aveva recuperato in alto mare, Bourne sbarca ad Oneglia ed inizia la ricerca della propria identità partendo dal numero di un conto bancario in un

congegno estrattogli da un impianto sottocutaneo. Bourne si dirige quindi a Zurigo, dove è la sede della banca, e nella cassetta di sicurezza a lui intestata trova un'ingente somma di denaro, passaporti di varie nazionalità - tutti recanti la propria foto ma intestati a nomi sempre diversi - ed una pistola. Recatosi all'ambasciata degli Stati Uniti di Zurigo viene bloccato, ma riesce a sfuggire grazie all'aiuto di una giovane ragazza tedesca, Marie. I due si dirigono insieme a Parigi, nel suo appartamento, dove però li attende il primo di una serie di sicari incaricati di ucciderlo: l'organizzazione della quale ha fatto parte - considerandolo "bruciato" - teme che Bourne possa compromettere le attività della stessa, ed è ora decisa ad impedirglielo con ogni mezzo.

Nel libro l'obiettivo finale che il governo ha preposto per Bourne è la caccia ad un certo criminale europeo di nome Carlos (che proseguirà anche negli altri libri). Nel film l'obiettivo (fallito) di Bourne che innesca la caccia al suo passato è semplicemente uccidere una persona politicamente importante e scomoda.
Nel film Bourne fa uso principalmente di lotta a mani nude o armate per difendersi. Nel libro Bourne usa principalmente abilità tattiche e denota predisposizione ad innate capacità di minaccia ed estorsione e, per esigenze mimetiche, fa anche uso di occhiali e di un berretto.
Nel film Marie è una persona "anonima" che Bourne trova per caso all'ambasciata americana durante la fuga. Nel libro Marie è una affermata professoressa che lavora per il governo canadese che Bourne rapisce durante un convegno per fuggire da un agguato.
Nel film Conklin viene ucciso per mandato di Abbott. Nel libro (il secondo) rimane vivo e dà una mano a Bourne per la raccolta di informazioni.
Nel libro Abbott muore per mandato di Carlos, l'assassino europeo internazionale. Nel film sopravvive e lo si ritroverà in The Bourne Supremacy.
Nel libro Bourne dà segni di forte instabilità mentale (che rasenta la patologia della doppia personalità), cosa che invece non accadrà nei film.

Il cast del film: Matt Damon (Jason Bourne), Franka Potente (Marie Helena Kreutz), Clive Owen ( il professore), Chris Cooper Ted Conklin), Julia Stiles (Nicky), Brian Cox (Ward Abbott), Orso Maria Guerini Giancarlo).

The Bourne

http://www.youtube.com/watch?v=CX536LoRvo8
Bourne è il nome con cui viene identificata una popolare serie cinematografica di film di spionaggio, con protagonista Matt Damon nei panni di Jason Bourne, una ex spia della CIA. Il soggetto dei film sono i romanzi di Robert Ludlum, mentre la sceneggiatura è di Tony Gilroy.
I film sono stati prodotti e distribuiti nelle sale cinematografiche dalla Universal Studios.
Jason Bourne è un ex-agente segreto della CIA, colpito da amnesia in seguito alle ferite riportate nel corso dell'ultima missione, conclusa senza essere stata portata a termine. Svegliatosi privo di memoria a bordo di un peschereccio italiano che l'aveva recuperato al largo, da quel momento Bourne è a caccia della sua identità.
Inaspettatamente, Bourne si scopre dotato di alcune sorprendenti capacità: abilità nelle arti marziali, nell'uso delle armi da fuoco, parla fluentemente molte lingue (inglese, tedesco, russo, spagnolo, francese e italiano), ha un innato senso dell'orientamento e capacità di guida dei più svariati tipi di veicoli.

The Bourne Identity
Un peschereccio ritrova in mare il corpo di un uomo, ancora in vita: il misterioso individuo soffre di amnesia, e ha due pallottole conficcate nella schiena...
L'uomo scopre di chiamarsi Jason Bourne, ma non ricorda nulla del suo passato. Inspiegabilmente braccato da degli spietati sicari, Bourne fugge per l'Europa a caccia della sua identità, aiutato soltanto dalla giovane Marie.

The Bourne Supremacy
Bourne si è rifugiato in India, insieme a Marie. Nonostante l'apparente serenità trovata dai due, Jason è tormentato da dei terribili incubi legati al suo misterioso passato.
Bourne e Marie si sentono ormai al sicuro dagli uomini che hanno tentato di ucciderli, ma la loro nuova vita viene inaspettatamente sconvolta dall'arrivo di un misterioso cecchino: Bourne riesce a salvarsi, ma non Marie...
A questo punto Jason, deciso più che mai a vendicare Marie, ritorna in Europa con l'intenzione di fermare una volta per tutte gli uomini che da tempo gli stanno dando la caccia, e chiudere così per sempre i conti con il proprio passato.

The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo
Dopo aver finalmente appreso la verità sul suo passato, Bourne è deciso più che mai a scoprire chi e perché lo ha trasformato in una perfetta e spietata macchina da guerra.
Bourne dovrà comunque ancora guardarsi le spalle da dei nuovi e misteriosi individui, che continueranno a dargli la caccia con un solo obiettivo: ucciderlo.

