" Senti sbarbatello, ì sò milanese cento pè cento e se c'ho l'accento che c'ho, lo tengo perchè fa rustico".
Diego Abatantuono (Milano, 20 maggio 1955) è un attore, comico, sceneggiatore, e conduttore televisivo.
All'inizio della sua carriera era un caratterista, cui affidavano spesso e volentieri, il ruolo dell'immigrato meridionale che viveva e lavorava al Nord, un personaggio che potrebbe benissimo essere il perfetto marito della Sconsolata interpretata da Anna Maria Barbera. Poi la sua carriera è cambiata, la sua macchietta è piaciuta così tanto da essere promossa in serie A e il suo interprete, Diego Abatantuono, l'ha seguita sulle orme del successo, immergendo tutti noi in quelle storie ambientate nel "colorato mondo" di Milano, con un linguaggio che ha fatto scuola e che ancora oggi è imitatissimo dai comici nascenti. Succede però che, essendo macchiette, i personaggi portati in vita in televisione, teatro e cinema si estendano a "macchia d'olio" e facciano annegare persino chi li incarna. Abatantuono, ha deciso così di liberarsi del suo scomodo alter ego e ha preferito esprimere la propria creatività e la propria arte in altre circostanze, altri territori, anche quelli drammatici con un risultato gradevole e soddisfacente sotto ogni punto di vista.
Nato e cresciuto nel quartiere milanese del Giambellino (il suo amico d'infanzia è il giornalista Enrico Mentana), figlio di un calzolaio pugliese e di un'addetta al guardaroba del Derby (il tempio del cabaret italiano), che era di proprietà degli zii di Diego, comincia a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo proprio dentro quelle mura. All'inizio è semplicemente un addetto alle luci, poi passa a direttore di scena e infine si presenta lui stesso sul palco, assieme ad artisti come Massimo Boldi, Teo Teocoli, Enzo Iannacci e, soprattutto, i Gatti di Vicolo Miracoli, riuscendo a imporsi all'attenzione del pubblico con il personaggio del "terrunciello": immigrato pugliese trapiantato al Nord.
Comincia ad andare in giro per l'Italia e a frequentare i piccoli o grandi palchi sui quali si esibisce, il personaggio gli porta fortuna: Romolo Guerrieri lo fa esordire sul grande schermo con Liberi armati pericolosi (1976), accanto a Eleonora Giorgi, altra star in ascesa in quegli anni. Conosce Renato Pozzetto e, grazie all'amicizia con Massimo Boldi, entra nella commedia Saxofone (1978). Dopo una serie di piccole apparizioni in televisione e il rinnovato impegno negli spettacoli di cabaret, si trasferisce a Roma ed entra in contatto con la famiglia Vanzina. Steno, in particolare, sarà il primo membro della famiglia a dirigerlo in Fico d'India (1980), con Pozzetto, cui seguiranno Il tango della gelosia (1981) con Monica Vitti e Sballato gasato completamente fuso (1982). Il passo dall'ormai tramontato Steno al più albeggiante Neri Parenti, è brevissimo. Infatti eccolo apparire nella parte del panettiere volgare (probabile amante della moglie Pina) in Fantozzi contro tutti (1980), ennesima caricatura del suo personaggio terrone. Rispondono i fratelli Vanzina, e in particolare Carlo che, dietro scrittura del fratello Enrico, dirigerà Diego Abatantuono in: Arrivano i gatti (1980), Una vacanza bestiale (1980), I fichissimi (1981) e soprattutto il cult Eccezzziunale... veramente (1982), all'interno del quale si triplicherà in ruoli diversi, ricoprendo anche la parte di sceneggiatore.
Grande amico di Ugo Bologna, lavora accanto alla rimpianta Laura Antonelli in Viuulentemente... mia (1982) e a Isabella Ferrari ne Il ras del quartiere (1983), sempre dei Vanzina. Ma la maschera che indossa ormai lo stanca e decide di abbandonare tutto, dedicandosi al teatro con un discreto successo. Continua a vagare nei territori della commedia italiana grazie a Renzo Arbore, Castellano & Pipolo (con l'irresistibile mago di Segrate del Grand Hotel Excelsior o con il cult Attila, flagello di Dio).
