C’era una volta la maggioranza assoluta in parlamento del Pdl insieme alla Lega Nord. Nonostante qualche puntello trasformista si è dissolta. Il voto di fiducia imposto dal capo del governo per dare una prova di forza è diventato la misura della sua debolezza parlamentare e politica. Il suo governo è da oggi appeso ai comportamenti dei finiani e alle richieste del Mpa di Raffaele Lombardo. Probabilmente non dovrà neppure fidarsi più di tanto di quei parlamentari che hanno fatto una conversione sul Pdl esclusivamente in vista di una loro ricandidatura alle prossime vicine elezioni.
Caricato da attese messianiche, quasi che Berlusconi riesca mai a fare un discorso da statista, l’intervento del Presidente ottenuto quello che volevano.
Da un lato, i numeri dicono due cose importanti: i loro votdel Consiglio non è stato né alto né nobile come avevano preannunciato i cantori della gloria berlusconiana.
E’ stato un riassuntino mediocre di intenzioni non sempre buone condito da enfasi ingiustificate per un governo del fare poco e male.
Da questo momento, sono liberi tutti di comportarsi come vorranno sapendo che il governo rischia tutti i giorni su tutti i provvedimenti.
In un senso politicamente molto rilevante, i finiani hanno i sono determinanti; i loro deputati sono rimasti compatti. Dall’altro lato, hanno guadagnato il tempo necessario, all’incirca sei mesi, per radicarsi sul territorio dove, peraltro, non partono affatto da zero.
Il nervosismo di Berlusconi è il migliore indicatore che non ha ottenuto quello che voleva: dimostrare l'irrilevanza di Fini e dei suoi deputati.
Si apre ovvero, meglio continua il teatrino della politica alla quale il contributo di Berlusconi è assolutamente notevole essendo lui, come ha sottolineato incisivamente il
Il nervosismo di Berlusconi è il migliore indicatore che non ha ottenuto quello che voleva: dimostrare l'irrilevanza di Fini e dei suoi deputati.
Si apre ovvero, meglio continua il teatrino della politica alla quale il contributo di Berlusconi è assolutamente notevole essendo lui, come ha sottolineato incisivamente il
segretario del Pd Bersani, il vero impresario di quel teatrino.
Anche l’opposizione sa adesso di avere un po’ di tempo da utilizzare per costruire le indispensabili convergenze di alleanze e di priorità programmatiche.
Forse Udc, Pd e Idv dovrebbero cominciare a misurare la loro disponibilità a collaborare preparando una legge elettorale che cancelli il Porcellum.
Di sicuro, se l’opposizione non riesce a prendere l’iniziativa, persino un governo al tramonto riuscirà a prendere un po’ di lena.
Sapendo quanta potenzia di fuoco, non soltanto televisiva, Silvio Berlusconi è in grado di dispiegare in quello che meglio gli riesce, ovvero la campagna elettorale, le opposizioni hanno un compito difficile. Debbono mantenere alto il tiro della critica al tempo stesso che formulano in Parlamento proposte e contoproposte e le portano con convinzione e intensità nel paese. Altrimenti i non molti mesi che ci separano dalla inevitabile fine della legislatura non serviranno a nulla. Anzi, lasceranno a chiunque vincerà le prossime elezioni un’Italia indebolita e peggiorata.
Se la misura di uno statista o anche soltanto di un governo è lasciare il paese migliore di come l’hanno trovato, Berlusconi e il suo governo hanno già perso l’occasione.
di Gianfranco Pasquino dal quotidiano Alto Adige
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