Nonostante Il ritorno dello sciacallo fosse concepito come ultimo episodio della serie, nell'ottobre 2008 è stato messo in sviluppo un possibile seguito da parte degli Universal Studios.
Per il film sono state scritte due sceneggiature, una di George Nolfi, che ha coscritto The Bourne Ultimatum, non ispirata ai romanzi di Ludlum, e una parallela di Josh Zetumer combinata a quella di Nolfi, dopo che quest'ultimo nel settembre 2009 è stato incaricato regista di The Adjustment Bureau.
Secondo Matt Damon, al novembre 2009 gli studi non avevano approvato la sceneggiatura, e l'attore si era quindi detto speranzoso di girare il film entro la metà del 2011. Dopo che Paul Greengrass ha annunciato la sua contrarietà a tornare per un quarto film, Damon lo ha seguito a ruota dicendo che non sarebbe tornato a lavorare sul nuovo episodio senza Greengrass.
Nonostante ciò Tony Gilroy, sceneggiatore dei primi tre film di Bourne, ha annunciato tramite la Universal di aver firmato per la produzione di un quarto capitolo della saga, dal titolo provvisorio The Bourne Legacy. L'uscita è prevista per il 2012, ma al momento non si conoscono particolari su cast e produzione.


Titolo                               Anno    Regista                 Incassi Stati Uniti   Incassi totali


The Bourne Identity          2002    Doug Liman          $ 121.600,000     $ 214.000,000

The Bourne Supremacy    2004    Paul Greengrass    $ 176.200,000     $ 288.700,000

The Bourne Ultimatum      2007    Paul Greengrass    $ 227.470,000     $ 442.800,000

L'incasso totale mondiale    $  945.600,000
Badget totale                      $  245.000,000
Guadagno                          $  700.000,000

sabato 28 agosto 2010

Nouvelle vague Jean Sorel

 Jean Sorel - pseudonimo di Jean de Combault-Roquebrune - (Marsiglia, 25 settembre 1934) è un attore cinematografico e attore teatrale francese.
Nasce da una nobile e antica famiglia francese.
Il padre, un marchese fondatore della rivista Liberté, muore combattendo contro i tedeschi come paracadutista dell'esercito gaullista.
Nel 1944, Jean lascia, ancora bambino, Marsiglia, poco prima dell'occupazione tedesca.
Inizia gli studi per intraprendere la carriera diplomatica all' Ecole Normale Supérieure, studi che abbandonerà per approdare alla recitazione, in aperto contrasto con la madre. L'amore per il palcoscenico nasce per caso e da allora non lo abbandonerà più: è chiamato a sostituire in teatro un amico attore infornutatosi .
Dal 1956 al 1957 combatte nella guerra d'Algeria.

Il suo esordio sugli schermi è nel 1959 con un ruolo secondario in J'irai cracher sur vos tombes, uno dei pochi film diretti da Michel Gast; l'anno successivo recita in Les Lionceaux di Jacques Bourdon film che gli
 

conferisce rapida notorietà.
La sua è una carriera brillante, diretto da registi prestigiosi, quali Luis Buñuel e Sidney Lumet (Uno sguardo dal ponte 1961), ma è soprattutto l'Italia che lo consacra come uno degli attori più noti al livello internazionale. Qui lavora con importanti registi quali Alberto Lattuada (I dolci inganni 1960), Dino Risi (L'ombrellone 1965), Franco Brusati (Il disordine 1962), Nanni Loy (Le quattro giornate di Napoli 1962), Damiano Damiani (Una ragazza piuttosto complicata 1969), Mauro Bolognini (La giornata balorda - tratto da un racconto di Albrto Moravia - è un bel giovane borgataro, disoccupato con un figlio appena nato che una giornata a cercare un lavoro 1960), Carlo Lizzani e Luchino Visconti che lo dirige nel capolavoro Vaghe stelle dell'Orsa (1965)in una superba e complessa interpretazione. Il film, del quale è attore protagonista al fianco di una bellissima Claudia Cardinale, vince sia il Nastro d'Argento come migliore fotografia in bianco che il Leone d'Oro a Venezia. Solo 2 anni dopo, un altro Leone d'Oro è attribuito, insieme a numerosi altri premi internazionali, a Bella di giorno (1967) di Luis Buñuel, un altro capolavoro che lo vede principale interprete maschile al fianco di una splendida Catherine Deneuve, nella sua più nota interpretazione.

Jean Sorel, oltre al cinema più "impegnato", non disdegna incursioni nel cinema di genere dal poliziesco (La polizia sta a guardare) all’horror (La corta notte delle bambole di vetro) e soprattutto al thriller (Il dolce corpo di Deborah, Una sull'altra, Una lucertola con la pelle di donna).
Fu difeso da Giovanni Leone, futuro Presidente della Repubblica e all'epoca famoso avvocato penalista, in una causa per oscenità legata ad una presunta scena di nudo della Lollobrigida, in realtà vestita con una calzamaglia, nell'episodio "Monsignor Cupido" del film Le Bambole, diretto da Bolognini.
Attualmente lavora soprattutto per la televisione sia in Italia che all'estero.
Recente è la sua esperienza di attore teatrale in Italia (Il candido di L. Sascia per la regia di Walter Manfrè; L’individuo, la libertà e il perdono. Hegel legge Dostoevskij di Roberto Mordacci).
Vive a Parigi con la moglie, l'attrice italiana Anna Maria Ferrero sposata nel 1962 e conosciuta a Roma, in occasione di una festa per Michèle Morgan, nel periodo in cui i due attori stavano per girare insieme L'oro di Roma (1961) di Lizzani. La Ferrero si è ritirata definitivamente dalle scene dopo il matrimonio.


Curiosità: La giornata balorda di Bolognini l'ho visto a Tirana nel 1963.