La svolta arriva grazie a Pupi Avati che lo estirpa dai territori comici e della risata facile e gli fa indossare panni più malinconici nel drammatico Regalo di Natale (1986), dove Diego è uno dei cinque amici che partecipano alla partita di poker-regolamento di conti. Ruolo che fra l'altro gli farà vincere un meritato Nastro d'Argento come miglior attore non protagonista. Sdoganato dalla comicità, continua a lavorare con Avati in Ultimo minuto (1987) con Ugo Tognazzi, Il Testimone dello sposo (1988) e il sequel di Regalo di Natale, La rivincita di Natale (2004), a ben diciassette anni dall'originale. Ma non solo Avati a sostenerlo in questo cambio di registro, molta influenza e importanza avrà Gabriele Salvatores, il quale lo inserirà prima in Kamikazen - Ultima notte a Milano (1987), Marrakech Express (1989) e Turnè (1990) e poi lo farà protagonista dei fasti di Mediterraneo (1991), pellicola premio Oscar come miglior film straniero, nel ruolo di uno degli otto soldati del Regio Esercito Italiano che nel 1941 sono mandati a presidiare un'isoletta greca dell'Egeo. Salvatores ce lo riproporrà ancora come protagonista di Puerto Escondindo commedia-gialla (del quale sarà anche sceneggiatore) che gli permetterà di vincere il Nastro d'Argento come miglior attore.
Nei territori del giallo lo vedono bene anche i telespettatori che lo apprezzano nel ruolo del commissario Corso, nella serie omonima di Alberto Sironi, poi passa a Giuseppe Bertolucci (Strana la vita e I cammelli). Nonostante la sua presenza in film d'essai, compie un perfetto gioco d'equilibrio anche nelle commedie: difficile non sorridere di lui nel film tv La moglie ingenua e il marito malato (1989) di Mario Monicelli o nel cinepanettone Vacanze di Natale '90 (1990) di Enrico Oldoini. Marco Risi, Daniele Luchetti, Giovanni Veronesi, Carlo Mazzacurati e Simona Izzo sono, invece, le nuove generazioni di registi che usano Diego per le loro commedie o per i loro film drammatici all'interno dei quali sarà un marito, ma perfino il padre più santo del mondo: san Giuseppe, il padre putativo di Gesù Cristo. Alla fine degli anni Novanta ritrova Salvatores, il quale lo dirige in Nirvana (1997) e Amnèsia (2002), ma rimane in stato di grazia il ruolo del cattivo milanese Sergio nel film Io non ho paura (2003), crudele sequestratore di bambini che gli fa vincere il terzo Nastro d'Argento come miglior attore non protagonista.
E dopo un ruolo così intenso, è d'obbligo passare a pellicole più leggere: Paparazzi (1998), Tifosi (1999) e Matrimoni (1998) di Cristina Comencini. Dopo Figli di Annibale (1998) di Davide Ferrario, all'inizio del nuovo Millennio viene diretto dal grande Ettore Scola in Concorrenza sleale (2001). Poi passa all'ideazione e alla conduzione di programmi televisivi sul cabaret come Colorado Café Live, riabbracciando i tre ruoli di Eccezzziunale veramente con Eccezzziunale veramente-Capitolo secondo... Me (2006) di Carlo Vanzina. E sembra veramente un percorso ciclico quello di Abatantuono che ritorna ad Avati con La cena per farli conoscere (2007), facendosi apprezzare sul piccolo schermo nei panni de Il Giudice Mastrangelo (2005-2007), del quale è protagonista insieme ad Amanda Sandrelli ed Alessia Marcuzzi.
Risponde alla chiamata di Mimmo Calopresti che lo vuole ne L'abbuffata, una storia sul sogno del cinema per tre giovani ragazzi del profondo Sud che si scontrano con una realtà che con i sogni ha ben poco a che fare. Riprende per un attimo lo stereotipo "eccezionale" degli esordi, plasmato dai fratelli Vanzina, per la pellicola 2061 - Un anno eccezionale, ma torna presto alla commedia all'italiana per eccellenza nel film di Enrico Oldoini, I mostri oggi, che si propone come il terzo capitolo di una saga battezzata da Dino Risi nel 1963 con I mostri e proseguita nel 1977 con I nuovi mostri dal trio Risi-Monicelli-Scola. Nel 2009 ritorna accanto a Pupi Avati, quel regista capace di cucirgli addosso una maschera drammatica, che lo vuole nel film corale Gli amici del Bar Margherita, sguardo autobiografico sui favolosi anni '50.
Messe via le avventure del "terrunciello" più famoso d'Italia, oggi di Diego Abatantuono si riscopre la sua essenza più vera, quella che, attraversando dinamiche di commedia e dramma, si denota di malinconie, sofferenze, sfaccettature solari e autoironiche.
tratto da Mymovies
Nessun commento:
Posta un commento