Nouvelle vague Maurice Ronet

Maurice Ronet - pseudonimo di Maurice Julien Marie Robinet (Nizza, 13 aprile 1927 – Parigi, 14 marzo 1983) è stato un attore (esempio della Nouvelle Vague francese), regista e scrittore francese.
È stato sposato con Joséphine Hannah Chaplin da cui ha avuto un figlio, Julien Ronet (1980).
Sulle orme del padre Émile, dopo aver frequentato il Conservatoire national supérior d'art dramatique di Parigi, inizia come attore di teatro, soprattutto in lavori contemporanei. Esordisce nel cinema nel 1949 in Le sedicenni, film di Jacques Becker sui comportamenti della gioventù parigina del dopoguerra, che ha il merito di lanciare anche le attrici Brigitte Auber e Nicole Courcel. La sua definitiva consacrazione si deve però ai ruoli interpretati diversi anni dopo in due film di Louis Malle: Ascensore per il patibolo e, soprattutto, Fuoco fatuo, di cui è protagonista e autentico mattatore interpretando un trentenne sensibile e tormentato, che dopo una cura per alcolisti, decide di suicidarsi. La misura del suo talento è nella sequenza iniziale del film quando a letto con una donna, molto bella, che non può ne sentire ne vedere e ne esserci, ma è la sua voce fuori campo che spiega i suoi sentimenti, con la musica di Satie che scava il silenzio. Puro cinema.
La sua estrazione sociale e cultura, unite ad una "misura e sottigliezza recitativa, sia che interpretasse giovani

ambigui e tormentati o borghesi deboli e viziati o ancora uomini in preda ad una lucida disperazione" lo rendono attore congeniale ai corrosivi ritratti della famiglia borghese di Claude Chabrol. Ritratti di borghesi, siano essi vacui rampolli di ricche famiglie (Delitto in pieno sole, interpretato con Alain Delon o Il peccato degli anni verdi), comandanti partigiani (La lunga marcia), scrittori o intellettuali in crisi (Tre camere a Manhattan, Les Femmes, Gli uccelli vanno a morire in Perù), spesso invischiati in torbide vicende affettive, coprono gran parte del percorso artistico dell'attore.
Rilevanti anche La piscina di Jacques Deray con Romy Schneider (in depressione perenne, suicida a 43 anni) e Alain Delon, Splendori e miserie di Madame Royale di Vittori Caprioli e Morte di una carogna di Georges Lautner.
Negli anni precedenti la sua prematura scomparsa si dedica con più intensità alla regia, in particolare adattando per la TV classici di Herman Melville e Edgar Allan Poe.

Morì a Parigi per un cancro ai polmoni a 55 anni.



Brad Pitt

Per essere uno dei coraggiosi pompieri di Fuoco assassino (Ron Howard, 1991), William Baldwin rinunciò a sedurre (e a derubare) Geena Davis in Thelma e Louise (Ridley Scott, 1991), e decretò l'ascesa del biondo Brad Pitt.
Nato a a Shawnee, Oklahoma, il 18 dicembre 1963, da piccolo va a vivere con la famiglia a Springfield, nel Missouri. Gli mancano due esami alla laurea in giornalismo e grafica pubblicitaria quando si trasferisce ad Hollywood per tentare la strada del cinema. Dopo una breve gavetta, nell'arco di 15 minuti si mette in luce in Thelma e Louise, dove dimostra subito un grande sex-appeal, arma (ovviamente) inutile nei confronti di un osso duro come Harvey Keithel.
Successivamente viene scelto da Robert Redford per interpretare un ragazzo audace e ribelle, destinato a fare una brutta fine (In mezzo scorre il fiume, Robert Redford, 1992). Con la sua aria da bello, più o meno perdente e maledetto, non tarda a diventare un nuovo idolo cinematografico, anche quando impersona un killer psicopatico (Kalifornia, Dominic Sena, 1993), accanto alla fidanzata del momento, l'attrice Juliette

l'attrice Juliette Lewis. Per Intervista col vampiro (Neil Jordan, 1994) deve dividersi le simpatie del pubblico femminile con Tom Cruise (e Antonio Banderas). Appassionato di Jimi Hendrix e di Bob Marley, nella sua villa sulle colline di Hollywood custodisce tre chitarre elettriche e un esercito di camaleonti. Raffinato collezionista di mobili stile liberty, sta per convolare a nozze con Gwyneth Paltrow quando gira con lei uno dei suoi film più importanti, Seven (David Fincher, 1995). Il matrimonio non viene celebrato e lui continua a figurare tra gli uomini più sexy del pianeta. Ma questo primato gli va stretto e cerca di rifarsi scalando l'Himalaya (Sette anni in Tibet, Jean- Jacques Annaud, 1997). Considerato il James Dean degli anni '90, incarna la morte in Vi presento Joe Black (Martin Brest, 1998) dopo aver avuto qualche scontro con Harrison Ford durante le riprese di L'ombra del diavolo (Alan J. Pakula, 1997). In seguito, anche se si fa spaccare un incisivo dal dentista per rendere più malandato il pugile che interpreta in Fight Club (David Fincher, 1999), continua a

essere l'idolo delle donne e conquista il cuore di un'altra attrice, Jennifer Aniston. L'unica per la quale ha detto addio al celibato, il 29 luglio del 2000. Insieme a Robert Redford ha formato una delle più affascinanti coppie di spie mai apparse sullo schermo nel film di Tony Scott Spygame. Poi si è unito alle gang di Soderbergh per Ocean's Eleven ed ha vestito i panni di Achille nel kolossal Troy, ispirato all'Iliade di Omero.
Il 2005 è l'anno del divorzio dalla Aniston per Angelina Jolie conosciuta sul set di Mr e Mrs Smith. Quella che viene definita la coppia più bella di Hollywood vive con una grande famiglia composta dai tanti bambini adottati nei quattro angoli del continente, dalla loro figlia naturale Shiloh, nata nel 2006 in Namibia e da due gemellini nati nell'estate del 2008. La serenità di Pitt nella sfera personale si è tradotta negli ultimi anni con una bella serie di film di successo, con ruoli di spessore che lo hanno emancipato definitivamente dall'etichetta del bello: dal drammatico Babel di Inarritu a L'assassinio di Jesse James con il quale ha vinto la Coppa Volpi al Festival di Venezia. Nel 2009 è arrivata anche la nomination agli Oscar per la sua istrionica interpretazione nel film di David Fincher Il Curioso caso di Benjamin Button. Nel 1999 ne aveva già ricevuta una, ma come attore non protagonista, per il film L'esercito delle dodici scimmie di Terry Gilliam.
Al festival di Cannes ha portato insieme al regista Quentin Tarantino Inglourious basterds ambientato nella Francia occupata dai nazisti, dove lui interpreta un tenente ebreo americano che ha l'obiettivo di sterminare e scalpare il più ampio numero di nazisti. Alla sua interpretazione però la giuria di Cannes preferisce l'attore austriaco, Christoph Waltz, che interpreta il colonnello che gli dà la caccia. Vanno ricordati Vento di passioni (1994) di Edward Zwick con Antony Hopkins, il curiosi The Mexican (2001) di Gore Verbinsky, il curioso e paradossale Burn After Reading - A prova di spia (2008) dei fratelli Joel e Ethan Coen con George Clooney, John Malkovich e la brava Tilda Swinton, e Tree of Life (2009) di Terence Malick.

Vintage glamour Rutger Hauer

"io ho visto cose che voi umani nemmeno potreste immaginare..navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di orione..e i raggi balenare nel buio vicino alle porte di tannhauser..e tutti questi momenti andranno perduti nel tempo come lacrime" dal film Blade Runner (1982), Rutger Hauer è Roy Batty. Rutger Hauer (Breukelen, 23 gennaio 1944) è un attore olandese, conosciuto in tutto il mondo grazie all'interpretazione del replicante filosofo in Blade Runner di Ridley Scott. Ha “visto cose che voi umani…”, ha riso e pianto in film di diverso genere, dimostrando grandi capacità di versatilità. La passione con la quale porta avanti il suo mestiere lo ha reso un personaggio cult tra i cinefili.
Figlio d'arte (i genitori sono attori drammatici), cresce ad Amsterdam assieme alla sua famiglia. Di animo irrequieto fin da giovane, a soli quindici anni si imbarca su una nave mercantile per imitare lo spirito avventuriero del nonno. Malato di daltonismo, è costretto a scendere a terra, dove colleziona un'espulsione scolastica una dietro l'altra. I genitori pensano allora di iscriverlo ad una scuola di recitazione ma anche lì non resiste a lungo e alla prima occasione, viene cacciato via.
 Si diletta così in numerosi lavori, dall'elettricista al carpentiere, prima di partire per la Svizzera, dove diventa una guida alpina e poco dopo un macchinista nel teatro di Basilea.

Nel 1967 ritorna nella città natia e porta a termine gli studi d'arte drammatica. Si diploma e in breve si avvicina al mondo del teatro sperimentale che frequenta per cinque anni, fino al debutto televisivo nella serie olandese Floris (1969), dove interpreta un coraggioso cavaliere.
Il suo carattere stravagante e la versatilità del talento si assemblano bene insieme; un connubio che si fa subito notare da un grande autore come Paul Verhoeven che lo chiama a recitare nel ruolo da protagonista in Fiore di carne (1973), Kitty Tippel… quelle notti passate sulla strada (1974), Soldato d'orange (1979) e Spetters (Spruzzi) (1979). La collaborazione tra i due connazionali garantisce ad Hauer una certa visibilità in Europa. In seguito oltrepassa i confini, conquistandosi una fama internazionale, grazie al poliziesco I falchi della notte (1980), dove recita al fianco di Sylvester Stallone, e al ruolo del replicante filosofo di Blade Runner (1982) di Ridley Scott. Da quel momento in poi, dalla frase memorabile “Ho visto cose che voi umani…”, la sua vita cambia

totalmente, raggiunge una popolarità sbalorditiva e il suo personaggio conquista un posto speciale nella top ten dei ruoli cult del cinema.
Nella prima metà degli anni Ottanta, lo vediamo in alcuni film mediocri (Assassinio a sangue freddo, Chanel solitarie, Il nido dell'aquila) che equilibrano il grande successo di pubblico e critica degli altri film del periodo, tutti firmati da registi di spessore. Ammantato in un'atmosfera plumbea da noir, recita nell'ultimo film di Sam Peckinpah, Osterman Weekend (1983), ma si afferma anche in un ruolo più sentimentale nel romantico Ladyhawke (1985) di Richard Donner. È un intenso killer senza cuore nell'angosciante The Hitcher – La lunga strada della paura (1986) di Robert Harmon, prima di lavorare con il regista italiano Ermanno Olmi come protagonista de La leggenda del santo bevitore (1988), vincitore del Leone d'Oro a Venezia.
Con la fine degli anni Ottanta e durante gli anni Novanta, lavora molto ma non replica i successi dei decenni precedenti. Ormai attore conosciuto in tutto il mondo, è lui a farsi affiancare da Madonna e Matt Dillon ne I maledetti di Hollywood (1989), da Nastassja Kinski e Faye Dunaway in In una notte di chiaro di luna (1989) di Lina Wertmüller ma entrambi i film non ottengono grandi consensi. Colleziona così una galleria di personaggi in film minori come Detective Stone (1991), Le mani della notte (1992) e l'horror Buffy l'ammazzavampiri (1992), flop colossale, inspiegabile interpretazione di un grande attore come Hauer. Il suo destino sembra ormai relegato ai b-movies (tra i quali ricordiamo Sopravvivere al gioco, Sangue innocente, Crossworlds – Dimensioni incrociate), rimette in luce le sue qualità recitative in Simon Magus (1999) di Ben Hopkins, interessante commedia drammatica che riflette indirettamente sull'Olocausto.
Ritorna al vecchio amore della fantascienza con il film Swarm – Minaccia dalla giungla (2001), poi compare in parti minori nel drammatico I banchieri di Dio – Il caso Calvi (2002) e in Confessioni di una mente pericolosa (2003) di George Clooney. Compare anche in Sin City (2005) e Batman Begins (2005), oltre che nel film dedicato allo sport Vivere un sogno (2007), prima di ritornare protagonista assoluto di un film nell'epico Barbarossa (2009) di Renzo Martinelli, dove duetta con Raz Degan.

Vintage glamour Harvey Keitel

Nato a Brooklyn, New York, nel 1947, Harvey Keitel è entrato dopo il liceo nel corpo di marines, che ha abbandonato per entrare all'Actor's Studio di Lee Strasberg . È un membro dell'Actor's Studio e ha lavorato molto nella comunità teatrale newyorchese. Ha esordito nel circuito off-Broadway in "Morte di un commesso viaggiatore", di Arthur Miller. I suoi inizi cinematografici coincidono con quelli di Martin Scorsese, Keitel è infatti il protagonista del primo lungometraggio del regista newyorkese, Chi sta bussando alla mia porta? (1968). Scorsese lo ha diretto anche in Mean Streets - Domenica in chiesa, lunedì all'inferno (1973) e, successivamente, in Alice non abita più qui (1974), Taxi Driver (1976) e L'ultima tentazione di Cristo (1988).
 
Versatile, eclettico, Keitel ha regalato ai suoi ammiratori un'intera collezione di personaggi intensi ed emozionanti. L'amante maori di Ada (Holly Hunter) in Lezioni di piano, diretto da Jane Campion, gli è valso un Australian Best Actor Award. Keitel è stato anche nominato miglior attore non protagonista dalla National Society of Film Critics per il suo lavoro ne L'ombra del testimone, di Alan Rudolph. E' apparso in Thelma e Louise, di Ridley Scott e per Bugsy, di Barry Levinson, è stato candidato all'Oscar. Keitel è stato il perno delle prime due regie di Quentin Tarantino, Le iene (da lui anche coprodotto) e Pulp Fiction, di Smoke, di Wayne Wang (premio David di Donatello come miglior interprete straniede Il cattivo tenente, di Abel Ferrara, per il quale ha ricevuto un Independent Feature Project Award come miglior attore protagonista. È inoltre stato fra i protagonisti di Holy Smoke, ancora di Jane Campion; del dramma d'azione ambientato in un sottomarino U-571 e di Little Nicky, con Adam Sandler.
Fra gli altri grandi suoi film, anche Buffalo Bill e gli indiani, di Robert Altman; Sister Act - Una svitata in abito da suora, con Whoopi Goldberg; Il grande inganno, di


Jack Nicholson; Blue in the Face; Clockers, di Spike Lee; Ehi ci stai?, di James Toback; Dal tramonto all'alba, di Robert Rodriguezk. Tra i prossimi impegni, Nailed, di Joel Silverman, The Grey Zone, di Tim Blake Nelson e in Dreaming of Julia, di Juan Gerard.
Insieme alla compagna Peggy Gormley, Keitel possiede una casa di produzione, la Goatsingers, che ha curato la produzione esecutiva di Tre stagioni, di Tony Bui, vincitore del gran premio della giuria e degli spettatori al Sundance Film Festival del 1999, e di Blue in the Face, di Wayne Wang e Paul Auster. Keitel è apparso in entrambi i film.
Inoltre vanno ricordati film come I duellanti (1977) di Ridley Scott, Rapsodia per un killer (1978), La morte in diretta (1980) di Bertrand Tavernier, Copkiller (1983) di Roberto Faenza, L'ultima tentazione di Cristo (1988) di martin Scorsese, Il mistero dei Templari (2004), Il mercante di pietre (2006) di Renzo Martinelli.
Harvey Keitel è conosciuto nel mondo del cinema per ruoli da duro e personaggi intelligenti e spietati oltre ad essere un versatile caratterista. Un'altra sua grande qualità è quella di essere sempre pronto ad aiutare giovani registi promettenti, il suo eccezionale fiuto l'ha portato a lavorare nei primi film di Martin Scorsese, Ridley Scott e Quentin Tarantino oltre a svariate produzioni indipendenti.

Vintage glamour Steve McQueen

Terence Steven McQueen nacque a Beech Grove, Indiana, il 24 marzo 1930. Il padre abbandonò la famiglia quando Steve aveva sei mesi e la madre non poté allevare il figlio da sola. Così, Steve McQueen passò i primi nove anni della sua vita nella fattoria del prozio materno e in seguito andò a vivere con la madre e il patrigno, prima a Indianapolis e poi a Los Angeles. In California, Steve vive di espedienti e di piccola delinquenza e a tredici anni finisce in riformatorio, dove resta per diciotto mesi. Poi, presta servizio per tre anni nel corpo dei Marine e dopo il congedo si trasferisce a New York, dove s'iscrive alla Neighborhood Playhouse e studia recitazione con Uta Hagen e Herbert Berghof.
Steve McQueen fa il suo debutto in una produzione teatrale Yiddish e nel 1955 entra all'Actor's Studio; lo stesso anno sostituisce Ben Gazzara in "Un cappello pieno di pioggia", messo in scena a Broadway. L'anno successivo, McQueen ha un piccolo ruolo nel film di Robert Wise Lassù qualcuno mi ama (1956), con Paul Newman e Anna Maria Pierangeli. Nel 1957, Steve sposa l'attrice Neile Adams. Protagonista di Fluido mortale (The Blob) nel 1958, Steve McQueen diventa una star grazie al successo del film di John Sturges I magnifici sette (1960), remake de I sette samurai di Kurosawa. Negli anni Sessanta, l'attore americano è protagonista di film come La grande fuga (1963), di John Sturges, Quelli della San Pablo (1966), di RobertWise, Bullitt (1968) e Boon il saccheggiatore (1969). La sua
 
passione per le motociclette e le auto veloci lo porta a girare senza controfigure pellicole come Le 24 ore di Le Mans (1971) e subito dopo è l'interprete principale di due film di Sam Peckinpah: L'ultimo buscadero (1972) e Getaway! (1972). Dopo il divorzio dalla prima moglie, nel 1973 Steve McQueen sposa Ali MacGraw, sua partner in Getaway! e protagonista di Love Story. Nel 1973 è Henri Carrière in Papillon di Franklin J. Schaffner e nel 1974 è a fianco di Paul Newman nel film di John Guillermin L'inferno di cristallo.
Nel 1978 Steve McQueen ha divorziato da Ali MacGraw e il 16 gennaio del 1980 ha sposato Barbara Minty. Lo stesso anno è apparso per l'ultima volta sullo schermo, nel film di Buzz Kulik Il cacciatore di taglie. L'attore è morto a Juárez, in Messico, il 7 novembre 1980, in seguito ad un'operazione chirurgica.
Altri film importanti di Steve McQueen sono Cincinnati Kid (1965), Nevada Smith (1968), Il caso Thomas Crown (1968), Tom Horn (1980).

venerdì 27 agosto 2010

Il ritorno all'Ulivo

Il ritorno all'Ulivo, il nome-talismano vincente e ripudiato. Achille Occhetto, forse disorientato dall'enormità del gesto, ovvero la dissoluzione ideologica e fattuale del Pci, non trovò di meglio che battezzare <la cosa> quel nuovo partito che poi sarebbe diventato il Pds. Imbarazzo semantico che negli anni si è trasformato in bulimia terminologica, una costellazione di nomi proliferata intorno a una stella polare, l'Ulivo, nome- talismatico, nato a Bologna e poi declinato a livello mondiale.
Prima amato e poi ripudiato e ora ripescato da Pier Luigi Bersani, nell'ennesima sortita nomenclatoria. Dando l'addio alla famigerata Unione, il segretario del Pd ha rilanciato un <nuovo Ulivo>, affiancato stavolta da un'inedita (ma non troppo) <Alleanza per la democrazia>.


da Il corriere della sera

Il premier contro la politica delle ammucchiate

Silvio: "Gli Italiani hanno le idee chiare e precise che non vengono certo offuscate dai calori estivi: il ritorno alla vecchia politica perciò e il tentativo di riaprire un teatrino che ormai non trova più spettatori, e come se cercassimo di tornare alle arene estive di massa dimenticando che nel frattempo è intervenuta la tv digitale e satellitare". Sivio rimarca il concetto della novità, della semplificazione e della realizzazione concreta delle promesse elettorali... bla, bla, mumble, mumble...
Umberto: "Il Governo tiene fino a quando ha i voti" e assicura che Fini si comporterà "bene"
.«La mia è una proposta politica chiara e precisa. La sua, è un'ammucchiata». Così il segretario del Pd, ha commentato le parole di Berlusconi che ha criticato il ritorno di ammucchiate da vecchia Repubblica, con una espressione che è risultata anche una critica al nuovo Ulivo proposto da Bersani.  

Micatone Nu-jazz

http://www.youtube.com/watch?v=0IH62LOJf0A&feature=related
Sonar Kollektiv è una realtà di certa musica europea. Infatti è un “collettivo” di artisti che ruota attorno a Berlino (vera capitale culturale della Germania), uniti dalla passionaccia per il jazz e per i suoi “sviluppi”. A capeggiare la Sonar Kollektiv c’è un gruppo che è già storico, i Jazzanova, grandi esponenti del nu jazz, ultima frontiera della musica di un certo tipo che sposa al jazz l’elettronica. Esponenti del gruppo anche i Micatone dei quali, la curiosità, per prima ha sollecitato questa conoscenza, avendo ascoltato il gruppo nel loro penultimo album Is You Is, dalle sonorità profondamente jazz, ma anche qualche volta dance.
I  Micatone sono una band di 5 elementi, con una grande voce femminile, molto sensuale, quella di Lisa Bassenge. Musica raffinatissima, suonata con grande proprietà e maestria è un incrocio di jazz e parte tecnologica, campionatori, contrabbasso, batteria. La voce di Lisa si avvicina nelle interpretazioni a certe grandi interpreti quali Billy Holiday e Cassandra Wilson. L’album Is you Is denota una profonda conoscenza musicale degli interpreti, e un lavoro che sicuramente è frutto proprio dell’interscambio tra i componenti del Kollectiv, viste anche alcune canzoni tipicamente dance e pop come la bellissima traccia 2 Plastic bags & magazines. La cosa che salta all’occhio (anzi, all’orecchio)  è che la regina assoluta del disco è la voce sinuosa di Lisa, che s’intreccia agli strumenti con una omogneità molto corposa. E questo succede nell’intenso groove di Got to give it up, Tidy girl ammantata di riflessi anni ’80, o nel blues di Quiet boy, con quell’ingresso voce e contrabbasso da brividi. E ancora, Sweet Chield  in puro Jazzanova Style. Da citare anche un brano molto techno più nella struttura che nell’essenza come Sit beside me  che si getta nelle braccia di una dance assolutamente originale. E comunque tutte le canzoni riflettono di questa impagabile atmosfera. Il disco è proprio tutto per intero godibile, mai noioso, intelligente, raffinato e per nulla stucchevole. Notevoli anche Nine Song (2001) e Nomad Song (2005) sempre della Sonar Kollektiv. 

Billy Cobham

http://www.youtube.com/watch?v=MPUUs1QaJTo
Billy Cobham (Panamá, 16 maggio 1944) è un batterista e compositore panamense.
Molti non considerano il fatto che oltre ad essere un musicista di talento innato, Cobham è anche un raffinato ed originale compositore che ha saputo spaziare da un genere all’altro senza porre alcun limite alla sua musica.
Riconosciuto come il più importante batterista di jazz-fusion per la sua potenza e tecnica percussiva, ha raggiunto l’apice della fama a metà degli anni settanta divenendo uno dei batteristi più imitati nell’ambito jazz, fusion e rock. Nato a Panama e cresciuto a New York, viene ingaggiato dopo il servizio militare dal pianista Horace Silver. Vi rimane otto

mesi. Nel 1969 si unisce al gruppo jazz rock “Dreams” di cui fanno parte i Brecker Brothers e il chitarrista John Abercrombie. In contemporanea lo chiama Miles Davis e lo fa suonare con lui in diversi dischi tra cui A tribute to Jack Johnson e il celebre Bitches Brew (che ha dato vita in un certo senso alla fusion).
Nel 1971 lui e il chitarrista John McLaughlin lasciano Miles Davis e formano la Mahavishnu Orchestra che presto passerà alla storia con due formidabili dischi. Questa esperienza gli porterà fortuna e successo perché da quel momento in tanti chiederanno la sua collaborazione. Nel 1973 esce il suo primo disco e quasi certo il migliore “Spectrum”, che ha dato un enorme contributo innovativo al jazz e ha fatto conoscere al mondo un batterista che univa la tecnica del jazz all’energia del rock, con la presenza di musicisti di talento riconosciuti universalmente come Tommy Bolin, Ron Carter, Lee Sklar, Jan Hammer. Importante è la collaborazione con George Duke presente i molti suoi dischi come Life & Times usando spesso lo pseudonimo di Dawilli Gonga. Probabilmente la sua

migliore performance è quella avvenuta al Montreux Jazz Festival nel 1976 con Alphonso Johnson e John Scofield e lo stesso George DMolto importanti sono gli album : Crosswinds , Total Eclipse e il mistico Inner Conflicts.
In questi anni inoltre produce dischi di notevole piacevolezza di ascolto, caratterizzati da arrangiamenti raffinati con groove “disco”, ne sono un esempio gli album A Funky Thide Of Sings, Magic e Simplicity Of Expression che contiene brani melodici e leggeri come Bolinas, Pocket Change o il brano più difficile e impegnativo: La Guernica.
Negli anni ottanta appare in numerosi concerti con Herbie Hancock e Ron Carter nel celebre Trio Hurricane, o nella formazione da lui creata e denominata Glassmanagerie (con l’esordiente Mike Stern, Gil Goldstein, Tim Landers, Michael Urbaniak). Inoltre è degno di nota un disco live Flight Time con la presenza del pianista Don Grolnick, che è l’autore del brano migliore: The Whisperer.
Powerplay, Picture This, Warning sono dischi nei quali l’artista si avvicina all’elettronica e che contengono molti brani di difficile esecuzione in cui avviene un ritorno alle origini miscelato ad un uso di strumentazioni e suoni digitalizzati - come avviene nello stesso periodo per altri grandi del jazz: Chick Corea (Elektric Band), Miles Davis (Tutu) o Stanley Clarke -.
Nel 2006 realizza l’album “Drum’n voice 2” con ospiti come Jan Hammer, Buddy Miles, John Patitucci, Jeff Berlin,Dominic Miller, Mike Lindup, Airto Moreira, Frank Gambale, Brian Auger, Guy Barker e i Novecento.
Nel 2010 esce Drum’N’Voice vol 3,concepito fra Milano e Los Angeles, ne è la conferma, fortunata “saga” iniziata nel 2001, e che continua con un sorprendente album ricco d’ospiti eccellenti, come John Scofield e Chaka Khan, oltre a Gino Vannelli, George Duke, Brian Auger, Alex Acuna, Bob Mintzer e Novecento.

giovedì 26 agosto 2010

Jean Reno

Juan Moreno Errere y Rimenes è nato a Casablanca, Marocco, il 30 luglio 1948, da genitori andalusi, fuggiti dalla Spagna fascista di Francisco Franco. Nel 1960, la famiglia si è trasferita in Francia, e a diciassette anni Jean è diventato cittadino francese. Deciso ad iniziare una carriera da attore, Jean Reno ha dato vita ad una compagnia itinerante con l'amico Didier Flamand, e contemporaneamente ha partecipato a diversi casting, ottenendo piccoli ruoli in film come L'hypothèse du tableau volé (1978), di Raoul Ruiz, e Chiaro di donna (1979), di Costa-Gavras. Sul set del film Les bidasses aux grandes man'uvresalla regia Luc Besson: i due non si separeranno più, diventando l'uno l'attore feticcio dell'altro e viceversa. Da Le dernier combat (1983) a Subway (1985), da Le grand bleu (1988) a Nikita (1990) e Léon (1994), la collaborazione tra l'attore e il regista francese è stata molto importante per il successo di entrambi, e indirettamente, con la sua Les Films du Dauphin, Luc Besson è anche l'agente di Jean Reno. Nel 1993, Reno è il protagonista del film di Jean-Marie Poiré I visitatori, che in Francia ha superato gli incassi di Jurassic Park, e ha dato origine ad un sequel e ad un remake

americano, sempre interpretato dall'attore francese. Dopo Léon, girato a New York, a Jean Reno si sono aperte le porte di Hollywood, con film come Mission: Impossible (1996), di Brian De Palma, Godzilla (1998), di Roland Emmerich, e Ronin (1998), di John Frankenheimer, dove recita a fianco di Robert De Niro. Ma oltre al successo americano, Reno continua a essere una sorta di re Mida delle produzioni francesi. Tutti i film da lui interpretati recentemente sono stati campioni di incassi al box office, dai due I fiumi di porpora, al film comico di Francis Weber, Sta' zitto... non rompere (2003), L'impero dei lupi e La tigre e la neve di Benigni (2005). E dopo la nuova versione della Pantera Rosa, è stato nel cast del blockbuster americano Il codice da Vinci (2006), tratto dal bestseller mondiale di Dan Brown.
Nel novembre del 1999, Jacques Chirac gli ha conferito il titolo di Cavaliere della Legione d'onore. Nel 2006 si è sposato in seconde nozze con la modella e attrice Zofia Borucka a Les Beau de Provence, vicino Avignone. Ha due figli avuti dal primo matrimonio. Nel 2009 ha girato il sequel La pantera rosa.

Vintage glamour Marcello Mastroianni

Attore. Nato a Fontana Liri, Frosinone, nel 1924.
Sin da piccolo ebbe la possibilità di fare comparsate in film come La corona di ferro (1941), di Blasetti, e I bambini ci guardano (1943), di De Sica. Più tardi, iscrittosi alla facoltà di Economia e Commercio, calcò le scene con i gruppi del Centro Universitario Teatrale. Notato da Luchino Visconti, ottenne importanti ruoli nei suoi lavori teatrali: Un tram che si chiama desiderio (1949), Morte di un commesso viaggiatore (1951), La locandiera (1952), Le tre sorelle (1952). Nel frattempo collezionò una serie di apparizioni sullo schermo. Il film che rivelò alla critica e al pubblico i suo talento fu Le ragazze di Piazza di Spagna (1952), di Luciano Emmer, che lo aveva già diretto in Domenica d'agosto (1950): Mastroianni si rivelò particolarmente adatto alla delicata introspezione di un cinema che stava a metà strada tra il neorealismo e la commedia all'italiana. Questa sua predisposizione venne confermata in Giorni d'amore di De Santis, dove egli potè rivivere le sue origini ciociare in una chiave di lieve comicità. Blasetti e Lizzani gli affidarono anche ruoli drammatici, ma egli sembrava più incline alla commedia: la sua immagine di ingenua onestà si legava bene alla
malizia femminile della giovane Sophia Loren. I due fecero coppia in diversi film, ma i risultati migliori li ottennero in Peccato che sia una canaglia (1954), e La fortuna di essere donna (1955), entrambi diretti da Blasetti. Parallelamente, Mastroianni proseguì in teatro la collaborazione con Visconti, che nel 1957 gli offrì anche il ruolo principale in uno dei suoi migliori film, Le notti bianche, tratto da Dostoevskji. Subito dopo tornò alla commedia all'italiana con I soliti ignoti, uno dei capolavori del genere. Fotogenico come pochi, Mastroianni è attore dal talento non comune: oltre a possedere innegabili doti interpretative, ha il merito di non legarsi ad alcun stereotipo (a difsegni della maturità rinvigorirono il fascino della sua immagine e La dolce vita (1960) lo consacrò come l'antieroe del nuovo decennio: il suo sguardo di sfinge incarnava il turbamento intellettuale di un'epoca di crisi. In Otto e mezzo, Federico Fellini se ne servì per un celeberrimo autoritratto. Ma anche Bolognini (Il bell'Antonio, 1960), Antonioni (La notte, 1961) e Zurlini (Cronaca familiare, 1962), gli affidarono ruoli difficili e complessi. Mastroianni non rinnegava però la sua vis comica e toccava tutte le corde dell'umorismo,
 da quello più gentile e garbato (Fantasmi a Roma, 1961), a quello più corposo (Divorzio all'italiana, 1962). Il suo sodalizio con la Loren, ormai star consacrata dall'Oscar, si rinnovava più volte e con ottimi risultati, soprattutto in Ieri, oggi e domani (1963), I girasoli (1960) e Una giornata particolare (1977). Anche negli anni '70, egli fu l'interprete più amato dagli autori del cinema italiano. Marco Ferreri ed Ettore Scola lo vollero protagonista in molti dei loro film: da Permette? Rocco (1971), a La grande abbuffata (La grande buffe, 1973), da Ciao maschio (1978), a La terrazza (1980). Le caratterizzazione di Mastroianni erano sempre sapide e rispettose delle indicazioni degli autori. Pur senza mai prevaricare i suoi ruoli, Mastroianni si affermò come una delle maggiori personalità che il cinema italiano abbia prodotto nel dopoguerra. Anche quando è maschera di se stesso, come nella nostalgia felliniana di La città delle donne (1980) e di Ginger e Fred (1985), egli sa costruire con pazienza e modestia il suo personaggio, cominciando ogni volta da zero. Forse è per questo che anche i registi delle nuove generazioni continuano a servirsi di lui: Marco Bellocchio, ad esempio, gli ha affidato un difficile ruolo pirandelliano nell'Enrico IV (1984). Naturalezza, ironia e senso della misura sono le inossidabili armi di Marcello Mastroianni.
Marcello Mastroianni si spegne il 19 dicembre 1996 nella sua casa di Parigi